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♠ EVA KANT

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di v.s.gaudio
EVA KANT e la pulsione “k” del poeta saraceno

▐  Eva Kant e Diabolik © Astorina Srl
VS Oh, Eva, come va?
EVA Che cosa va?
VS La libido, o, se vogliamo essere più addentro, il tuo oggetto “a”.
EVA Cos’è l’oggetto “a”?
VS L’oggetto “a” è come se fosse il fantasma che passa al meridiano della tua libido un determinato giorno, una determinata ora, un determinato quarto d’ora.
EVA Ah, il quarto d’ora di Lucrezia Borgia…
VS Oh, Eva, sei impareggiabile! Come lo sai?
EVA Perché? Pound pensi di doverlo o poterlo leggere solo tu?
VS Toccato, Madame.
EVA Come va a poesia?
VS Che cosa va a poesia?
EVA Vaneggi sempre, insegui sempre e all’infinito il tuo oggetto “a”?
VS E non riesco mai a raggiungerlo.
EVA L’orgasmo?
VS Beh, quello, va e viene.
EVA Tu sei un soggetto che Leopold Szondi, a farti una bella scheda, che ti vedrebbe se non la pulsione K…
VS Introverso e libraio, oppure narcisista e critico d’arte, o anche tipografo e soldato?
EVA La sublimazione, quanto sei scemo!, allinea riflessione, filosofia, estetica, metafisica, logica, umanesimo sociale…
VS Ma va…Io pensavo che si trattava di catatonia, schizoidia, nella più leggera delle ipotesi nevrosi ossessiva, se non feticismo!
EVA Sei scemo, Vuesse! La sintomatologia della pulsione K cosa evidenzia?
VS Quello che fai tu con Diabolik. furto con scasso…
EVA Bravo, ci sei arrivato, finalmente.
VS Tu invece ci arrivi sempre prima ? O semplicemente vieni prima?
EVA Eccolo, è arrivato lo specialista in patologia sessuale, ma allora è la pulsione “h” che ti perverte, quindi hai un futuro sicuro come parrucchiere o ginecologo, anche se , per come sai fare incazzare la gente, in te primeggia sempre l’umanesimo letterario, che, anche nella pulsione “h”, può essere lo stadio di sublimazione per  le professioni servili, i poeti lirici e i pasticcieri.
VS Quindi, quando vieni?
EVA Domani, se non mi beccano durante il furto di questa notte.
VS Cos’è Diabolik per te?
EVA Quello della pulsione “s”.
VS Ce lo spieghi, maestrina della psicoanalisi magiara?
EVA Volentieri, feticista dei leggings. Diabolik è duro, è freddo, è brutale, è aggressivo, ha un grande spirito di iniziativa, è sicuro di sé, è realista, vede le cose in faccia, è capace di orientarsi, ma sa essere anche umile, sopporta il sacrificio, protegge.
VS E’ per l’umanesimo di stato, un po’ come Vampirella, te la ricordi, Irella Draculone? Ed è a un passo dal sadismo e se fosse pederasta?
EVA Ma va? I poeti si dividono in due categorie, quelli che ce l’hanno il senso e quelli che non hanno il doppio senso.
VS Non l’ho capita.
EVA Sì, vabbè, poetino, è pederasta ed è anche feticista, e come ne consegue  nella sintomatologia della pulsione “h”, è per l’omicidio sadico e per il sadomasochismo, facciamo tanto bondage, ci credi?
VS Negli ultimi tempi, non hai mai pensato che Diabolik, all’improvviso, così di soppiatto, sparisse, oppure, stanco di questa vita, si mettesse a fare il boscaiolo, il taglialegna oppure il professore di ginnastica?
EVA Sì, l’ho pensato spesso. Quello che mi tormenta quando lui fa i colpi da solo, è che possa incontrare una chirurga, che ha la sua stessa pulsione, e si buttano anima e corpo nell’erotismo sadico, che è il livello pregenitale, secondo Freud, della pulsione “h”.
VS Oh, Dio, Eva, non l’avevo capita all’inizio, la storia della pulsione “k”…”K”…starebbe per “Kant”!
Perdonami. Quindi Kant, che sei tu, sei per la coscienza delle percezioni e l’elaborazione degli ideali oggettuali, e ti assoggetti all’ordine, e quindi hai una predisposizione per la fisica e l’economia politica, e il furto con scasso, il feticismo, sei ipocondriaca. Ma, Dio, come stai bene con il tuo bodyleggings!
EVA Come mi vedi, Vuesse?
VS Ti vedo come un qualcosa che è sospesa tra la metafisica e la matematica, una isterica di conversione a bagno nella pulsione “k” da mattina a sera, e pure di notte, narcisista e gnocca, se fossi un critico d’arte saresti un critico d’arte ectomorfo ma quasi mesomorfo, con un pondus medio-alto, uno che, se fosse ingegnere, farebbe dei ponti sospesi tra la rimozione, il (- φ) di Lacan e l’autismo di un narcisismo primario ad arco, o girevole, se non smontabile.
EVA E che indice del pondus ho?
VS Ma, essendo alta quasi 174 cm, e a ben vedere pesando almeno 64 chilogrammi, con dei fianchi da 36”, 90 centimetri, non lo puoi negare, si fa presto, l’indice del pondus è pari a 20, che è il grado più leggero del valore “alto”, che va da 12 a 20, e più decresce più è elevato e alto. Quindi hai un indice del pondus alto al primo grado; se perdi un chilo, l’indice diventa 21 e il valore è “medio-alto” al grado massimo(va il Medio-alto da 21 a 26, sempre con la regola che se decresce è più elevato).
EVA E l’indice costituzionale?
VS Sei un pezzo di longilinea ectomesomorfa, per certi versi fai il verso a Cybersix, la conosci?
EVA Si, vabbè, ma quant’è il mio indice?
VS Prendiamo i 90 centimetri degli hips e moltiplichiamo per 100, fa 9000, che va diviso per l’altezza, facciamo 175: l’indice costituzionale è 51.42, da longilinea mesomorfa quasi col culo di Modesty Blaise. La conosci?
EVA Si, dai, che importa?
VS Tra impassibilità e superbia sei un tipo che costituzionalmente si avvicina alla Christie Brinkley degli anni Settanta. Se sei più bassa, l’indice costituzionale aumenta, stando ai 90 centimetri di podice che hai.
EVA E che carattere ho nella caratterologia francese?
VS Ma io penso che tendi la libido tra la primarietà e la secondarietà, per cui ti vedrei come tipo sanguigno-flemmatico, un po’ alla Nicole Kidman, che, forse, è questa, più di Milla Jovovich, che potrebbe interpretarti al cinema.
EVA Ma la Kidman di prima.
VS Certo. Ma anche adesso non è che ti starebbe stretta. Per il quarto d’ora, allora, a che ora sarebbe?
EVA Potresti venire a fare un giro con noi stasera, intendo con me e Diabolik, e poi, a casa, facciamo un bel quarto d’ora a tre…
VS Che farebbe 45 minuti…Non pensi che faremmo tardi, e allora, sai, i poeti non reggono, vengono prima!...
EVA La pulsione “k” è anche quella del restringimento dell’io. Ed è anche la lettera con cui ti si può dire di andare a…
VS Invece, la “s” del tuo  autista, lo vedo bene anche come carrettiere o guardiano di zoo, stai attenta che a furia di dimostrarti che lui è sempre duro, realista e vitale, gira gira, qualche notte senza luna, il tuo amato feticista ci va lui a farsi in …
EVA E invece tu sempre lì a far battaglie dei gesuiti, con o senza luna, nel tuo bel cielo catatonico!
VS Non vorresti essere disegnata da un argentino, tipo quello che fa Cybersix, o , quanto meno, da Eleuteri Serpieri, così almeno ci fa tirar su il nostro oggetto “a”, lo sai, no?, quello che fa Druuna?
EVA Sei proprio ossessivo, da pulsione “k” assoluta, ma purghe non te ne prendi mai?
VS Ma no, Eva, sul serio; che c’è di male, ti farebbe più godere, no?
EVA Sei sicuro che sia disposta a farmi fare le cose che di solito si fa fare Druuna?
VS No? Non te le faresti fare? Non ci credo.
EVA Sei il più perverso dei poeti che conosco.
VS I poeti, ma va, te li raccomando, quelli, anzi non ti è mai arrivata una convocazione per fare il Lafcadio Incaricato e procedere all’eliminazione di questo e di quell’altro poeta tra i lirici e gli epifanici?
EVA Si, certo. Ma è che non avevo i leggings adatti.
VS Sai, a proposito, tra questi leggings della Nordstrom, quale vorresti indossare per il prossimo colpo e il seguito con Diabolik?
EVA Che ne dici di questo[indica il “Finalist”, qui nella foto a sx], anche se non è nero è carino, no?

eva kant con i leggings 
“finalist” vista da dietro?...
VS E poi me la faresti una passeggiatina qui davanti ad uso esclusivo del poeta che vanta il primato delle battaglie dei gesuiti?
EVA Certo. E mi ci metto quel bel maglione a collo alto che, è risaputo, fomenta la scelta oggettuale narcisistica.
VS Quella determinata dalla somiglianza del Dasein, dell’Esserci, tra i due interagenti.
EVA Non abbiamo parlato dell’essenziale. Il furto con scasso.
VS Tu credi?
 Eva Kant si alza, dopo aver finito di bere l’ennesimo caffè, e, come un fesso costituzionale, mi accorgo che non abbiamo parlato della posa del caffè e della psicanalisi, né le ho fatto scegliere il modello di jeans che indosserebbe per venire a cena con il poeta. Anzi, a questo rimedio subito, e mostrandole alcuni modelli della Nordstrom, lei, senza parlare, mi indica il modello “Skinni Shirley[guarda la foto],
che, all’epoca dell’intervista, è messo in vendita a 235 euro, che è, mi duole ammetterlo, il grado dove pensavo che avesse , se non la Luna, la Luna Nera la Dark Lady. Che è, invece, questa è davvero incredibile, sul mio Saturno, che è il vettore-base della pulsione “s”, quella della durezza e del freddezza di Diabolik.è in quel punto allora che  la Dark Lady  mi furguwunija l’oggetto “a”! E così mi rendo conto che ho omesso anche qualche spunto interattivo tra il suo cosmogramma e il mio, come ho fatto a non dirle che ha il Nodo lunare sul mio Sole, Marte sul mio Ascendente, Mercurio in relazione simmetrica col mio Mercurio e la  Luna speculare al mio punctum fallico e a Kirone?! Altro che scelta oggettuale narcisistica, di più, aderenza, stretta connessione fantasmatica tra Eva Kant e il poetino della Battaglia dei Gesuiti! Ma, a ‘sto punto, mi vien su qualcosa e, le urlo, lei è già lontana:
VS Eva, non è che andate a scassinare la Nordstrom e ti fai tutto un nuovo corredino di leggings e jeans?
EVA Seee…una di queste notti…se vuoi venire, ci fai da palo…mentre noi carichiamo il “Ducato”?
VS E il “Ducato” l’avete già fregato?
EVA Sì, abbiamo preso quello di tua sorella, non va a vendere scarpe ai mercatini rionali lì nella sabaudia illuminista dove ancora tenevano il fascista assoluto come cittadino onorario?!
VS Oh, Eva, attenti, che quella, intendo mia sorella, è come la scimmia di Salvatore Giuliano…
EVA E allora? Come si chiama “Cheeta”?
VS No. E’ che come la vedi, se ti appare, il colpo, quello, può pure andare bene, ma è il dopo che devi temere, come minimo se la vede Diabolik, altro che durezza e freddezza, e pulsione “k”, quello ha un colpo definitivo: non gli si rizzerà più nemmeno se gli fai la passerella di tutti i modelli di leggings che fregherete!
EVA Ma va là…
VS Certo, io ci vado. Ma, tesorino, te lo ripeto, attenta…che se Diabolik vede la scimmia…
E’ lontana ormai Eva Kant; nonostante il fantasma della scimmia, da cui so difendermi, scuoto la testa e chiudo gli occhi, e vedo come riempirà quei leggings e come ci camminerà dentro, ruotando lentamente in cerchi di bolina stretta, e sento il vento che scivola veloce lungo le sue natiche e agita l’erba in lunghe onde, il mio aquilone è sopravento, benché a tratti sussulti, la coda ondeggia per un attimo, Dio, se ha ragione Eva, son proprio il poetino delle Battaglie dei Gesuiti, poi mi sembra di vedere le cornacchie a est nel bosco dove mi tengono prigioniero che come avvoltoi ruotano e ruotano, e sfiorano lo zenit con ampi cerchi sopra il mio aquilone. Prima che tutto sprofondi nella quiete, tra il mio aquilone e il podice e le gambe di Eva Kant, lei che ha la Luna al primo quarto, è questo che fa, mi fa impennare l’aquilone, che è il mio punctum fallico, là alto in cielo stretto tra il suo Chirone e la pulsione “k” che è l’anima della sua andatura e del suo podice. 

Secondo voi, questa è Eva Kant?


Original Text ♥ Il Mistico Re di Coppe della Poesia e Stefania Casini

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Il podice mistico di Stefania Casini  l'Archetipo della Figa Scarna         

  il frontespizio 
con il lungo titolo 
e la dedica
Avevo dedicato questo saggio polistrutturale sulla poesia di un contemporaneo, pubblicato nella collana “Produzione e interpretazione” della Celuc Libri di Milano, a quattro personaggi: all’amico poeta Paolo Badini, quello del sottomarino atomico, poeta dell’enunciato-sceneggiatura, quasi cinematografico per il suo estro surreale, una sorta di Jodorowsky della grassa Bologna e anche più naturale; a Tristan Corbière, che, tra l’altro, era stato tradotto dal poeta soggetto del saggio, ancorché non fosse stato, in quelle primavere degli anni Settanta, uno degli oggetti “a” poetici che più da presso seguivano la libido del saggista-poeta; alla Sacerdotessa della negazione assoluta, per ovvie ragioni, intrinseche allo step-style del poeta analizzato e alla pulsione biografica del poeta analizzante; infine a Stefania Casini, che, messa lì a contemplare la luna dell’archetipo dell’intimo, non si poteva mai presupporre che fosse, invece,a rivederla oggi in tumblr per questa foto di “Playboy” 1975, per niente soggetta allo schema verbale mistico del “Confondere”, anche se, a ben vedere, essendo le varianti quelle del “discendere” e del “penetrare”, così dotata di podice e così poco mistica, sulla scaletta dell’aereo, siamo proprio sicuri che stia salendo anziché scendere? Ricordandola più ectomorfa, ben dentro l’indice costituzionale al di sotto di 50, è, rivedendola com’era allora, con quel podice, tra il “discendere” e il “penetrare” come schemi verbali del regime mistico del poeta studiato, ben sopra l’indice costituzionale al di sopra di 50, quindi una bella sacerdotessa longilineo-mesomorfaE pensare che a Torino, in quegli anni, a chi mi chiedeva lumi su Stefania io rispondevo che non avevo notizia alcuna , al momento, dell’Archetipo della Figa Scarna!...E pensare che a Torino, in quegli anni, a  chi mi chiedeva lumi su Stefania io rispondevo che non avevo notizia alcuna , al momento, dell’archetipo della figa scarna!...Ma il bello doveva accadere negli anni Novanta, quando me la ritrovai collega come titolare di rubrica in “Noi”, il settimanale berlusconiano degli italiani e, naturalmente, lei teneva la rubrica dei libri, che, a rigor di cronaca, quella sì che era davvero nell’archetipo della semantica scarna; ma era già tanto il mistero della cosa che, preso alla testa come ti prende l’oggetto “a” che si fa finalmente e di botto maturo e perciò patagonico, se capita di incontrarla, questo mi dissi, le dovrò per forza darle i versi di Franco Cavallo, che erano  stati allegati nel libro dell’ascesi del re di coppe:
oh diletta 
sacerdotessa della negazione assoluta 
intesa come la più assoluta delle affermazioni
diletta    delitta   dilettuosa   delittevole

gamba    sfilante tra le calze dell’avvenire

anello di congiunzione tra la mia vita e la tua
sei finalmente matura
ameba dell’ultima verità possibile


v.s.gaudio
l’ascesi della passione del re di coppe
celuc libri
milano 1979


STEFANIA CASINI. PLAYBOY, 1975
▌Le pagine 26 e 27: la tavola dei regimi, dello schema verbale, 
degli archetipi e la situazione dei tarocchi di cui 
all'antropologia dell'immaginario di Gilbert Durand 
in cui è schematizzata la poesia di Franco Cavallo; 
la pagina della bibliografia essenziale ▌

Sahara ▌Ettore Bonessio di Terzet

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Sahara

Quando i tamburi dei gin
Levigano gli scheletri
Gli uomini del deserto
Mangiano un dattero
Per diminuire la fame
Uno contro la morte.

▌►FINE VITA MAI
(2014 – fine vita)

CIGLIA ▌Antonio Spagnuolo

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CIGLIA

Tra le ciglia strappo ancora la luce
per tracciare una rima inconsueta,
e questa attesa , illusione già inquieta,
soffice bisbiglia un foglio bianco.
Spesso è l’azzurro in cui credo ancora
il candido frastuono dei ricordi,
perché Signore non so più che fare
tra le mura ingiallite e le foto sgualcite nei cassetti.
Tutto è sopito nelle forme oblique,
strana la voluttà dell’indicibile,
o del sospetto che tutto si annulli
nel mio respiro in cerca del tuo sguardo.


byantonio spagnuolo


Paola Fossati▐ L' Artepoesia di EBT│ La maratona di Carroll ?

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Artepoesia, che cos’è? E’ sintagma che l’autore dice derivare da Stevens e che usa per dire che la vera attività artisticopoetica non può essere più distinta tra poesia e pittura (arte), come non essere più distinto lo spazio dal tempo. Bisogna sintetizzare, basta analizzare come hanno fatto e fanno la maggior parte delle avanguardie storiche e della contemporaneità; riprendere il filo della Grande Tradizione Europea dopo Apollinaire Baudelaire Corbière Rimbaud Auden Matisse Musil Duchamp de Stael Le Coubusier Ungaretti and so on. Riprendere il filo delle idee e smetterla di seguire le emozioni e le sensazioni come nell’odierno si usa perché, appunto, senza idee, senza orizzonti vasti, artisti (sic) e poeti (sic) sono relegati, nell’angusto e moribondo quotidiano.


Paola Fossati

L’Artepoesia di Ettore Bonessio di Terzet   

Quest’ultimo volume di Bonessio di Terzet* (a cui diciamo che seguirà Il piacere dell’artepoesia) porta un titolo in opposizione al discorso crociano, diventato luogo comune, dove l’arte e la poesia hanno come caratteristica il loro “nobile distacco” non solo alla pragmaticità ed utilità, ma nobile distacco da tutto, persino dalla vita, non dalla storia, ricordandosi il Croce di Hegel.
L’autore sostiene che la grande utilità dell’artepoesia è quella di far emergere, quindi far conoscere e capire agli autori e ai “fruitori”, la dimensione più nascosta dello spirito umano.
Il volume si presenta, per una parte, come una storia dell’artepoesia europea ed occidentale attraverso aforismi che partono dal 1968 per giungere al 2013. In altra parte, troviamo una scrittura lineare dove si toccano problemi di etica di geopolitica di differenzazione e identità della cultura moderna e contemporanea; in altra ancora si propongono artistipoeti con relativi “testi”: da Auden a Porta, da Melotti a Serse, da Rondoni a Gaudio, da Licini a Cerveglieri, da Spagnuolo a Leoni, da Roma a de Stael, da Perrotta a Fettolini. Persone e opere che possono considerarsi continuatori del lascito nicciano-duchampiano. Sì, perché Bonessio di Terzet sostiene che i due punti cardinali della cultura e dell’artepoesia europea sono Nietzsche e Duchamp da cui necessita riprendere il filo per la costituzione e continuazione di un agire autonomo autentico originale senza annullare La Grande Tradizione, senza cadere nella moda e nella soggezione della cultura occidentale che, dal 1945 e per l’artepoesia dalla Biennale di Venezia del 1964 - lo “sbarco” della popwharoliana, ha contaminato e sterilizzato il pensiero e l’atto poetico.
Araldo del contemporaneo, messaggero di poesia. Bonessio di Terzet, poeta poetante dentro il mito, non in quanto estraneazione dal proprio tempo, ma in qualità di possessore del tempo vissuto. Artistapoeta che narra fiutando la storia presente, libero da artefici, dalla tecnica, dalle sopraffazioni, dalla moda.
Perché perfezionare ciò che perfezionabile non è? Nell’imperfezione si racconta il reale in quanto antagonista nonché agonista del reale. Comodo star seduti , immobili a criticare la storia e a prevedere il futuro. L’artistapoeta è passato- presente-futuro assieme, dove l’incognito è noto e il coniato è falso. Mentre il suo cuore brucia ancora sul rogo, al fianco di Giordano Bruno, i suoi occhi piangono la porta d’oriente ed il giorno in cui fu chiusa irrimediabilmente, ma non fu il suo tempo a darne consapevolezza bensì l’anno 1945.
Un drogato senza droga in stato di costante ebbrezza che ironicamente propaga l’idea informe del pensiero ecologico, non in quanto risonanza di parola, non in quanto purezza di parola, ma in quanto racconto del sentire. Es-t-etica: due realtà che si scontrano ed incontrano, il luogo dove Autenticità ed Originalità si relazionano, si con-fondono.
È un destino non destinato, è l’abito nuovo dell’imperatore, è una maratona senza arrivo, è la maratona di Carroll, non è l’opera nella sua plasticità, è il mezzogiorno di Pan dove il Tutto tace in levare per onorare e innalzare lo stupore, la meraviglia.
La critica è il battere, è il gong, è il limen e la critica è una morsa al braccio dalla quale l’artepoesia non può che divincolarsi e nei vicoli non si perde chi sa muoversi nel buio; lo fa perché ben conosce la luce. Non puoi perderti se possedendo ciò che incontri sei nel potenziale di ripercorrere la medesima strada. Sei perso quando non sai cosa hai attraversato e ti ostini a far congetture sulla meta, confidando sulla potenza e non sull’atto, che è gesto e in quanto gesto idea e ideazione creante. Discorso sulla pittura e sulla poesia correlate, alleate alla ricerca della Poesia: artepoesia non vuole fermare il tempo, ma capirlo nel suo svolgersi reale. Artepoesia è la speranza prima per l’uomo di capire la propria naturale e culturale finalità: quella di accedere alla dimensione oltreumana, alla dimensione divina (gottlich), a dispetto di individui inutili che rimangono indifferenti e disinteressati (per interessi privatistici) a mutare convinzioni abitudini costumi che non si accordano più con una nova vita aeterna.

 *Ettore Bonessio di Terzet L’utilità dell’Artepoesia   Aracne 2013

Media Original Text™ ░ Che Mamma hai? │ "Barbie"

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Che Mamma hai?

Test di Vuesse Gaudio
il giornale di Barbie” n.95
Arnoldo Mondadori Editore
Milano 1 luglio 1987

La cover di “Barbie” n.95:
 all’interno, di Vuesse Gaudio, 
c’era anche L’Oroscopo Egiziano

Poetry-Song ♫ Joni Mitchell e l'anello di luna

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Joni Mitchell looking out the window
of her Laurel Canyon home in 1970 

photo by henry diltz
Quando avevo vent’anni e Joni Mitchell, per questo, era per i trenta e c’era quella sua foto che girava, e , avendola vista, non potevo non pensare che Joni stesse per Yoni, che, in sanscrito è di ambo i generi, ed è grembo, utero, vagina ma anche luogo di nascita, origine, famiglia, dimora, e adesso che la rivedo, in un’altra foto degli anni settanta, che se ne sta alla finestra della sua dimora, e mi dà da pensare allo shummulo, in cui c’è la finestra e quando l’ho coniato l’ho fatto con la Stimmung con Samuel Beckett e lo shqip, e alla finestra o dalla finestra che cosa entra se non la luce, che c’è nel suo viso, ma avete visto che faccia che ha Joni? Ha la luce di jyotis, che appare nei tre mondi, ed è nel paradigma di jyau, che è il pianeta Giove, e Giove, nel cosmogramma della sua Yoni, Joni ce l’ha in Leone, nella casa del crepuscolo del mattino, tra Nodo lunare e Luna nera, quando è da lì che si espande la luce, per lungo tempo, jyok. Se vai a vedere, nel sanscrito, tutti i segni tra ya , ja, yu ,yo, jo hanno in qualche modo un nesso con la nascita o con il genere, insomma con la produzione e la creatura, quando si dice jana ed è un aggettivo significa "l'anello che genere”, se è un sostantivo è “creatura”, “persona”, persino “razza”.
Joni, l’anello di luna,e Yoni alla finestra ♦ Joni così non lo trovi, l’abbiamo detto; ma trovi Yoni. Joni alla finestra, come se fosse dentro il senso dell’apertura o del passaggio, questa sorta di cancello che sta in alto, che ha la radice in dvi, che è il numero due e per questo sostiene la dualità del genere, sia composto copulativo che come coppia di opposti. Joni sta nel suo grembo alla finestra, nel composto copulativo del suo doppio genere, in direzione di che? L’apertura che è la finestra è anche la faccia e la bocca di Joni, che, in sanscrito, sia come bocca che come faccia che come apertura, fa sempre “mukha”, e da qui si fa “gemma”, che racchiude ed esprime “corpo” e “anima”, come “mukula”.
Joni Mukula, sarà per questo che, avendoti visto negli anni settanta e avendoti rivisto adesso ma alla finestra negli anni settanta, che cosa puoi cantarmi così aperta al mondo tra la luce del crepuscolo e la Luna che hai al medio cielo, che fa luce quindi nel cielo di notte, e “candra”, che è la “luna”, è anche il numero “uno” e l’aggettivo “splendente”, e perciò è questo che ti splende in faccia e hai la bocca della luna, o è proprio l’”anello a forma di luna”, “candraka”, che canta e splende per lo shummulo del nostro oggetto “a”. Joni Candraka. C’è chi accudiva la terra, amante di alberi e fiori, e spesso nella vita ha guardato anche il pioppo nelle sue stagioni, misurando a occhio i suoi rami generosi, e ha ascoltato le foglie nel vento che si accarezzano l’una con l’altra, e io che sono in questa palude non vicino a Manila, né son caduto seguendo la bandiera, ma ferito sì dalla grandezza di un sogno e distrutto da un lavoro senza che se ne siano avuti i frutti correlabili, e sulla via ormai che porta alla follia non solo per le insidie di Lilith, e ho anche sofferto la fame, se è questo che bisogna dire, e sono stato respinto da bombe invisibili, ma non sono stato mai sconfitto, non andando a Manila o a Venezia, questo anello a forma di luna dopo tutto è dal mio orecchio che entra nell’oggetto “a”, voce e bocca, faccia e anello che accarezza e stringe questo passeggero che transita, e gli illumina il passo. Che è una forma, questo farsi alla finestra lo shummulo e far luce sul cammino del poeta, che spesso finisce con il lasciare traccia sull’erba anche dopo il crepuscolo, dove c’è il Giove di Joni, o nell’ora meridiana quando lei è la Luna, l’anello a forma di luna, Candraka, e gemma e apertura alla finestra, mukha, canta corpo e anima, Mukula,  al poeta che passa al meridiano del suo oggetto “a”.
byv.s.gaudio


♦ L'esplosione argentina delle vacche e la monta della criolla™

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Questa storia della stalla con le mucche che spetazzano fin tanto che una scintilla elettrostatica  accende il gas da esse prodotte e c’è questa violenta esplosione[i], oh dio, il gas delle mucche, fosse solo quello, l’energia del mondo e il latte, e così si arriva al nonno del poeta, che avendo come nome albanese Gaz, che è Gaudio, ma vallo a dire agli argentini, in mezzo ai quali l’avo del poeta faceva il bovaro o il vaccaro, ma era in sostanza un bel gaucho, con tanto di naso nobile, che lo rendeva di un fascino patagonico unico, anche se, questo è da dire, quel che ricordava della sua vita in Argentina era il bel periodo, davvero heimlich, diceva, citando Freud, passato alla stazione di monta, lui che era Capricorno impazziva di gaudio a vedere 
Il nonno del poeta e la grande esplosione del gaz delle vacche in Argentina by Gaudio Malaguzzi
la monta del toro, tanto che, poi, volle passare un altro  periodo di studi e di osservazioni alla stazione da monta equina, dove fece di tutto, da mozzo di stalla a maniscalco, da stalliere a cavaliere, e divenne financo proprietario di una cavalla fattrice, una giumenta che  impazziva di gaudio assoluto, diceva  che si produceva nella sua libido lo shumëgaz, se non addirittura, quando si era proprio al massimo della produzione libidica, il gaz-gaz, a vederla montata da uno stallone dietro l’altro, una volta, così racconta  Mia Nonna dello Zen del poeta, aveva detto alla consorte, quand’era tornato in Italia, che non aveva mai visto una femmina con un siffatto podice, disse proprio: podice, e quindi dobbiamo ritenere che non è stato il poeta a dare senso e diffusione alla parola “podice” ma è stato il nonno l’artefice dell’uso del “podice”, questo diceva alla consorte : Oh, Aurelia, che podice di giumenta che ho avuto in Argentina, Dio mi è testimone, un podice talmente ampio che nemmeno tua sorella, che ha una sella di tutto rispetto, avrebbe potuto non dico mettersi al suo posto ma, quantomeno, sostituirla in alcune funzioni di approccio differito o riluttante dello stallone!
Ma il fatto  di cronaca da cui siamo partiti, che è avvenuto in questi giorni in Germania,  è speculare a  un avvenimento quasi  simile che accadde in quegli anni nella stalla dove il nonno faceva il vaccaro, disse che c’era questa grandissima stalla e dentro ammassate tutte le mucche del mondo, c’era la mucca americana, quella svizzera, c’era la frisona, la chianina, persino la pezzata rossa friulana e la manza piemontese, che , questo diceva spesso il nonno, era più troia delle troie di Sibari e in più faceva, lei da sola, il doppio del metano che quotidianamente faceva ogni mucca, metti 500 litri di metano, lei 1000-1200 litri al giorno, comunque quella stalla era troppo piccola e troppo chiusa per contenere tutte quelle vacche, sembrava il casino che c’era al paese, questo disse il nonno, quello vicino alla stazione dei treni , con cui arrivavano le puttane da Taranto e, alcune, anche dalla Sicilia, mentre quelle che venivano da Napoli arrivavano col postale dalla statale 92 che caricava pure puttane della Basilicata, da Sant’Arcangelo, Senise, Roccanova e Noepoli, insomma, è questo, disse il nonno, tutte queste vacche producevano tanto di quel gas che lì il freddo non sapevamo cosa fosse. Ma una volta accadde l’irreparabile, è vero c’era una brutta aria che tirava da tempo, una puzza che non ti dico, che si estendeva per chilometri e chilometri, tanto che nelle osterie del paese dove andavamo a bere un pessimo vino e una birra che se l’avessimo data alle vacche devi vedere che metano che facevano, insomma il paese era davvero tetro e le puttane non ti dico che roba, peggio di quell’Aurora che veniva qui al casino vicino alla stazione, gli abitanti, poi, erano davvero dei pezzenti, peggio degli ombroni, anzi pareva che tutti gli ombroni fossero qui ad ammorbare l’aria, come se fossero in gara con le mucche, alcuni si mettevano sulla staccionata e col sedere  a culo di gallina impestavano l’aria per chilometri e chilometri peggio del metano delle vacche, e fu questo che accadde, questo disse il nonno, un giorno, era autunno inoltrato e quindi eravamo a maggio, che è pur sempre il mese del gaudio, e quindi del gaz, e questi ombroni che ti fanno? Lanciarono la sfida a tutte quelle vacche chiuse nella stalla, c’erano tutti gli ombroni d’Argentina, vennero, lo ricordo, da Buenos Aires, da Santa Fe, da Cordoba, San Salvador de Jujuy, da Santa Rosa, San Luis, San Juan, Viedma, finanche dal Perù e dal Cile, tutti lì ammassati nel ranch, dove di solito si veniva per vedere la "monta della Criolla", una speciale giumenta prodotta con un incrocio tra un cavallo Criollo e una giumenta Haflinger tanto da avere il dorso più ampio e le reni più potenti che si fossero mai viste in tutta la Pampa. A un certo punto accadde, come se fosse tutto concertato, tutto predisposto in maniera micidiale, come quando ci sono di mezzo gli ombroni: ci fu prima una serie di spari terribili se non terrificanti, il cielo si oscurò, sembrava di essere in Basilicata nella val d’Agri adesso, non si sa quanti svennero e quanti altri rinvennero dopo giorni se non settimane di morte apparente, sembrava un suicidio di massa, fatto nel nome del gaz, questi ombroni a dire, vediamo adesso chi ne fa di più, noi o le vacche argentine?!Il nonno del poeta ricordava solo che udì, infine, facciamo un’opera colossale, oppure far creare il metano alle vacche questa sì che è follia, e ci fu un’esplosione, un’onda esplosiva, questo disse il nonno, che…non ricordo più niente, mi ritrovai in mare, incredibilmente vivo su una nave che trasportava bombole di gas metano diretta a Marsiglia.


Aida Maria Zoppetti ♦ Fontana e Segantini

Twitter-Poetry │Beckettiana per Franco Capasso

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Media Original Text™ ░ I Test di Paperinik │Toro │"Topolino"

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 I Test Astrologici di Paperinik di Vuesse Gaudio
“Topolino” n. 1377 – Arnoldo Mondadori Editore
Milano 18 aprile 1982

"Sei un vero Toro?" 


Twitter-Poetry│Beckettiana per Gianni Toti

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♦ Ide Prapanicë™ non è Eponine

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I 66 passi Ide verso il
luogo del bagliore ajnico
Prapanicë , l’abbiamo detto, è femminile ed è il tuo deretano, che è fatto con la pietra del mulino e tu che sai contare i passi, fai 66 passi per farla nel sottopasso, quel gran cumulo pieno di seme, un deposito sull’erba là sotto, anche se sta passando il treno sopra, immondo e immenso e col bagliore ajnico per come si fa stella e brilla nel cielo sotto il treno.
66, nella tavola numerica della memoria, corrisponderebbe alla “ciuccia” o al “ciuccio”, che, nella tua lingua madre, fa “kapëz” e il bello è che, come il culo, anche kapëz, che è il ciuccio, è  di genere femminile; kapëz, va detto, nella tavola numerica, è la parola del numero 79(0), che, in verità, attiene al verbo “kap”, che sta per “prendere”, “afferrare”, “catturare”,o, se vogliamo, visto che si sta parlando delle tue chiappe, sta per “acchiappare” ; “kap” è anche il verbo “sorprendere”, e non c’è da sorprendersi più di tanto visto che dai 66 passi che fai per esporre al cielo del sottopasso il tuo sorprendente culo si sia afferrati la ciuccia che essendo kapëz in shqip si fa così 79 e, avendo in più una lettera , quella che acchiappa, forse, si commuta in “kap”, che è, evidente, lo schema verbale dei 66 passi di Ide per deporre .

I 66 passi di Ide Prapanicë  e i 5214 colpi del Poeta 

Che, nella tua lingua, è di genere maschile, e fa “mut”, 31[i]; intrisa di quella materia liquida che la rende immane deposito batailleano della lascivia, che, vallo a capire, è, invece, di genere femminile, e fa “farë”, 84.
Tu non sei Eponine, quella dell’ Abbé C. di Bataille, però è come lei, più di lei, che la sai fare, la sai deporre per farne lo splendore, la stella che sorprenderà, anche al mattino e nella controra il pellegrino o il fauno che passando sotto il passo ferroviario per entrare nel bosco non crederà ai propri occhi per quanta ne abbia fatta o quanta ne abbiano fatta farë a Ide Dafìnashìtës.
Penserà così al tuo immane e mesomorfo Prapanicë e conoscendo i generi con in mano il poderoso zog  farà farë sopra il deposito della signora Prapanicë, il cumulo,che, appena fuori dal sottopasso, scuotendo ancora zog e vedendo nuvole cumuliforme in cielo, incredulo, verrà anche contro la nuvola-cumulo chiamandola “re”, che, lo sai, è anch’essa femminile! Zog, l’uccello, fa 7 e re, cumulo come nuvole, fa 4. Deposito di mut, che è maschile, fa depozitë, ed è femminile, come il tuo culo; se c’è sopra “farë”, luccica per via del bagliore ajnico che è femminile; il deposito di liquido è “fundërri”, che come il tuo culo, è di genere femminile e fa luce sui 66 passi della ciuccia o del ciuccio del pellegrino o del fauno per arrivare al sottopasso.
A fare( anche per farë ) un po’ di conti, non puoi non pensare che per renderla così immane e splendente ai tuoi 66 passi dovranno corrispondere 66 x 79 colpi, che, è così, non c’è che dire, è femminile in shqip e fa “goditje”: a conti fatti i 5214 colpi, da un lato, le prime due cifre, il 52, potrebbe fare la “luna” e il 14 il “toro”, che, per te, che sei del segno dello Scorpione, e non potrebbe essere altrimenti, visto che è il segno di farë, mut e prapanicë, che essendo complementare al segno del Toro, non può che,  essendo la luna a 180°, essere il numero patagonico del bagliore ajnico che ci sorprende come cumulo splendente e luminoso di mut e di farë. Potrebbe essere questa luna immaginata come quella immaginata nel sistema kabbalistico come Diaih, la Porta della Luce, che, specularmente, riflette angolarmente, l’anagramma del nome di Ide; per gli Arabi questa  luna sarebbe l’ Occhio di Dio, Aldebaran; e , presso i Cinesi, è il sieou Tsan o il Cuore del Guerriero Tsan, che è davvero patafisica se si pensa a questo guerriero che colpisce 5214 volte entrando in Diaih, la Porta della Luce di Ide.La luna, in shqip, non ci crederete, realizzerebbe il suo numero cabalistico, il 2, essendo hënë(nella tavola numerica, conta solo la “n”, che è appunto 2).Il toro fa demi ed è quindi 13, in anticipo sul 14 che è la parola “toro”.
da: Se fosse l’antologia dell’ Ide-Dukem(…l’apparire di Ide) ♦ 2 



[i]E’ veramente Heimlich il fatto che “mut” nella tavola numerica faccia 31, il numero che, nel Foutre du Clergé de France, che risale al 1790, designa la postura del “bouillon pointu”, il clistere portentoso, in cui lei si sistema sul bordo del letto come per farsi fare un clistere, ossia col culo proteso, così, narra il Foutre, “più di un marito fu cornificato dalla sua metà, così venne elusa la vigilanza di più di una madre(…),questo modo abbina alla dolcezza del foutre il piacere di farla in barba a sorveglianti gelosi”: Ide , nel sottopasso, a 66 passi da casa, la fa in barba a sorveglianti gelosi: si mette col culo che guarda ad est sotto la galleria e lei guarda in direzione della casa verso sud, questo per quando si tratta del foutre; per quando deposita mut e farë, si accovaccia anche col podice rivolto a ovest. Quando Ide lo designa come “klìzmë fortë”, clistere poderoso, potente, duro, vigoroso, consistente; spesso, essendo stata così fortemente ngasata, le esce “klìthmë”, che è “grido”, “urlo”: insomma, una 31 da “urlo”. Inutile aggiungere che il “clistere” nella lingua di Ide è di genere femminile.


La mesomorfa Ide:
forse nello schema verbale
dei 66 passi del ritorno; o forse è nei
66 passi dell'andata di un altro giorno

Mia Nonna dello Zen ♦ Ermeneutica del diritto di proprietà di mio nipote V.S.Gaudio

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Mia Nonna dello Zen a Paul Ricoeur
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Che ne è del diritto della proprietà 
di mio nipote il poeta?

Vorrei citare al riguardo un testo di Kant, tratto da Per la pace perpetua, che richiama al “diritto della proprietà comune della superficie terrestre, sulla quale, in quanto sferica,  gli uomini non possono disperdersi all’infinito, ma alla fine devono sopportare di stare l’uno al fianco dell’altro; originariamente però nessuno ha più diritto di un altro ad abitare una località della Terra”.
[►da: Paul Ricoeur, Straniero, io stesso, in: Idem, Ermeneutica delle migrazioni, Mimesis 2013]
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Se quello che Paul Ricoeur chiama l’”abitante stanziale della nazione” è uno gliarone e sappiamo che lui ha più diritto di mio nipote, che è straniero perché non avendo il cognome di appartenenza non ha nemmeno la nazionalità, ad abitare la località della Terra in cui hanno formato l’atto di nascita di mio nipote, questo abitante stanziale della nazione, giacché non può disperdersi all’infinito, e avendo il diritto di abitare una località della Terra, una volta occupatala, tutto quello che afferiva al diritto alla proprietà di mio nipote, essendo stato fatto abitante stanziale della nazione nella stessa località occupata dallo gliarone, sarà trasferito e inglobato alla proprietà infinita dello gliarone?
[→ da: Mia Nonna dello ZenSe l’articolo 22 della Costituzione è stato violato, il diritto della proprietà è dello gliarone ?]


Twitter-Poetry│Beckettiana per Emilio Villa

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Vuesse Gaudio▐ Il test della misura dell'amore per "La Stampa"

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Freddo o romantico ? Misuriamo l’amore
by Vuesse Gaudio

La Stampa 1 settembre 1987

Twitter-Poetry│Beckettiana per Ettore Bonessio di Terzet

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♦ Il baccalà e lo shummulo svizzero™

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In fuga dallo shummulo svizzero
by Gaudio Malaguzzi

La sera del 30, sul tardi, quasi verso il 31, un ragazzo e una ragazza, che come si seppe poi venivano dal sud, presero una stanza qui, in questo motel, in cui sembra che sia stato girato l’ultimo video di Poliça. Anzi, mi parve strana la coincidenza, la ragazza sembrava quasi Poliça, o sua sorella, o, almeno, si poteva presupporre che fosse sua cugina, se avessimo potuto sentirla cantare, o, quantomeno, vedere come si prendeva cura delle camere. Comunque ordinarono, con estrema rapidità, si vede che avevano fame e, da quel che vedevo, ne avevano preso di freddo là fuori, tanto che si alzavano spesso dal tavolo per scaldarsi vicino alla stufa. Erano sorpresi di trovare il baccalà a sera così inoltrata, tanto che chiesero anche una bottiglia di Marzemino, e la cosa mi sorprese ancora, non che mi aspettassi che chiedessero coca-cola, ma, al loro ingresso nella sala, non si erano accorti di me, poi mi parve fossero sorpresi di vedermi, mi salutarono con un cenno del capo, e non guardarono più dalla mia parte. Avevo appena incominciato una lettera per Aurélia Steiner, che abitava nel sud e, per ovvie ragioni, si faceva chiamare Aurelia Petrone, come mia nonna, e, pensando alla linea dell’incavo tra le gambe della ragazza in jeans, avendone ancora l’immagine davanti e dietro, scrissi ad Aurélia che qui dove mi trovavo l’inverno è molto adatto per fornicare e, anzi, se si dovesse praticare lo shummulo, in questo posto vicino all’Austria lo avremmo senz’altro  dovuto rinominare “Großmühle”, non che per me fosse una catastrofe e penso, questo scrissi, nemmeno per lei, comunque si potrebbe fare in questo motel in cui sembra che sia stato girato il video di Poliça, e c’è una certa atmosfera erotica, anche perché di là all’orizzonte ci sono solo monti e boschi, e pensavo che quel ragazzo l’avrò visto da qualche parte, mi sembrava che avesse una faccia conosciuta o che avevo già visto, e scrissi ad Aurélia, sai quando i due sono entrati, lui davanti, lei dietro, e ti stavo scrivendo, e fuori forse nevicava, e come dirtelo, ho avuto un’erezione, i due giovani attirarono subito la mia attenzione, ero contento di vedere facce nuove, e quella ragazza che sembrava un soggetto di quel fotografo, come si chiama?, che metto sempre nel mio blog, aveva un’aria da swiss-shummulo, o, meglio: forse dovremmo dire: Swiss-Großmühle, e ,fingendo di scrivere, e ti sto scrivendo un sacco di sciocchezze, in questa stagione, oh, Gaudio Benedetto da dove è saltata fuori questa ragazza per farci lo shummulo svizzero!?
Qui, di questi tempi, non si vedono molti forestieri, c’è sempre qualcuno che si avvicina alla frontiera per poter prendere il largo, ma, poi, come scrive spesso Thomas Bernhard, che ci vai a fare in Austria, almeno in quelle locande così umide che prima che ti si rizzi non si sa quanto Ghb ti devono aggiungere, di nascosto, nel bicchiere di vino. Per il Marzemino col baccalà in umido a quest’ora, che si può dire, non ho sottomano le ricette immorali di Vázquez Montalbán,  però son sicuro che una ragazza, chissà se è davvero svizzera o è una veneta o una friulana, con quelle facce svizzere, che, mentre stanno mangiando il baccalà e bevendo Marzemino, se lo sentono dentro a colpi profondi, un po’ come te, Aurélia, e come qualsiasi personaggio di Marguerite Duras, anche Lol V.Stein, per esempio. Che, è questo che vogliono, dei colpi ben assestati nel profondo del loro nulla, nella vacuità della Svizzera, pensai, questo scrisse anche nella vita materiale la Duras, e sai che mi viene talmente duro che a questa ragazza del baccalà qui vicino al confine  con l’Austria, se non scopro il vero nome, le darò il nome di quella ragazza svizzera che quel fotografo di cui ti ho detto ne ha immortalato l’aria, insieme, di studentessa e di fidanzata, intanto che ridevano i due e poi tacquero un po’, e la cameriera portò ancora un’altra razione di baccalà, e lei mi ricordava un po’ Aurélia Steiner del sud, la Petrone a cui sto scrivendo, che, avendo lo stesso cognome di mia nonna, un po’ mi è cugina, e non ha le gambe storte come quell’altra cugina che ufficialmente non è mia cugina ma è come se lo fosse, bastava guardarle il pelo biondo delle gambe e immaginarsi quello più scuro del culo per capire che era mia cugina, non c’erano dubbi. Il giovane mi sembrava un po’ depresso a tratti e un po’ si tirava su e perorava non so che azione da compiere, gli sentii spesso dire: il confine è qui, che ci vuole, quattro passi e me ne vado di là, ma son matti quelli?! E lei, piano, per non farsi sentire, guardava nella mia direzione, e sussurrava un nome: e lei? Lei, lei, lei, tu sei lei, che c’è in lei che non ci sia in te, ma sarò io o sarò un po’ lei, e come farai a dimenticarla?  D’inverno in campagna, c’è tutto questo gas, sembra nebbia, invece è il metano che fanno le mucche, questi aprono le finestre delle stalle  prima dal tramonto, e l’aria è fatta, non vola più un uccello. Oh, Gaudio Benedetto, pensavo, chissà come glielo metterà dentro, e come starà nel suo nulla tutta la notte, in questo freddo vicino all’Austria, e le farà lo shummulo svizzero, e pensa se questo stupido lo rinominasse come shummulo friulano, ma questo da che cosa sta scappando, mi dissi, all’improvviso, questo non si ferma nella notte, come potrebbe mai fare lo shummulo se sta scappando? Domani ti spedisco la lettera, Aurélia, è una buona lettera, non trovi? Anche per quella ragazza, che avrà l’età  di quanti sono i gradi sotto zero, questa notte. La mattina quando andai a imbucare la lettera per Aurelia Petrone, all’ufficio postale vidi da dietro la linea inconfondibile della ragazza dello shummulo presupposto, stava per fare un telegramma che, da quello che intesi, era indirizzata ai suoi per avere il denaro necessario per ripartire per casa, che il suo ragazzo se l’era filata in Austria, durante la notte, e, come venni poi a sapere, era ricercato per omicidio.
Una fotografia di David Shama
per lo  "Swiss-shummulo"

Sandra Alexis ◙ Beckettiana

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lungo tutta via Micca
nel mezzo del giorno
i passi unico suono
fin quando all’improvviso
Sandra Alexis si ferma
allora nessun suono
nel mezzo del quadrante
lungo tutta via Micca
a lungo nessun suono
fin quando dopo avermi scritto
il suo nome e il giorno
riprende nel mezzo
i passi unico suono
unico lungo suono in quel mezzo
lungo tutta via Micca
le gambe di Sandra Alexis
nel mezzo del suo quadrante


 Beckettiana intorno 
a Sandra Alexis

gaudia 2.0│Parole chiave per la rete di contenuti

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