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│Beckettiana per C. vs D.

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C. dice toglimi D.che à peine-penis-pénibleil est perfide et à-patin-patine avecla patte ouverte; C. clos.Oui.J’oublie le (-φ)│Beckettiana
— v.s.gaudio(@vuessegaudio) 28 Luglio 2014

♦ Despoetizzare™ la società scolarizzata

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La borsa della poetessa
bygaudio  malaguzzi


C’era stata  in apparenza quella volta un fatto straordinario, non che la vetrina fosse in frantumi e lo zaffiro era sparito, e nemmeno che all’improvviso l’editoria del capitale avesse di colpo abolito la pubblicazione dei poeti dialettali, era successo che la figlia di un editore ebbe la borsa per seguire un corso di dottorato e, apriti cielo, chi le aveva dato la borsa era nientemeno la professoressa poeta, non solo edita dal padre della borsista ma anche dall’editore massimo della poesia, quello che, nel tempo libero, e quando aveva incarichi per amministrare in toto la cosa pubblica, si dilettava col burlesque; ma quello che lasciava attonito il poeta era che  di tale poetessa provò a chiedere in giro, questo fece: che tu sappia, che cos’è che distingue, connota, effettivamente fa poeta quella donna della scolarizzazione nazionale, ha uno stile particolare, è maestra di una particolare imposizione del verso, lo stende, lo flette, lo arcua, che andatura ha il suo step-style? E il poeta fu lasciato attonito, non c’era uno, nemmeno tra gli addetti ai lavori, che sapesse pronunciarsi in merito, o che si azzardasse a dire : gli unici indizi sono un capello biondo trovato nel museo e una dozzina di impronte digitali sulla copertina del libro, tutte dell’alluce. La poesia, quando te la pubblica l’editore che fa burlesque, o il padre della figlia che forse ti fa anche la presentazione, allora Mallarmé che cazzo diceva? Che andava blaterando quando profferiva che un libro si presenta da solo, che devo premettere, che cosa vuole che le scriva, scriva lei il suo libro, prenda i soldi, faccia un assegno e la smetta di fare il poeta clandestino, ‘che l’assegno è tracciabile, a meno che non viene emesso a tua insaputa, ma dovresti avere un benefattore, uno sponsor, come gli chiese quello che curava la collana di poesie dialettali alla Marsilio, così gli disse, poesie dialettali, e invece poi pubblicava anche i poeti che fanno in lingua nazionale, e allora lui si mise a fare questo poema in dialetto e poi l’amico gli disse che aveva finito la liquidazione, o il tesoretto, o non so che cosa, il budget, e quindi se hai uno sponsor e se poi lo presenti all’Università della Calabria dove che ci vuole presentano tutti i poeti acclarati e acclaranti e acchiappanti, e il poeta disse all’amico , ascolta, ti ci hanno mai mandato o ci sei mai andato da solo, e hai fatto prima la prenotazione e il biglietto hai usufruito dello sconto, sotto le feste, ne fanno delle promozioni, insomma, datti da fare, cerca di prenderlo quel treno, quell’aereo, quella nave da crociera, quel calesse e vai a cagare!

La poetessa intanto ha dovuto dire alla figlia del suo editore che non si fa niente, la borsa se la son presa altri, così va il mondo, che dobbiamo fare, noi facciamo scuola in barba a qualsiasi postulato di Ivan Illich, figurati, chi cazzo era quel monaco del cazzo,che, poi, se vai a vedere l'ha pubblicato il mio stesso editore(1), poeta da strapazzo, calabrese fuoruscito e solo nella notte della cultura, io faccio scuola e la faccio e la farò fare a chi dico io, fosse pure la figlia o la nipote del mio editore che fa burlesque, che, se è il caso, le faccio dare una borsa al dipartimento dello spettacolo o delle lingue straniere o quell’altro ancora della televisione, che anche lì il massimo esponente è sempre chi è dall’ordine della P(oesia) che è venuto a farsi cavaliere della nazione tutta e di noi cittadini illetterati e incolti ma laureati a pieni voti con una tesi anche sulla mia poesia o su “Striscia la notizia”.

(1)Difatti, vedi: Ivan Illich, Descolarizzare la società© 1970, 1971; trad. it. Mondadori editore, Milano 1972.


Agostino Contò ░ MUSICI GUITTI

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Agostino Contò

Musici guitti
traduzioni, simpatie

 

E' tra le tue pieghe morbide
che ritrovo la mia giovinezza
nei tuoi pensieri liberati nel sonno
nei sussurri detti piano
sotto le lenzuola di lino
è nella seta delle tue carni
che profumano della schiuma del mare
che mi ritrovo ricco della mia vita,
nella bellezza del tuo volto
che mi riscopro incredulo,
mai sazio di guardarti.

Tu me par un pomet
dreta eo fa un fuss
svelta co fa un cavaret
bianca eo fa 'l lat
tòca tu è co fa 'n sass
tu a oci che par more de spin
tue è bèa co fa i fior
stagna tu è co fa 'n castagner

Bevémo, dai, cossa vutu spetar che fassa scuro!
El dì xé curto co fa un deéto; pitosto, vècio,
tira zo le to bele squele nove, quela volta
Baco ne gà regalà el vin par 'negar le passion:
buta, buta, impenissile ben
bevemoghene una drio st'altra

SIMPATIE
Stavano lì, giocando
con la palla tra gli alberi;
il bosco era fitto;
i fantasmi arrivarono
con le ombre della sera
 
MUSICI
Dal flauto uscivano note ineffabili
le si sente ancora nell’eco continua
che vibra piano nei legni delle mandòle;
e l’armonia, tra le acque e i palazzi lontani,
ci terrà immobili a ricordare,
fino alla ripresa dello spettacolo
 
MERCANTE DI MASCHERE
Non vendo solo maschere:
la mia mercanzia è ricca di suoni
l’organo che se ne escono
dalle canne di legno profumato,
ricca di giocattoli, di dondoli,
di bambole…
le mie maschere, poi, sono speciali:
cannocchiali all’incontrario
mettetele, provatele,
vi troverete la materia dei sogni
 
TEMPORALE
Fra poco potrebbe scoppiare un temporale;
d’estate, in riva al mare, i temporali
possono rivelarsi all’improvviso assai pericolosi
meglio che la fanciulla si rannicchi
meglio che i giochi e le conchiglie siano radunati insieme
meglio che stiamo tutti in silenzio
per sentire l’arrivo delle prime folate
 

 



da è agostino contò, musici guitti, bonaccorso editore 2014

Alessandro Gaudio │ Il limite di Schönberg │

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Alessandro Gaudio
Il limite di Schönberg
Il principio ibrido, il disagio e la mancata fine del romanzo
Ricerche estetiche
con testi di V.S. Gaudio


Questo volume raccoglie saggi e interventi pubblicati, spesso con titoli differenti e modificati nella forma, su «Lunarionuovo», storica rivista catanese diretta da Mario Grasso, eccetto un paio ospitati da «Allegoria» e dal «Ponte»; il più delle volte, gli scritti di Alessandro Gaudio sono stati affiancati da testi di V.S. Gaudio, in non pochi casi differenti o più estesi, rispetto a quelli qui antologizzati, nell’ambito della rubrica di critica e di letteratura intitolata Il limite di Schönberg.
In essa si è tentato di usare congiuntamente le armi dell’analisi, della ricerca e della letteratura (senza abolirne le differenze) nel tentativo di sintetizzare un’idea di critica che sia in grado di osservare il suo oggetto da punti di vista inconsueti, sorprendenti. Da un oggetto, da un volto, da un’immagine allo specchio, da un sogno, da un inatteso riferimento si è desunta liberamente (cioè criticamente) una regola estetica che servisse a spiegare il modo soggettivo e incerto in cui il romanzo è possibile e, proprio per mezzo della scrittura, ad affrontare la realtà (incerta anch’essa), a osservarla e a distinguerne le contraddizioni.
Così, il particolare, individuato di volta in volta, si rivela incommensurabile perché ritrova, dopo un lungo processo di condensazione (di speculazione e, con V.S. Gaudio, di drammatizzazione della creazione speculativa), un carattere nucleare, universale. Nell’oggetto incommensurabile lo scrittore, vero e proprio superstite ma anche scienziato, scopre una tensione duale, dialogica e antifrastica allo stesso tempo, che è insita nella stessa nozione di limite, che riguarda la storia, il corpo, la scrittura dell’Io, il cuore complesso, disorganizzato e continuamente ripensato del mondo e che considera quanto di tutto questo sia stato usato e tradotto in romanzo da autori come Raymond Carver, Flannery O’Connor, Philip Roth, John Fante, Arthur Miller, Henry Miller, Edgar Lawrence Doctorow, Arno Schmidt, Edgar Hilsenrath, Witold Gombrowicz, John Edward Williams e molti altri.
Di volta in volta per questi autori non c’è niente che valga la pena di fare, la vita non può migliorare, la casa sembra una tomba, il rubinetto perde, la serranda è rotta e il vicino non ha un aspetto rassicurante, eppure essi continuano a scrivere, racchiudendo ogni cosa e ciascuno degli oggetti da cui si sentono incalzati in un luogo eterotopico esemplare, margine antiumano di esclusione e ombra della loro stessa vita, direbbe Shakespeare, ma pur sempre luogo di desiderio che, pur non riuscendo ad appagarsi nel pieno possesso della cosa, li rende vivi, forse proprio perché maggiormente consapevoli del loro fallimento di uomini.


▐ Mourning Robin Williams

L’attimo fuggente del follower ░ Quelli che il 21 luglio

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v.s.gaudio,
Hai un nuovo follower su Twitter.
  v.s.gaudio
   
Ernest Hemingway
@hemingway873
There is nothing to writing. All you do is sit down at a typewriter and bleed.
Denver




èLA NOTIFICA DEL FOLLOWER ERNEST HEMINGWAY MI E’ STATA RECAPITATA TRAMITE EMAIL L’11 AGOSTO 2014 ORE 15.37
 
$ Vedi qui quelli che il 21 luglioè v.s.gaudio tavole d’amore  di rorshach
in blanc de ta nuque

Luciano Troisio ⁞ Storiella Zen?

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Tokyo, 25 novembre 2004

Avevo in camera un bell’ombrello nuovo; credevo fosse in dotazione(come in certi alberghi di Sumatra dove piove quasi sempre). Lo dissi al prof. U. in un giorno di pioggia:
-Non preoccuparti, ho un  ombrello apposito.-
Lui mi chiese:
-Di che colore?-
-Grigio cenere.-
Il giorno dopo venne nella mia camera a istallarmi il computer, vide l’ombrello e disse:
-Ecco il mio ombrello viola che mi sono dimenticato l’altro giorno!-

(Storiella Zen?)

 

daèluciano troisio nuvole di drago
edizioni il foglio, piombino 2009

♦ La našca di Giulia

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La našca e il carattere sanguigno di Giulia
byGaudio Malaguzzi


Nei pressi di Sant’Arcangelo, il paese famoso per aver dato i natali al cardinale di Napoli indagato dalla Procura di Lagonegro, in una locanda sperduta nella quale anni fa mi ero ritirato per diverse settimane nell’intento di vedere quanto meno gente possibile e di scrivere il trattato di astrologia e caratterologia francese, per il quale avevo avuto ben due contratti, grazie ai quali l’anticipo dei due editori mi serviva per pagarmi il soggiorno, nonostante queste terre appartengano ai miei avi per via materna, quantunque stento ancora a credere che chi si sia data ufficialmente come mia madre lo sia mai stata effettivamente e affettivamente. Comunque, quando andavo a fare provviste a Sant’Arcangelo, e mi accompagnavano i signori che mi avevano dato albergo,  pur andandoci controvoglia  anche se ogni volta ero turbato dalla potenza mesomorfa della signora che con una gonna grigia abbastanza stretta abbagliava non solo l’occhio del poeta, incontravo sempre un signore che , avendomi conosciuto come scrittore, asseriva di aver scritto la vera storia di Giulia la santarcangiolese di cui al “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi. Tra l’altro, mi diceva, amava molto il tonno di Pizzo Calabro che, con la cipolla di Tropea, formava un binomio favoloso. Aveva bussato presso parecchi editori per pubblicare la vera storia di Giulia che, stando a quanto asseriva, doveva essere una mia antenata, essendo, da quel che disse, una sorella di mia nonna o forse una cugina, e aggiunse una volta, mentre caricavamo il carrello con non so quante confezioni di tonno di Pizzo Calabro, che la tale era stata amata anche da suo padre e da suo zio, però di queste storie non aveva prove documentali, quantunque, questo disse un’altra volta, è risaputo che quello che chiamano il figlio di Giulia sia in realtà figlio di suo zio o di suo padre, ma anche il nonno pare che avesse fornicato con Giulia, anche se Giulia, all’inizio, non voleva proprio saperne ma, dopo mesi di , così disse, “estenuante lavoro con la pala”, alla fine era riuscito a toccare con le sue mani quello che in paese veniva indicato come il “tesoro nascosto di Giulia”. Mi disse anche che avrei potuto inserire, nell’appendice fisiognomica e caratterologica del mio trattato, il cosmogramma di Giulia e svelare al mondo intero il carattere non-emotivo, attivo, primario, ovvero “sanguigno”, di Giulia fosse alla base del predominio dei vestiboli, in primis quel suo gran naso, la nasca di Giulia, disse, che, come asseriva Fliess, questo mi disse il mio interlocutore, corrispondeva in tutto e per tutto alla grossa … di Giulia, e, mi permetta, aveva un sedere Giulia che, negli stessi anni, potevi rinvenirne qualche esemplare simile solo nell’Asia meridionale, e io, lo ricordo, commentai, un culo patagonico, nel senso di Baudrillard, dissi, e il mio interlocutore aggiunse: Altro che Patagonia, quello era tutta l’Argentina! 

 Aliano © Rocco Giove


Quando andammo all’ufficio anagrafe a cercare l’atto di nascita di Giulia, nonostante ci fossero addetti imparentati sia con mia madre che con il mio interlocutore e con i signori che mi stavano tenendo in albergo, trovammo non poche difficoltà, come se, avendo tolto il coperchio, scopri che nella pentola non c’è assolutamente niente, cosicché non solo non potei redigere il cosmogramma di Giulia, né farle la scheda caratterologica e la comparazione astrologica, ma pensai addirittura di non fare più il libro per nessuno dei due editori che mi avevano dato, ognuno, un bell'anticipo, che, ormai, avevo speso l’ultima porzione per vedere come la mia ospite stava dentro un paio di mutande di seta della Perla, che, stando a quanto un giorno mi fece capire, era imparentata, per via di sua madre, con Giulia e,anzi, tutti dicevano che chi aveva ancora negli occhi Giulia quando vedevano lei, specialmente al supermercato  insieme a me e al marito, era Giulia in tutto e per tutto che vedevano.Io, a guardarla in mutande, le dissi: Hai il naso di Giulia, è vero! E lei girando la testa: “La našca di Giulia”[1].


[1] Non posso non dire che, rammentando che Devoto e Giacomelli, nei Dialetti delle regioni d’Italia, ebbero a scrivere che è notevole nella zona meridionale della Basilicata(come nella Calabria settentrionale) il mantenimento della desinenza –S e –T di 2^ e di 3^ persona singolare(rafforzata da una vocale epitetica), che viene a costituire un interessante arcaismo, a vederla con le mutande “La Perla”, finii col dirle: “Giulia, tènisi nu…na našca!”(“Giulia, tieni un…un naso!”), tanto che lei volle restituirmi l’arcaismo e proferì rispettando la regola della desinenza: “Ti piaciti?”(“Ti piace?”)



PHOEBE ZEIT-GEIST│ Intersvista con V.S.Gaudio

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PHOEBE ZEiT-GEIST
Lo spirito del tempo 54.43 x 16



VS Eccoci qua, finalmente, Phoebe! Con la figlia di Heidegger…
Ph E tu saresti figlio di Barthes.
VS Questo non credo. Comunque, ti ho fatta discendere da Heidegger per via del cognome complicato che hai…
Ph E tu allora, che hai un cognome che se gira in Germania tutti a dire: Ma sicuro che questo essere figlio di Freud? Non ha il sicaro in pocca!...
VS Dai, che son quasi serbo come te. Zeit-Geist è lo spirito del tempo, dolcezza, che cosa sei l’inno solare all’identità di percezione?
Ph Tu dici che sarà per questo che ho fatto lotta orientale ?
VS Phoebe…cosa vuoi che ti dica, sei proprio Zeit-Geist, te le tiri dietro, ti ci immergi proprio nel Dasein: che potevi fare se non l’orientale, nel senso che, lo sai no?, quando non ti fanno che fare la 12 e la 17 la testa è sempre rivolta ad oriente…
Ph E il culo al tramonto, è questo ? Dio, mi avevano detto che eri un poeta fine e acculturato…


VS Quando ho proposto l’intervista al giornale, non sapevano che pesci prendere, Phoebe. M’hanno detto: Ma chi cazzo è ‘sta Apollo Spirito del Momento? E gliel'ho detto: guardate che è uscita sulla rivista d’avanguardia letteraria “Evergreen Review”, ed è una bella ragazza figlia di un nobile serbo, cresciuta nel Tibet settentrionale, e lì ha appreso la lotta orientale…
Ph Ah, per questo ridevano? Mi hai presentato come la rosa dei venti…
VS E poi ha studiato danza classica a Montevideo…
Ph Eh, ci son tutti i punti cardinali: l’occidente, ho completato i miei studi in Svizzera, non dimenticarlo, il settentrione, l’oriente e il meridione…Sono la rosa dei venti!
VS Poi t’hanno preso ad Anversa e t’hanno portato nella Valle della Morte, in California…
Ph Lì, c’era Tex Willer che finalmente, appena m’ha visto, gli è venuto l’erizzo…
VS Si? A Tex? Ma non l’hai letta l’intervista e il risultatodel test sulla castità che gli abbiamo fatto?
Ph Il test gliel’avete fatto dopo, scemo d’un poeta!
VS Certo che a pensare che, nell’intervista, metto ad ogni enunciato l’acronimo e per te devo mettere “Ph”, cazzo il lettore pensa, ma questa è davvero la figlia di Jaspers, Zeit, Geist e ha fatto pure il dottorato di ricerca!...
Ph Guarda, Vuesse, che a “Ph” manca la “y” e di colpo cosa vede il lettore? Quel (-φ) che, stando al tuo amato Lacan, ti fa correre dietro  a toccare il culo a tutte le donzelle che lo dimenano…
VS Sai cosa scrive uno che ha curato un’enciclopedia dei fumetti su di te? Che sei un fumetto per adulti, non privo di approssimati riferimenti culturali e di sferzante ironia, e, dulcis in fundo, appartieni al genere prediletto dal Marchese de Sade…
Ph Perché, c’erano i fumetti ai tempi di Sade?
VS Pensa cosa sarebbe un bel librone XL o “Sumo” della Taschen su Phoebe Zeit-Geist, e glielo mandiamo a quel compilatore, così gli fa le fotocopie a Sade! Io, fossi in te, mi farei ridisegnare da Crumb…
Ph Oh, Dio, ma sei proprio ossessionato dal podice enorme, tu, non è Crumb quello del large bottom e che fa il low center of gravity pari a 2/3 del corpo di una donna estendendolo, prima,  dalla vita all’incavo delle ginocchia e, poi, da lì ai piedi con le sue developed legs?
Robert Crumb Ideal Woman
VS Beh, il tuo power center, però, ammettilo, è tutto incentrato sull’assetto inclinato in avanti del podice e del pube…
Ph ….
VS Perché mi guardi così?
Ph E’ l’angoscia, Vuesse: mi aspetto, da un momento all’altro, che questo bel tomo a nome Gaudio o Freud che sia si trasformi in uno strano e sadico individuo in divisa dell’aviazione militare nazista, che brutalmente mi strappa il vestito di dosso e mi sodomizza…
VS E’ l’inizio della tua storia, questa; però non ti ha sodomizzato subito, che coglione!
Ph Che risultato ho fatto nel test sulla castità, quello che hai fatto per “La Stampa”?
VS  28, il massimo.
Ph Idiota! Non ci credo…
VS Però hai superato 20 e quindi per te il mito della sessualità non è tramontato, anzi ritieni che ognuno faccia sesso sotto qualsiasi forma, tollerando anche quelle forme un tempo considerate anormali e ora tollerate in virtù del rispetto del Genital Myth. Insomma, anche senza partner, anche senza amore, bisogna andare avanti e fare sesso a ogni costo.
Ph Questo scrivevi tu negli anni Novanta, e ti pubblicavano? Come ho fatto a fare più di 20 punti?
VS Per le risposte che hai dato.
Ph Grazie al passero, ma che scemo!
VS Tex invece era un celibe ascetico, ecco perchè lui in California manco una pippa, invece tu…
Ph Certo che se fossi venuto tu a salvarmi in California…dove mi avresti portata? Nella Culavria?
VS Dio, Phoebe, ma davvero tu sei un portento , sei un Ph, sai delle cose che nemmeno all’Università della Calabria!
Ph Che, è risaputo, le cose che colà uno apprende, nemmeno la liste massoniche sequestrate da Cordova riescono a darti lo stesso effetto patafisico!
VS Ho letto che hai fatto parte del balletto del Marchese de Cuevas, la cosa mi ha incuriosito perché avevo una zia affissa nel mio stato di famiglia che era andata maritata a un tale a nome della Cueva, un nobile pur’esso, uno che la sapeva lunga sulle imbarcazioni e sui sabotaggi della banda Pignatelli principe di Cerchiara nel Golfo di Taranto durante l’ultima guerra mondiale.
Ph Quando fai parte di un fumetto erotico, devi avere un curriculum appropriato.
VS Sarà per questo che Druuna non entra nelle enciclopedie dei fumetti?
Ph Chi è Druuna?
VS Ecco: ti potresti far disegnare dal disegnatore di Druuna, se non vuoi Crumb, e poi fate il “Sumo” da Taschen.
Ph E tu lo compreresti a quel prezzo?
VS Taschen, ne sono certa, preventiverebbe una copia per chi ha tolto dall’oblio del fumetto fantaerotico  una delle colonne del genere.
Ph Non ne sarei tanto sicura, Vuessino caro. Quelli, sì e no, ti manderebbero il catalogo…anche se, visto che adesso il catalogo è in vendita, mi sa che neanche quello ti manderebbero.
VS Parliamo un po’ di abbigliamento. Tra questi leggings della Nordstrom quale ti piace di più? Cybersix ha scelto questoE
Ph Chi? Cyber..
VS Viene dal tuo genere. E’ un pezzo di donna patafisica che non ti dico! Però, in verità, mi riferivo a Eva Kant la complice di Diabolik.
Ph Per come stai moccolando, ci credo. Comunque, anch’io scelgo questo. Contento?
VS E della Balmain?
Ph …Questo.(Lo stesso di Cybersixquello da 940 dollari E ). E adesso, che facciamo, ti faccio vedere come mi stanno ?
VS Se vuoi.
Ph Ma questa operazione te la fa fare il giornale o il venditore di jeans? Sono gli sponsor dell’intervista?
Una pagina  del fumetto
disegnata da Frank Springer su testo
di Michael O'Donoghue
VS No. Come disse il compilatore della tua voce nell’enciclopedia, sono approssimati i riferimenti culturali ma sempre di cultura si tratta, è il sistema della moda di Roland Barthes, visto che l’hai nominato prima.
Ph Il sistema della moda di Barthes, te l’ho detto che sei il figlio, e tu fai il sistema della cul-tura, e poi danno dell’approssimata a me che sono Ph…Dai, Vuesse, chiudiamola sta farsa: dammi i numeri della mia antropometria, ci beviamo un caffè e me ne torno in California a farmi frustare a sangue dal mio aguzzino nazista, che, in verità, è il Marchese de Sade.
VS Per come sei messa oggi, dentro i canoni di questa società dello spettacolo tra transpolitica e trans economia, nel pieno dominio della mafie e delle massonerie più oscure e più sfacciate, sei una normolinea mesomorfa, alta quasi 1.70 e con un peso di oltre 60 chilogrammi: avresti l’indice costituzionale superiore a 53. Dovresti avere un indice del pondus alto molto denso, il valore va da 20 a 12, in ordine decrescente, pertanto il tuo sarà 16: altezza 169 – (hips 92+ 61 kg=)153= 16. L’effettivo indice costituzionale, pertanto, sarebbe questo:  92 x 100= 9200 : altezza 169= 54.43, che sarebbe l’indice costituzionale di Lehre, che, per L e R, è 54, “dottrina”,”teoria”, e di “Ruhm”, che, per R e M, è 43, “gloria”, “fama”. Come se tu fossi l’eroina dello spirito del momento che pratica la dottrina della fama…ma se al giornale non volevano l’intervista che non sapevano chi fossi?
Ph Essendo quella dell’ I.C. 54.43 e dell’indice del pondus pari a 16, nello spirito del momento, dentro la transestetica di Jean Baudrillard , ammettilo, non posso che inforcare questo bel jeans Balmain e andare a fomentare la pulsione sadica dei visionatori. Addio, mio bel poeta , se passi da Anversa, fammi un’e-mail che così facciamo cominciare un’altra mia storia, lo spirito del tempo e il gaudio, altro che teoria della gloria!ž  di v.s.gaudio

Luciano Troisio│ Lo Zen di Ch’ien Chung Shu

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Indimenticabile fu l’incontro con Ch’ien Chung Shu, un altissimo personaggio cinese, impossibile da avvicinare. Nemmeno la nostra addetta(una grulla con le stigmate della gaudente-sussiegosa “prima repubblica” cui mi affidavo per fissare gli appuntamenti) era mai stata degnata di attenzione. Lei abbozzava, e fu talmente villana da telefonarmi a mezzanotte, per chiedermi se poteva “accompagnarmi”, imbucandosi alla romana, una certa dott.ssa *(ora potente sinologa). L’illustre personaggio mi aveva ricevuto subito riservandomi venti minuti, ovviamente solo in quanto latore di un’importante lettera dall’Italia. Ero arrivato con la lunga macchina nera e autista(sempre a disposizione, previa presentazione di un magico tesserino). Quest’uomo vestito modestamente della divisa di Mao, eppure elegantissimo, mingherlino e quasi sofferente, mi ricevette sulla soglia del piccolo appartamento, certo non degno del  suo alto rango; dopo i cordiali convenevoli, e affidatomi il messaggio di risposta, mi concesse(metà in inglese, metà in francese) anche una breve intervista, rispondendo in modo originale e penetrante. Alla domanda: “Cosa pensa dell’attuale produzione letteraria europea?” Rispose: “When a new book appears I read an old one(Quando esce un nuovo libro io leggo un libro vecchio)”. Frase altamente polisemica su cui poi riflettei a lungo. Ne scrissi anche sulla rivista “Zeta”. Alla domanda: “Quali sono i più importanti fatti storici degli ultimi secoli in Europa?” rispose: “Il fatto più degno di nota è la Rivoluzione Francese, ma è ancora troppo presto per formulare dei giudizi definitivi”. Venendo poi a parlare del Maoismo, laconicamente disse solo: “Temo che non durerà a lungo, comunque non più di due o tre secoli”.

(…)

èda: luciano troisio, nuvole di drago.un’idea della cina, in: idem, nuvole di drago. otto itinerari asiatici, edizioni il foglio, piombino 2009


░ Bianco Gaudio

♦ Il papale GR™, o il realone?

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Il doppio “Gran Royale”
by Gaudio Malaguzzi

L’analemma esponenziale di Gessica, che è, appunto, questa “Jess” con la sua “Lurker”, è proprio con lo schema verbale di “lurk” che riappare, transita, al meridiano dell’oggetto adel poeta: “lurk” è il verbo intransitivo “appiattarsi”, “stare in agguato”, lo schema verbale tipico di quella ragazzina in bicicletta che si appiattava sul manubrio e stava in agguato continuamente, in quei pomeriggi, per sorprendere il fuggitivo, o chi tentava la fuga, il poeta; e c’è in questa tenera e sfacciata e ostinata funzione del “surplace” anche lo schema verbale “lure”, che è l’”adescare”, o l’archetipo-sostantivo “lure”, visto che stando ferma si fa sostantivo, che è l’”adescamento”.
La Lurker di Jess, quando improvvisamente appare al meridiano del poeta e fa riapparire il fantasma di quella Gessica col mutare delle stagioni, e Jess è perciò chi sta in agguato, chi si appiatta, perché il fuggitivo venga bloccato, fulminato dalla potenza patagonica della Lurker, ha la sella, il sellino,senza il Royalgel[i] e reca la scritta “Gran Royale”, che, essendoci stato il gioco dei bigliettini e il foglietto, porta innanzitutto al formato del foglio chiamato “Realone”(che è 50x70 e sarebbe adesso questo poster in cui la sella di Jess, il “Gran Royale” appunto, o il “realone”, se vogliamo,immobilizza, blocca, addirittura lo stampa, lo sguardo del poeta, o del visionatore, allora fuggitivo) e, poi, al formato del foglio chiamato “papale”(48 e 1/2 x 65), che, riandando al numero di Gessica, che è 14, risolto ancora in una sola cifra sarebbe il 5(1+4), che è appunto il tarocco del Papa, che è speculare per la funzione al “Gran Royal”, e quindi al trono, che è la sella, il monumentale seggio per accogliere quel proporzionato deretano di quella intronata ciclista della controra.
Se andiamo a calcolare il numero di Jess è il 28 che otteniamo,che, manco a farlo apposta, è il “doppio” del numero di Gessica, ma, nel sistema dei Tarocchi, ed è questo l’essenziale, è il 2 di Bastoni, che è la carta dell’alleanza, o del “dispositivo di alleanza”, che, doppiando quella Gessica, incrocia, abbina, combina, 2 bastoni, l’uno sull’altro, quello di allora e quello di adesso, quello che doveva essere per Gessica e questo che è per Jess, o 2 sellini, o 2 manubri, 2 canne o tubi orizzontali. I taroccologi, che ne sanno una più del diavolo, aggiungono che l’arcano subisce l’influenza dell’arcano 5, cioè il Papa e quindi del “Gran Royale”[ii], del “papale” e del “trono”, che, in gergo, è il deretano.
Il ciclismo, o la bicicletta,va a finire, è questo 5 contro 1, il Papa contro il Giocoliere, la battaglia dei Gesuiti, il “farsi una sega” o specularmente, se chi sta sulla Lurker è intronata sul “Grand Royal,”far fare una sega”, ogni volta, è naturale, che, pedalando, transita al meridiano dell’oggetto a del visionatore.




[i] Si spera che per questa sella montata sulla Lurker di Jess non ci fosse ancora in atto la tecnologia del Royalgel, per il quale test scientifici dimostrano la riduzione della pressione sulla zona genitale e ischiatica oltre il 40% rispetto ad altri gel, perché questo comfort e sollievo toglierebbe il peso alla libido su cui l’oggetto a sta facendo la giusta pressione nel surplace e negli altri esercizi di appostamento e di agguato.


Julie Dibens
[ii] Resta il dubbio sulla maestosità regale del deretano di Gessica  e di Jess per via della sigla che, stando scritta così (“Gran Royale”) non è dentro la lingua inglese e nemmeno in quella francese, anche se, così stando “GR”, con la “e” aggiunta “royal”, dubbi sul genere della maestosità regale del trono non ve ne sono. E, quindi, dal nome della cosa all’acronimo, il “Gran Royale”, che è il sellino della “Lurker”, e il “Gran Royal”, che dovrebbe essere l’ampio, esteso, spazioso, come il surplace, deretano di Gessica e Jess, verrà denominato “GR”, il “GR di Gessica vs Jess”? E’ incredibile però notare come , nel sistema analogico delle corrispondenze dei 78 tarocchi, l’acronimo GR combini, con le lettere G e R, l’arcano 3(=lettera G) e l’arcano 20(=lettera R), cioè la posa(splendida e sontuosa e abbondante) dell’Imperatrice(siamo sempre nell’abito del Royal) e il punto di transizione tra l’idea e l’azione(la sosta del surplace e di lurk) del’’arcano 20 , il Giudizio, che, stando a quanto ne scrive V.S.Gaudio in Tipologiadi Julie Dibens su “pingapa”, è il numero di Julie Dibens), quello della modificazione prossima inattesa, la sorpresa della sospensione patagonica che ha Julie Dibens, e hanno anche Jess e Gessica con il loro bikelurk.

♦ Il meridiano del poeta e il pondus di Ide™

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Il pondus 14, l'indice molto-alto di Ide

I 194 passi del poeta e l’indice del pondus di Ide
I passi del poeta, per arrivare al sottopasso, al cospetto di Ide sono 194, che, nella tavola numerica, nella lingua della kapëz, corrisponde a Të pàrë, “vista”, “occhio”, ma anche a Ide para, ovvero “Ide al cospetto”, insomma i passi per essere al cospetto di Ide. Ma 194 potrebbe essere anche il numero di Ide pìrje, che corrisponderebbe più o meno alla “bevuta” o “fumata” di Ide. Se si tiene conto che il poeta, partendo anch’egli dal punto di uscita da dove abita, arrivi al cospetto di Ide e dia atto alla sua bevuta o fumata in ragione del 194, che è il grado che nel cosmogramma egli oppone a Giove, il sintéma dell’apparizione e dell’esposizione, si capisce che la bevuta non può che essere fatta alla tedesca, e anche la fumata, per questa opposizione, non potrebbe che essere come minimo alla turca; 194, nel cosmogramma del poeta, è quasi il grado della cuspide del Fondo Cielo, per cui sarebbe a nord, dove il poeta si dirige per essere al cospetto di Ide, che, quando gli era apparsa, anche se lui veniva da est, era a 118-120 passi da dove il poeta stanziava abitualmente, e 120 è il mezzopunto tra Ascendente e Sole. I 128 passi che portano il poeta all’altezza dell’uscita di Ide per raggiungere il sottopasso, nella lingua del poeta, corrispondono all’azione “Ti innaffio”, oppure “Ide innaffio”; in shqip sarebbe “Ide nef”: più o meno la navata di Ide. Che è speculare ai 66 passi di Ide, che, nel tarocco, sarebbe la “regina di denari”, che viene raffigurata in piedi e protetta da una ringhiera, proprio così come apparve al poeta: la balaustra forma, nel tarocco, il simbolo della Vergine, il secondo segno del trigono di Terra, in cui Ide , stando ad alcuni indizi, potrebbe avere la Luna, e in cui, di sicuro, ha Plutone, che se non è lui il Becco di Mendes e quindi il 66 chi potrebbe esserlo? Questa regina rappresenta una donna abile a usare una buona posizione, scrivono i taroccologi, e Ide, quando si fece trovare in quella posizione, in piedi sul balcone di culo all’occhio del poeta, non era che la regina di denari, abile nell’assumere la posizione esatta per la visione del poeta; insomma , il 66 dei suoi passi è speculare al 194 dei passi del poeta che è, nella lingua di Ide, “Të pàrë”, cioè “vista”, “occhio”.
Ide Dafìnashìtës è una normolinea mesomorfa che, per avere quell’immane, ampio e poderoso podice, dandole un’altezza di 166 centimetri dovrebbe pesare non meno di 60 chilogrammi per avere l’indice del pondus pari a 14, che corrisponde a un valore molto alto(la forchetta del valore alto va da 20 a 12, più decresce più l’indice è alto): l’indice del pondus pari a 14 ci riporta al 14 che è il “toro” e quindi in qualche modo alla “Porta della Luce” di Ide: insomma, pare che non ci siano dubbi, il podice di Ide che ha l’indice del pondus 14[i] non è che il podice della Porta della Luce; i 66 centimetri, più del metro, per l’altezza, essendo i suoi passi per farsi fare la “fumata” o farsi la “bevuta”, sono alla stessa altezza della buona posizione da cui si pose alla vista del visionatore. 14, infine, nel cosmogramma di Ebertin a 90°, è uguale al 194, che è il mezzopunto Giove/FC/Nettuno del poeta: è proprio la “porta della luce” che abbaglia il cammino del visionatore, 14 è Ide con la sua porta e 14 è il poeta con il suo meridiano, dove, dall’apparizione fatale, per come si muove l’analemma esponenziale dell’oggetto a, farà il passaggio il podice di Ide per farsi la bevuta o la fumata.  Curiosa la corrispondenza del suo indice costituzionale: 91 podice x 100 = 9100 : 166 altezza = 54.81, che nella tavola numerica sarebbe, il 54, l’aggettivo “i lìrë”, che è “ampio”, “largo”, e il podice di Ide è i lìrë, ampio e largo, ma anche “vacante; “libero”, “disponibile”, addirittura “a buon prezzo”, quindi da riempire con la famosa bevuta alla tedesca. L’81 qualificativo dell’indice costituzionale rimanda allo schema verbale “fitoj”, che è “ottenere”, “conquistare”. Il podice di Ide o Ide Dafìnashìtës stessa il poeta la ottiene a “buon prezzo”(i lìrë), insomma è “disponibile”(“i lìrë”) per essere “vinta” o “guadagnata”(“fituar”, participio di fitoj).
da:  Se fosse l’antologia dell’ Ide-Dukem(…l’apparire di Ide) ♦ 3 



[i]L’indice del Pondus si ottiene così: altezza 166 cm – (fianchi 91 + peso 61=)152 = 14.



DRUUNA SHQIPTARE ▌V.S.Gaudio

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Incontro Druuna influenzata a Durrës. Da tempo, pur nel mistero che avvolge la sua Herkunft, si vociferava che fosse di etnia albanese, tanto che molti hanno presupposto che dietro la mia Aurélia Steiner di Durrës ci fosse la morfologia mesoendomorfa ma compatta come il legno di Druuna. Difatti il lemma dru-riè “albero”, “legno”; l’aggettivo drunòr è “legnoso”, “ligneo”. L’abbiamo intervistata in shqip, una lingua che padroneggia bene, anche se, in merito alla sua effettiva Herkunft, non ci ha svelato niente. Comunque ha preteso Beckett in shqip e abbiamo tradotto per lei qualcuna delle Mirlitonnades[i]che Beckett incominciò a scrivere nel 1976.



©Paolo Eleuteri Serpieri
Druuna Drunòre Druuna Di Legno
VS Nga vjen?
Di dove sei?
DRUUNA E ti nga vjen?
VS Nga Gaz!
Da(De) Gaudio(ma può essere anche: Gas; vs assonanza di Gaz con dialetto saraceno:”Caz”).
D O prej gaz!...prej caz...
O da gas!... o da gaudio...da(de) cazzo... La preposizione "prej" sembra più a tono con il cognome originario, difatti “nascita”, “provenienza”, “origine”, “matrice” si dice in shqip: prejàrdhje.
VS Si quhesh?
Come ti chiami?
D Druuna.
VS Druuna. Emër. E i mbiemër?
Druuna. Nome. E il cognome?
D Drunore.
VS “Legnosa?” Druuna Drunòre? Pra: “Una di legno legnosa”?
“Pra” vuol dire “cioè”.
D  Po. Nuk është“una di legno legnosa”. Është: Dru=legno.Unë:io. Drunòr: legnoso.Do të ishtë: “legno io legnoso”: Drùnë Drunòr. Pas i mbiemër ka qenë femèror: Drunòre. Kuptoni?
Sì. Non è “una di legno legnosa”. E’: Dru=legno, Unë: io. Drunòr:legnoso. Sarebbe: “legno io legnoso”: Drùnë Drunòr. Poi il cognome è stato(fatto) femminile: Drunòre. Capisci?
VS Kuptoj. Druuna e Shqiptare! O: atë Shqiptar?
Capisco. Druuna l’Albanese! O: padre Albanese?
D I poet kuptuaka!
Il poeta capisce! (“kuptuaka” è la terza persona del presente ammirativo di kuptoj…)
VS Druuna, si je?
Come stai?
D Jam me gripë. Dhe ti?
Ho l’influenza. E tu?
VS Nuk mëzë gjumi…
Non riesco a dormire…
D  Pse?
Perché?
VS  Të mendoj gjithmonë.
Penso sempre a te.
D Unë jo.
Io no.
VS Është  prapa i fillim e punëve.
E’ dietro il principio della cosa.
D Dhe përpara?
E davanti?
VS (-φ).
D Grek?
VS Midis gabim e penis.
Fra fallo e pene.
D E prapanicë… shkruan?
E “sedere”…scrive?
VS Eleuteri Serpieri ka shkruar këte libër…
E.S. ha scritto questo libro…
D E ti  je torollak që lexon!
E tu sei il fesso che legge!
VS   Karakter është i madh…
D E ti prandaj je miop e ke pagjumësisë ?
E tu per questo sei miope e hai l’insonnia?
VS E rreh “k”…
La pulsione “k”
D E (-φ) që të fërkon. Gëzuar , Lacan! Gjithmonë Lacan, ti?
E (-φ) che ti frega. Cincin, Lacan! Sempre Lacan, tu?
VS E ti atëherë gjithmonë më kap trangui?!
© Paolo Eleuteri Serpieri

E tu allora sempre a pigliare cetrioli?!
D Oh, i poet xheloz!
Oh, il poeta geloso!
VS Ti je i personazh që   e kap më një tjetër në vrimë e prapanice.
Tu sei il personaggio che lo prende più di altri nel buco del sedere.
D E ti je i poet që e kap më një tjetër në dorë.
E tu sei il poeta che lo prende più di altri in mano.
VS Gjithmonë më pak se ti. E pastaj  unë kap tim në dorë. Sikur të përfytyroj, nuk përdor e dorë…
Sempre meno di te. E poi io prendo il mio in mano.Se penso a te, non c’è bisogno di prenderlo in mano(non uso, non mi servo del)la mano…
D Oh, i qitës kaluar!
Oh, il tiratore trascendente!
VS Do të deshiroje që të vizauakësh një tjetër, Manara, Trillo, Jordi Bernet?...
Vorresti che ti disegnasse un altro, Manara, Trillo, Jordi Bernet?
D Jo.
No.
VS Je e mirë ashtu? E pikturon i fortë, Eleuteri?
Stai bene così? Lo pittura consistente, Eleuteri?
D Ti je budalla.
Tu sei scemo!
VS Ke lexuar  tim artikull në “lunarionuovo”[ii]?
Hai letto il mio articolo su “lunarionuovo”?
D Jo.
No.
VS  Ke lexuar tim post në “gaudia 2.0”[iii]?
D Jo.
VS çfarë lexon përgjithësisht ?
Che leggi generalmente?
D Revista pornografika.
Riviste pornografiche.
VS Mall e qime?
Roba di pelo?
D Qime, lëkurë e penis.
Pelo, pelle e pene.
VS Në italisht bëhet shumë “p”
In italiano si fa più, molto, “p”.
D V.S., në Szondi jo, nuk na vij.
V.S., in Szondi no, non ci vengo.
VS E ku shkojmë?
E dove andiamo?
D Në një vjershë.
In una poesia.
VS Një ime poezi ?
Una mia poesia?
D Një poezi e Beckett.
VS E fortë e që shummolon?
Dura e che fa lo shummulo?
D  Je  më i keq i Veblen. Një (-φ) intensiv: “un coglione eterno”.{in italiano}
Sei peggio di Veblen. Un (-φ) intensivo: “un coglione eterno”.
Druuna in un'altra Beckettiana

9.
së pari
prej sheshtë mbi fortë
e djathta
apo e majta
nuk ka gië

pastaj
prej sheshtë mbi e djathta
apo e màjta
e màjta
apo e djathta

më në fund
prej sheshtë mbi e màjta
apo e djathta
kuk ka gië
mbi tërë
e kokë
(d’abord/à plat sur du dur/la droite/ou la gauche/n’importe//ensuite/à plat sur la droite/ou la gauche/ou la droite//enfin/à plat sur la gauche/ou la droite/n’importe/sur le tout/la tête)

13.
natë që bëjen shumë
lùtem të agim
natë prej hir
perëndon
(nuit qui fais tant/implorer l’aube/nuit de grace/tombe)
16.
ai që kanë të sy
keq parë prej mirë
të gishta lënë
prej mirë për të zhvilluar
shtrëngo i mirë
të gishta të sy
i mirë
kthehet më mirë
(ce qu’ont les yeux/mal vu de bien/les doigts laissé/de bien filer/serre-les bien/les doigts les yeux/le bien revient/en mieux)

22.
të marra që tosht
kurrë më shumë
shpejt
rithoni
(fous qui disiez/plus jamais/vite/redites)

29.
më kembë i patùndur
megjithëse nuk duke presur
ai i kalon përpara
duke shkuar pa qëllim
(de pied ferme/tout en n’attendant plus/il se passe devant/allant sans but)
30.
sapò gjuai i vetmùari-vendi e kokë
që qe e qetësì pas e furtunë
(sitôt sorti de l’ermitage/ce fut la calme après l’orage)

VS Kur është ajo që pëlqen të shumë?
Qual è quella che ti piace molto?
D Ajo që më pëlqen më shumë. E i poet intensiv (-φ) ka  ngazuar edhe Beckett në  ide fikse i gazi!
Quella che mi piace molto. E il poeta intensivo (-φ) ha “ingaudiato” anche Beckett nell’ossesssione del gaudio(ovvero, lo fa capire nella pronuncia Druuna, del “caz”→assonanza gaz: caz: dice con il suo particolare accento shqip: "ide fikse icàzi")!






[i] Le Mirlitonnades intere saranno, comunque, pubblicate in versione shqip su “Uh Magazine”.In verità, l’intervistatore le aveva già tradotte nel 2006. Per la pronuncia della lingua shqip, ricordiamo alcune regole: la ëè muta o semimuta; la c si legge come la z di stazione, prezzo; la ç è una c palatale, come cena; dh, come l’inglese th di there; gj ha un suono intermedio tra gi e ghi; j come la i di iuta; qha un suono internedio tra ci e chi; sh vale sc, palatale di sciarpa; xva letta come la z sonora di zona; xh va letta come la g palatale di gelato; yè la u francese; z  è la s sonora di isola.
[ii] V.S.Gaudio, Tipologia di Druuna, “Lunarionuovo”n.12,novembre 2005
di v.s.gaudio 

I Test di Paperinik ♦ Sei un vero Leone?

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I Test Astrologici di Paperinik 
di Vuesse Gaudio
bSei un vero Leone?
“Topolino” n.1392
Arnoldo Mondadori Editore

Milano 1 agosto 1982


"Topolino" n.1392


♦ La democristiana e la voglia di shummulo

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Questa è la Mila di Joseph Auquier
che è buona per lo shummulo ortodosso
non per lo shummulo frontale e socialista
La socialista shummulabile

bygaudio malaguzzi
L’avete voluto tutti un governo socialista, disse Thomas Bernhard[i], e adesso potete rendervi conto che proprio questo governo ha dilapidato tutto, e mi venne da pensare a quell’altro nostro socialista che era come il Cancelliere di cui a Thomas Bernhard un uomo volgare, scaltro e rapace che si era servito del socialismo come strumento per soddisfare la sua libido, e, Dio santo, quelle palle turgide che a un certo punto quell’attrice in odor di garofano aveva. E così aveva fatto tutto il suo gabinetto, a guardarla lì in quell’albergo del suo regno e a farci lo shummulo, che, è questo che pensò il poeta, l’ho inventato io nel secolo dopo anche se già lo facevo all’epoca di quelle tette così turgide, due meloni che uno, potendoli mettere in vetrina, fa una fortuna con una bottega di ortofrutta, anche i cetrioli, visto che c’è lo shummulo, che, per farlo, ci vuole molto, shumë, liquido e una pompa, per innaffiarli i cetrioli, cosicché lei venga a fare la posizione della mula[ii] per raccoglierli proprio quando il poeta li sta innaffiando con la pompa in mano, e mai in tutta la sua storia, il nostro paese era caduto così in basso, mai in tutta la sua storia era stato governato da gente più abietta e in combutta con gli ombroni, che popolo sciagurato, disse Thomas Bernhard[iii]. E, quando vidi il poeta, gli dissi: ma come hai potuto essere abbindolato anche tu da una socialista, anzi da una democristiana, gente ancor più falsa e bugiarda, e di più lei, se si pensa che fosse la nipote di quel ministro che, essendo giornalista dell’albo di serie A,come tutti i suoi fratelli, ma lui dove cazzo l’aveva fatto il praticantato se era politico della Dc da una vita e ministro da sempre, un politico a vita, oppure uno che appena può ed è fatta ha il vitalizio come cazzo è che, pur essendo stato iscrittovi in modo illegale, stando all’articolo 40 della legge dell’ordine, non lo depennano dall’albo?, visto che, stando al 740, ha proventi che vengono da un’altra occupazione, seppur quella di uno scranno a fare chiacchiere o a stare sempre zitti, senza pensare che un giorno sua nipote andrà a circuire il poeta e gli dirà : Dammi la tua…come dite voi laggiù in Culavria? Quella, insomma, la minchia, che ci vuole, l’ho detto, domani avrei dovuto sposarmi ma è la tua minchia che voglio, dai, poeta del mio gaudio fammi lo shummulo! Che dev’essere un vizio di famiglia, anche lei non si rende conto che il poeta, se è per farci lo shummulo, quelle magnifiche, immense, palle di carne di quell’attrice del garofano,i meloni, che allittera meglio la liquidità del suo nome, quelli vorrebbe per far vorticare al meridiano il suo oggetto a,tanto che, questo pensò il poeta allora, quando si tratta di (-φ), piove sempre sul bagnato, dopo di che ricompose la sua pulsione uretrale e scappò via da Torino.




[i] Cfr. Thomas Bernhard, Il soccombente, © 1983, trad. It. Gli Adelphi, sesta edizione, Milano 2010: pag. 134.
[ii]Che non è la “pecorina” e nemmeno la “giumenta di compare Pietro” di cui al Foutre du Clergé de France. E, la cosa è davvero inspiegabile, non vi è traccia nemmeno nel prontuario del maestro Tung-hsüan che disse: “Da un esame accurato è risultato che vi sono solamente trenta posizioni principali per consumare l’unione sessuale”. Le elenca, e la posizione della mula non esiste. Arriva alla 19, pensi che possa essere il Destriero Galoppante, no. Alla 20, Il Cavallo che scalpita, no, la donna si mette sempre supina; pensi che sia la 21, la Tigre Bianca che salta, ma si mette a quattro piedi e l’uomo si inginocchia dietro. Arrivi alla 29 e c’è l’Asino di Tre anni, forse è questa: no, la sottoponibile allo shummulo si mette a quattro mani sul giaciglio e l’uomo sta in piedi. Si, l’uomo sta in piedi, ma la shummulabile pure sta in piedi e si piega sul ventre e mentre poggia la mano sinistra sul ginocchio sinistro per rapportarsi alla posizione del poeta comincia con l’altro mano a raccogliere cetrioli, mentre il poeta, che è accovacciato, incrocia lo sguardo di verifica della prossemica della mula, oltre l’arco ogivale del suo ginocchio sinistro.
[iii]Ibidem.


░ 'A petra du truonu

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attraverso l’impalcatura, nel lampo, ‘a petra du truonu,
o nell’angolo in cui è immerso la strettezza indicibile del tuo proprio
che essendo così cavo o denso, lui che si dà
eppure non si tocca ed essendo così toccato è forse
più semplice dire che lo dai a chi parla dolce
corpo e ha umida l’anima, la minchia di questo
spirito che potrà essere in fondo il disegno della cavalcata
di confine o il desiderio che ha il filo sottile
o la bocca di fuoco di un cannone Parrott
il giunto, il buco, la bordata ca ti allenzu
tra la superficie del verde e l’articolazione di stâmparélli
lo gnomone del proprio indignato e il sentiero di wenza pisciata
e miele ch’ampracchja che in fondo costeggia
l’asse dei solstizi tra est ed ovest su questa alta linea
che in montagna allontana e rende più profonda la sera
tanto che lascia vedere il giorno fino al grigio
curvo sul legno dove poggi u culu c’è il peso
unto del tuo grišo(w)u sulla siepe su questa linea
dei beni che mischia l’azzurro del podice e
la pastura verde di minne grânnare  e tese contro il cielo
che tagliando sole e i cumuli di limusa di murfusune
e pozze di sperma e allenza laggiù dove il vento
largo ha il sapore di lampo, ‘a petra du truonu, e l’erba balza
tra timpano e olfatto brusio e odore denso di cacazza
pelle che è scorza e legno, chignju grânnaru e culo, labbra
e capocchia,pallânti e sperma, topinaru e rârica i filice,
dove tutto scende per gradi lontano dal tramonto
la montagna preme e poggia il tuo culo
da tutte le parti mischiato di bestie e gambi
è spaccato sulla linea che va salendo
o cade all’orizzonte intanto che le folle camminano
e tornano e chi è salito quassù supr’a spaccusa
scende e torna ridendo alla città dove tutto
si richiude tra le tue gambe e la camicetta aperta
sdraiata prima di afferrare gambe e braccia,
mutande e minchia, notte che si rovescia
fino al ventre profondo sotto le dita, in bocca,
lungo lo gnomone, fin dentro il buco con cui
il tempo viene all’estremo canto e grido della notte
u furguwune supra ‘ndrappa
u ddrugu indi i pallanti c’ampracchja cianciarusu ‘i chignju
oh riarmune che infarconata è quista
‘stu chignju è ‘nu ‘mbrògliu e ménzu
è minchia i Parrott e ‘a minèca du strangèlle ‘e justrusi
u pizzica alla spaccusa e du strangèlle ‘e justrusi
furguwunija a strangella sàntusa e carnante pu mârcune
‘ntrocchja e strocca ’ndignata pu chignju grânnâru
alla spaccusa e allu riârmu grânnâru
u càwiu da spaccusa
a vulla allenzata
a vulla pi fušcare a wenza toga improprio
supra u ddrugu da Sila u togu da spaccusa
furguwunija a shcumàre fino a ch’ambruna u munnu
ca ci rimane u dittu
u spirdu parrante
u picciune wenzato supr’a Spaccusa
‘nchjummata acchjù non posso
shcumaddrugu e carriola
ca ci resta ‘a numminata
u picciune togo da Sila
‘a petra du truonu
‘u marsianu ca sicca
cugliuni e zibidei
daU Togu du Marsianu
'A petra du truonu e la luce del marsianu

Lo Zâr di Jeanne Damien ♥

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photostimmung by blue amorosi
Lo Zâr di Jeanne Damien, la Jument du Solstice qui va à la Braderie d’Automne


Jeanne Damien, in jeans e hunter boots , che ha del selvatico-domestico ed è piena, lo muove convinta, è nello stato di Zâr, lo stato di posseduta omologo a quello di tentazione sessuale: “Lo Zâr, quando discende dal suo cavallo attraverso il gurri, è come un marito che si unisce alla moglie nell’atto carnale”[1].
Dal solstizio estivo, nell’angolo del glande del desiderio di S.Giovanni, alla Fiera della Perdonanza, al Fratel Glande, al Capocchione Benedetto dell’equinozio, il tempo della Grande Braderie d’Automne.
Jeanne va alla Grande Braderie come se andasse alla Fiera della Perdonanza per la notte del Capocchione Benedetto.
Jeanne, si raccomanda a Saint Côme perché “lo vuole così”, e nel giorno della Perdonanza il desiderio, che si era destato e che lei aveva destato, viene soddisfatto: il Poeta, difatti, nel giorno della Grande Braderie d’Automne,la “fantasmizza” celebrando spontaneamente come se fosse uscita da sé dall’inconscio che aveva chiuso l’heurt dell’incontro del solstizio, con il capocchione in culo  e in figa, al modo del Maestro della Fiera della Perdonanza, il Capitolo, e Jeanne sente, nello stesso momento, il cazzone che la sconquassa, fantasma covato dal solstizio: il Gran Carillon in concerto con le 70 cloches suona il ringraziamento a Saint Cosme:”Così lo vuole e così lo sta prendendo: il capoccione benedetto sia il godimento di Jeanne ad ogni suonata del desiderio”.
Lo Zâr l’ha presa. Dicendo “il Poeta è il mio cavallo”, si piega all’indietro e canta.Poi si mette in ginocchio, le cosce ben divaricate, il culo dolcemente poggiato sull’ombelico del Poeta, che entra tra le stanghe e vi si piazza in modo da aver le anche tra le cosce della donna; lei impugna lo strumento del bonheur, lo mette in funzione, e fa tutti i movimenti che le ispirano i suoi gusti, e il desiderio di fottere e di essere fottuta. Sono tanti i modi di lavorar di culo della Jument de Compère Jean, la Jument du Solstice qui va à la Braderie d’Automne.
Le carilloner, questo suonar a festa, lo scampanellare, è anche “le carilloner du Con”, questo atto “chambert”, c’est-à.dire bavard et indiscret, con cui si annuncia al mondo che è in atto lo “chambardement du con”.
Le poète chambré à Chambéry avec une dameaguichante qui le carillonne le cas;Madame chambrée à Chambéry avec, ou sans, un poète chambert qui le carillonne le con, son Calibstrix, le gros carillon de Chambéry qui au samedi chambarde 70 cloches par chacun des deux Angelus.
Sylvie Crozet, Claire Cavalcanti, Jeanne Damien, Blanche Wienec,Silvia Crocetti, Valérie Andesmas, Bridget Mare, la Pigeonne lyonnaise, le Grand Carillon de Chambéry est pour elles qui sonne, il est le concert du con savoyard, le con du carilloné, la foire du Bonheur, la Grande Braderie de Printemps et d’Automne, ma anche le marché du Noël, les Estivales du Château des Ducs de Savoie au solstice de juin, c’est la Foire du Calibistrix.








da V.S.GaudioChambonheur.

Le Bonheur Chamberien 
© 2004






[1] Michel Leiris, La possession et ses aspects théâtraux chez les Ethiopiens de Gondar,Paris 1958 : pag.80.

♫ Il “Gaudio-Award” per Aurélia Kylie Mynought!….

♦ Pas dëshirë i Poetit | Secondo il desiderio del Poeta

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Pashyrje[i]vs Pasdalje
Ide, quando fu contemplata nel sottopasso, e il poeta sembrava che raggiungesse il gaudio per la pietra patagonica, intanto che il tempo passava disse un giorno: Se “pasdalje” è l’uscita dietro, così come voi lo chiamate brimëbrimë, per fare di un buco il bucone e, poi, quando diventa “boccone”, non si sa più come prenderlo visto  che fa kafshatë ed è, manco a dirlo, femminile come il tuo buco, che pure a chiamarlo vrimë sempre femminile rimane, sempre una nomenclatura che esalta il genere femminile, ma è questo che stavo dicendo, così disse finalmente il poeta, se pasdalje è appunto l’uscita del “pas”, che è “dietro”, “indietro”, “dopo” ma è anche “secondo”, cioè “secondo me”, tanto che tu l’altro giorno è questo che hai detto: “Pas dëshirë jote”, “secondo il tuo desiderio”, e  io ti ho risposto : “ Pas dëshirë jote” , tu  ti sei girata :”Jote!”, e io sono andato più dentro l’entrata dietro e:”Jote, Ide…”, non è femminile pure il desiderio? E l’entrata, dunque? Il poeta pensava che dalje in quanto uscita era pur sempre il numero del diavolo, il 15, e allora sarà meglio che a farmi il “brimëbrimë”, o la?, di Ide continui a farmelo come uscita e pertanto come “pasdalje”, che, anche ufficialmente, è quello insomma in cui sono entrato, e adesso se devo commutare l’uscita in entrata, e il pasdalje cosa diventa? Come si dice “entrata”, Ide? Si dice, rispose al poeta che era dentro dietro, si dice, ooh, aah, come si dice?, aaah, si dice: “Hyrje”. E come il poeta “ngazava” di più, questo disse:”Oh, Ide, pashyrje…Nuk është pashyrie[“Non è l’entrata dietro”], kjo është…shumëpashyrie[“questo”-messo al femminile: “questa” è kjo- è il bucazzo, il superbucodelculo], ma non glielo disse in italiano, non lo tradusse, insomma, lasciò dentro il miele, i mjaltë, dello shumëpashyrje, l’entrata-dietro al superlativo assoluto, l’entratona, l’entratissima-dietro, o l’entrata-dietrissima, la superentratona-dietro. Ide gli disse, quando uscirono dal sottopasso, che le era piaciuto lo shumëpashyrie che avevano fatto, che, insieme così lo avrebbero nominato al proprio desiderio, pas dëshirë jote, disse il poeta;  pas dëshirë jote, gli rispose Ide, pas dëshirë jote…brenda pashyrje ime…[“secondo il tuo desiderio…dentro il culo mio”].[ii]
da: Se fosse l’antologia dell’ Ide-Dukem(…l’apparire di Ide) ♦ 4 





[i]Leggi:”pasc-ürìje”.
[ii]A prosposito del 15 che sarebbe “dalje”, il poeta non poté non restare estrerrefatto per “hyrje”, che, nella tavola numerica del sistema gancio della memoria, era semplicemente il 4, che è, nel commento al tarocco di Eliphas Levi, la Porta o il Governo presso gli Orientali. Ed è il 4, che è l’Imperatore, l’invito, più entrata di così?, il potere, il tetragramma, la pietra cubica. Lalettera ebraica, più heimlich di così non si può, del 4 che è il numero dell’entrata, è “Dalet”, che allittera “dalje”, che è l’uscita!


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