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Elogi e peli sconvenienti: pennelli da guerra, il chubby di Trumper e ‘a figusa di quadarari

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PENNELLI DI GUERRA
By Francesco Merlo | la Repubblica | 17 ottobre 2011
   

Nell’ implacabile guerra quotidiana contro la barba, la mano spiaccica la schiuma e aiuta il pelo a nascondersi mentre il pennello  monta la crema  e drizza il pelo, lo eccita e lo espone. La mano offre all’odiato pelo un’oscura via di scampo, il pennello gli tende il collo nervoso verso la ghigliottina. Insomma anche il pennello e la crema, a dispetto della morbidezza del tasso e della dolcezza della mandorla, sono al servizio della spietatezza delle lame.
    Non ci sono altre armi, né mitragliatrici  né bombe, alle quali siano stati dedicati così tanti studi e investimenti, fantasia creativa, passione e ossessione come ai rasoi e alle lame da barba: una, due , tre, quattro, cinque, fisse e a testina rotante, elettriche e ‘usa e getta’, con inclinazione angolare e turbo … E però solo il pennello dà alle micidiali spade l’intelligenza per stanare le virgole biliose che si affannano giravoltandosi sotto il mento contro senso, contro natura, contro Dio. Se il pennello non avesse già snidato il pelo, mai la lametta, per quanto mobile e insinuante, riuscirebbe ad esercitare la sua chirurgia pulita nelle pieghe del pomo d’Adamo e negli angoli delle narici senza spargimenti di sangue.
    E ci sono pennelli di cinghiale, di suino e persino di cavallo. Ma solo le setole di tasso, morbide e al tempo stesso elastiche, grondanti acqua e mai ammosciate, sanno srotolare il bianco tappeto d’onore sul quale scivoleranno gli ultramoderni rasoi. E’così forte l’identificazione con il tasso che in francese il pennello non ha una denominazione autonoma: si chiama ‘blaireau’ che vuol dire appunto tasso.
    E non pensate che basti un tasso qualsiasi: deve essere cresciuto in libertà e in alta montagna. C’è poi una grande differenza tra le setole scure che provengono dal ventre e quelle lunghe e chiare, soffici e dure, che provengono dal dorso. La classificazione tradizionale prevede pure le silvertip con le punte bianco sporco: in Francia la Plisson  le infila a mano pensando così di infliggere alla concorrenza  dell’odiata Inghilterra la definitiva Waterloo. Ma non è così. Il prezzo infatti sale vertiginosamente e molti pensano che il miglior Plisson non regga il confronto con il mitico “chubby” (grassoccio) di Trumper che non è  classificato‘silvertip’ ma è denso e docile sia nella versione ‘best badger’ sia in quella ‘super badger’, che è più cara (senza una buona ragione). E le setole non sono tutto. Il pennello deve dare sicurezza innanzitutto alla mano. E dunque mai  va provato asciutto sul viso, ma sempre bisogna provarne con attenzione l’impugnatura.
    Alla fine solo crema e pennello ti lasciano sulla pelle la freschezza della libertà come accadde a Kabul quando le forze occidentali riaprirono le barberie che i talebani avevano tenuto chiuse per 5 anni. Pennelli e rasoi divennero il simbolo della guerra contro l’ostinazione irsuta dell’oscurantismo e della lanugine coranica che opprimeva gli uomini e soprattutto le donne.
   E però  nell’eterna lotta tra sbarbati e barbuti non ci sono solo  Bin Laden e gli incartapecoriti mullah e imam, ma anche i visi sbarbati e qualche volta efferati che riempiono le nostre caserme, e ci sono state le barbe  di Gesù e Marx, di Garibaldi, Shakespeare, Lincoln … E’ vero che non ci sono star del rock barbute, ma ci sono barbe che nascondono e barbe che esaltano il volto, e noi a Repubblica abbiamo la barba vincente e benigna di Eugenio Scalfari che è come quella di Babbo Natale, a volte ruvida mai ispida, generosa anche con il tasso, animale protetto.



vuesse gaudio on 18 ottobre 2011 at 00:27.
Chubby-love o la figusa di Trumper?

Lo confesso, il pennello con i peli del tasso mi ha fatto ripensare subito all’ “Elogio sconveniente del pesante” di Jean Cau per via del Bic e anche dell’accendino Crickett, e quello con lo stoppino del nonno.
“Si converrà- chiosa verso la fine del suo elogio Jean Cau- che Bic e Crickett usa e getta hanno ucciso l’amore e distrutto la sensibilità, poiché abbiamo disimparato a essere fedeli a qualcosa e dunque a qualcuno. Provate a dire: ‘Amo il mio Crickett…’Mio nonno a volte tornava furioso dalla vigna. ?Ah! gridava, avevo dimenticato il coltello!’(Diceva ‘il’, non il ‘mio’. Era il coltello in sé, il re, l’unico. Si diceva anche :’Ammezzeremo il maiale’.Non il ‘nostro’).Aveva dell’incredibile che avesse dimenticato il coltello- da qui il suo malcontento- poiché lui e il coltello erano legati indissolubilmente, davanti a Dio, dai legami della terra. Un uomo senza coltello in tasca al villaggio? Impossibile. Perché non una lepre senza orecchie o, in autunno, una vigna senza grappoli?”
Ora, io stavo chiudendo baracca e burattini e poi ho visto il pennello con i peli del tasso, e ora che ci penso mi ritorna in mente anche quella storia del tasso di Campanile, ma non è il caso, la notte è fonda, comunque il fatto è che non so che fare…Provare a dire: “Amo il mio pennello con i peli del tasso?”
Ancora Cau:”Nel regno dei Bic, dei Crickett e della plastica si può caricare un uomo col peso delle sue colpe e dei suoi crimini?(…)Un uomo che si rade con un Bic avrà forse avventure galanti ma non amerà mai profondamente una donna”.
E un uomo che si rade con il mitico Chubby amerà più profondamente di uno che si rade con un Plisson?
Posto questo interrogativo assoluto e radicale,non posso che andarmene a nanna dopo aver correlato il “chubby” di Trumper alla “barba” che, nel gergo dei calderai ammašcânti di cui a “Una lingua nascosta” di John Trumper, è pari pari “figusa”, che, è davvero impensabile, è lo stesso termine per designare “pasta”, “maccheroni” e “carne”…



Hit delle Poetiche Equinoziali 3 • La Lezginka e le Leggi di Murphy

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Se la ballasse così la Lezginka
il grado di accumulazione
sarebbe più cospicuo?

La Hit delle Poetiche Equinoziali dell’Anonima del Gaud

Hit
Poetic-perfomer
titolo
Genus
Ordo
procedendi
Grado
di accu-
mulazione
Posizione
fantasmata
Legge di Murphy
Ornella Muti
Robustum
4
2-3
39-La Balia
“Niente è mai fatto
per le buone ragioni”
(Legge di O’Brien)
Alessia Marcuzzi
Moderatum
2
-
35-La Sentinella
“E’ sempre colpa
del compagno”
(Prima legge del Bridge)
Elisabetta Canalis
Robustum
3
2-3
34-L'Ercole
“L’indecisione sta
alla base
della flessibilità”
(Legge di Schroeder)
Rachida Dati
Subtile
1
4
41-Il sessantanove
“Il senno di poi 
è una scienza esatta”
(Legge di Fagin)
Nicole Minetti
Robustum
4
1
9-Il mondo rovesciato
“Se hai fatto una
cosa giusta una volta,
ci sarà qualcuno
che ti chiederà
di rifarlo”
(Corollario alla
Legge di Denniston:
”La virtù è
la punizione di se stessa”)

Ordo Procedendi
4 eccessivo, madornale, ostinatamente da ciuccio che vola; 
3 acuto e banale; 
2 mediamente banale; 
1 sottile o perfido
Grado di accumulazione
4 excelso, capitalizzazione assoluta; 
3 ha petizioni e affezioni amministrative triple; 
2 ha petizioni doppie; 
1 non urta, non provoca, è gradevolmente accumulativo


Alessia Marcuzzi balza al 2° posto con la fine di un amore:
più equinoziale di questo?



V.S.Gaudio • J'menfoutiste e il treno per Yuma di Françou e Mia Nonna dello Zen

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La giovinezza di Mia Nonna se la svigna 
col  treno per Taranto
La maturità di una persona non si misura dall’età ma dal modo in cui reagisce svegliandosi in pieno centro, o anche nel boschetto del pantano, con le mutande di mia nonna.
Che importanza ha allora la giovinezza, specialmente se avete l’equo canone nel paese dove siete nati e dove tutto, dico tutto, è più o meno vostro e voi pagate l’affitto agli ombroni che, con la scusa della carbonella, vi hanno tolto tutto, dico tutto, l’intero paese?
Se poi la giovinezza se la svigna, fout le camp, peggio per lei, anche perché avrebbe fatto meglio a spegnere la luce, perché la giovinezza non lo sa ma Equitalia, anche a prescrizione avvenuta, pure quando è proprio morta e sepolta, quella la scova e non le chiede: “Beh, dopo tutto te la sei goduta…e allora com’era?”
Non le chiede nemmeno se si era lavati i capelli il giorno prima, figuriamoci se sta a sentire la giovinezza che, poi, dopotutto, nonostante fosse sempre in fuga, i denti se li era lavati sempre regolarmente.
Considerate allora: è veramente così terribile il tempo?
E dunque perché se il tempo non è poi così terribile la giovinezza fout le camp(1)?
Mia Nonna, quella dello Zen [non quella del petrolio della Val d’Agri, che non mi ha lasciato un cazzo, s’è fregato tutto Manolio che gli aveva fottuto la figlia piccola, che, poi, mentre mia madre era proprietaria dell’uliveto a Santo Brancato, lei, invece, della particella contigua, era solo livellaria(sic!) di Scardaccione], quando la giovinezza se la svignò, e lei fu così che dall’oggi al domani, tornando la sera prima dall’ aranceto dello Zen, dove ogni giorno andava ad ammonticchiare le pietre del Saraceno, divenne mia nonna, non si chiese mai se ci fosse un rimedio contro l’assalto degli anni, oppure come mai in centro a Milano non c’era un negozio d’alimentari più che decente; se prendeva il treno, quella buona donna pensava ancora che prima o poi quello fosse il treno per Yuma(2) e forse fu così che la sua giovinezza se la svignò.
Una volta che era in meditazione sotto il nespolo mi disse che la cosa migliore è di comportarsi in modo consono alla propria età. E se la giovinezza se la svigna, si la jeunesse fout le camp, le chiesi?
L’importante è che non passi il treno per Yuma, né per Metaponto  e Taranto. Perché la giovinezza quando se la svigna, in America va ad ovest, qui si fotte come un mezzo vento, tra est e nord, un po’ si leva e un po’ è una freddissima tramontana.

(1)La jeunesse, c’est de la fichaise, ce n’est rien et la fichaise=foutaise=bagatelle.
In argot, se ficher=se moquer=se foutre, ma anche fichtre la jeunesse. E se le foutre=sperme, « la jeunesse qui fout le camp » è… « una sborrata » ?
Mia Nonna dello Zen, che, va da sé, poteva anche essere la nonna di Françoise Hardy, e la stessa Françou come stavano a « foutaise » ? Erano delle “foutistes”?
J’menfoutiste è l’individuo indifferente a tutto ciò che si consuma e passa. Mia Nonna che se fout du monde e Françou qui fout le camp, se ne va, se la svigna dal mio fantasma, non farà più il mio oggetto a: fout le camp de mon objeta?
(2) Quel Treno Per Yuma AKA "3:10 to Yuma", 2007di James Mangold con Chiristian Bale, Peter Fonda , Russel Crowe e Gretchen Mol. E' il remake di un film western con Glenn Ford. Vedi il trailer.
Un quadro dell'orario dei treni della linea 91 del secolo scorso:
da Catanzaro Lido a Taranto

Ezra Pound ● Carta da visita

Hit delle Poetiche Equinoziali 4 ● U Tuppu a pignone grandissimo di Rachida e Nicole

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La Hit delle Nascarelle a schissa e Tuppi a pigna

Questo complimento[“Nascaredda e tuppu tisu”], che esalta due momenti di una persona, (in questo caso del “tuppu”, è evidente il riferimento alla donna), è rivolto a qualificare pregiudizialmente il soggetto. Dalla forma naturale del naso a quella artificiale dell’acconciatura dei capelli, raccolti a crocchia, che dà la sensazione di sporgenza rigida a un elemento per sua natura fluente, il pettegolo sempre pronto a tranciare sentenze su tutto e su tutti, ha già stabilito che si tratta di persona ribelle, scontrosa, difficile da “domare”. “Chissa havi tuppu e nascaredda tisi”. La carta d’identità è servita. [Mario Grasso, Nascaredda e tuppu tisu(Nasino all’insù e crocchia rigida), in. Idem, Cu t’alliscia vol’u pilu?, Commenti e modi dire, saggezze popolari siciliane nel tempo, Prova d’Autore Casa editrice, Catania 2012:pag.99]
Nascaredda e tuppu tisu
nel libro di Mario Grasso
 
Hit

Poetic-performer

titolo

Genus

Nascaredda

Tuppu

Posizione

fantasmata


Rachida dati


 

subtile

xxx

xxx

La Balia


Nicole Minetti


 

Robustum

xx

xxx

Attrazione di milano


Alessia Marcuzzi


 

moderatum

xx

xx

Nuoto a rana


Elisabetta Vanalis


 

robustum

x

xx

L’Ercole


Ornella Muti


 

Robustum

xx

+

 sessantanove

Naturalmente, la Nasca e il Tuppu di Ornella Muti sono più bassi rispetto agli altri tuppu e nasche in virtù del fattore tempo che, come per il pilu, anche se il lupo non perde il vizio, per quanto il genus sia robustum, la nasca e u tuppu  post menopausa nulla possono con l’effetto-Marte di un soggetto più giovane ed elastico.
Legenda

Nasca(naso)
xxx Nasca eccelsamente tesa
xx Nasca moltissima tesa
x  Nasca molto tesa
+ Nasca tesa

Tuppu(crocchia)
xxx eccelsamente a pigna
xx tuppu a pignone
x tuppu molto a pigna
+ tuppu a pigna

 Marcuzzi: u tuppu a pignone per il ..."nuoto a rana"...

Il libro di Mario Grasso
con le nascaredde e i tuppu a pigna...
 

Giovanni Fontana • Sonorité

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Photo di Marco Palladini

7

                  Ascolta da radiodiction 
                           Sonorité 
di Giovanni Fontana
Üradiodiction:giovanni-fontana-sonorite
Üradiodiction.FONTANA-SONORITE-03.mp3


Questa è una versione ridotta di Sonorité
che puoi ascoltare direttamente qui:
la performance di Giovanni Fontana
che dura 6'36"
è stata caricata su YouTube
da Joseph Nechvatal
il 6 dicembre 2010

Nadia Campana • "Palabretta Trastullina"

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Cesena, vista dalla Rocca Malatestiana
"Palabretta Trastullina"

Cartolina verticale:"NADIA 3.6.9 (estrella martir)"

Cartolina capovolta:"(...)ora sono molto felice"

 
E' la 1756 di Emily Dickinson tradotta da Nadia:
cfr.F un-testo-inedito-di-nadia-campana

· Quando ancora, nel secolo scorso, 
anche chi tradusse Emily Dickinson scriveva cartoline...

La Marrabecca di Mia Nonna dello Zen

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V.S.Gaudio

La Marrabecca di Mia Nonna dello Zen

 
L’apparizione della Marrabbecca 
se fosse Cloë Sevigny
 
Di tutte le meraviglie della natura, la Marrabeccaè la più notevole:“La Marrabecca era il mostro che stava in agguato nelle cisterne e negli stagni, nelle grandi vasche(le gebbie) che fungevano da serbatoio per le irrigazioni dei piccoli orti. Guai ad avvicinarsi a portata della vista della Marrabecca, questa avrebbe adoperato la propria facoltà di attirare l’imprudente, fino a farlo precipitare nell’acqua, quindi finire nelle sue fauci”[Mario Grasso, A mammadraa, a marrrabecca, ugnarrapau e u vecchiu cc’u saccu, in: Idem, Cu t’alliscia vol’u pilu?, commenti e confronti su modi di dire, proverbi, esperienze e saggezze popolari siciliane nel tempo, Prova d’Autore edizioni, Catania 2012:pag.122].
La pagina della Marrabbecca in:
 Mario Grasso, Cu t'alliscia vol'u pilu?


La Marabecca di Mia Nonna era ancora più incantevole del ruscello stesso da cui fu formata e riempita la cibbia.La sua presenza gloriosa al punto IGM 33SXE297134 del Foglio 222 IV S.O. della Carta d’Italia è la muta testimonianza di un’intelligenza più grande di qualsiasi altra che esista sulla terra, e in ogni caso maggiore di quella del Governo Monti. Come disse il poeta, “Solo Dio può creare una Marrabecca” forse anche perché il difficile è farla assomigliare al dinosauro Sarcinosaurus , che un po’ assomiglia al Patagosaurus, un po’ all’Aragosaurus, un po’ allo Psittacosaurus, la lucertola pappagallo, ma che, sostanzialmente, è il dinosauro del fardello, della soma, uno che se non ha un bisacco, come minimo,  a tracolla non fa apparizioni. La Marrabecca di Mia Nonna stava in questa cibbia del punto IGM indicato e anche un comune mortale, foss’anche uno gliarone, poteva sempre vederla perché stava lì nella cibbia secca a prendere il sole e senza ombrellone. L’ultima volta fu vista dal cugino spazzino, o operatore ecologico, dello gliarone massone che fu fatto sindaco e anche deputato al Parlamento della Repubblica di cui, vista come è andata la cosa pubblica,  all’attuale governo indicato, che, da allora, smise di spazzare le vie della città del trapezio, depose la scopa e cavalcandola, come Amelia della Walt Disney Company, fece ritorno al suo paese, il paese degli ombroni, dove sei mesi più tardi un Vecchio col Sacco fu multato per aver preteso di essere il terzo vecchio delle Tre Bisacce.
La Marrabecca, che non ha niente a che fare con a Mammadraa [che, invece, è nel torrente Saraceno che fu vista passare l’ultima volta a dorso di mulo e si narra che la bestia avesse un fallo talmente eretto che si pensò che fosse Gnarrapau in persona], intendo la Marrabecca di Mia Nonna dello Zen si dice che Ainea, intanto che era arrivato da Troia e Didone ormai non era più fantasma del suo oggetto a, l’abbia svegliata, ‘ché dormiva da cinque secoli, ma questa, assonnata e brontolante, lo implorò di farsi fare un blow job dalla Mammadraga 'chè lei voleva rimanere a letto per almeno altri 20 secoli.
L’apparizione di una Marrabecca di Mia Nonnaè generalmente considerata di cattivo augurio, e difatti ha preceduto, prima, la sifilide, preservando solo quelli del gruppo sanguigno 0, perciò il poeta V.S.Gaudio, il medico della sifilide Jules Parrot e gli Indiani d’America, e, poi, l’Aids, preservando solo Mullis e qualche altro scettico, anche se poeta, pur non dotandolo di alcun premio Nobel.
Anche se nella pratica dell’ incubatioè inizialmente favorevole, pur non suonando il flauto né essendo compositrice di canti, se si presenta a metà del giorno la Marrabeccasembra che passi per l’inventrice, non dell’onanismo come Pan ma, del blow-job.
D’altra parte, mezzogiorno è, in genere, un’ora sessuale.Catullo non chiede alla sua amante(Ipsulilla) che gli ordini di venire da lei a mezzogiorno(meridiatum)?
In Virgilio non è a mezzogiorno, ora del canto delle cicale, che Coridone ricerca Alexis?
In Gaudio V.S., non è attorno a mezzogiorno, seppur a novembre, che il Poeta viene folgorato dall’allure di Sandra Alexis?
L’apparizione della Marrabeccaè come quella di una Sirena, allegoria dell’ispirazione, e quando fa molto caldo, anche se non canta, altrimenti assomiglierebbe a Rihanna, se appare al poeta sfinito, è come se fosse Cloë Sevigny in “Brown Bunny”.
D’altronde, le Sirene in epoca ellenistica sono diventate esseri erotici per eccellenza; in epoca postmodena nella Magna Grecia, la Marrabecca  è una succube che approfitta del sonno dei poeti per praticar loro il famoso lapsus di Rachida Dati.
La Marrabecca, pertanto, non è il demone di mezzogiorno che si vede nei trivi, un po’ assomiglia piuttosto a Ecate, la tremenda, e non è detto che non faccia tramontare il sole in pieno mezzogiorno, specialmente se la cibbia è vuota.
Sembra che Lao-tse sia stato concepito come puro seme di sole entrato nella bocca della Dama di Diaspro, la preziosissima Vergine Yu-Niu.
Solo che la Marrabecca non dorme come questa ma è freneticamente attiva, vuoi per la sete vuoi per il caldo, e sta qui l’aspetto terrificante di questa incubatio: il poeta finirà con l’essere totalmente disidratato. Perché la Marrabeccaè un demone liquido, che succhia i sogni e i fantasmi del mattino.La Marrabecca di Mia Nonna dello Zen si narra che non si chiamasse Diana ma Aurelia, e se era assetata, perché la cibbia era vuota da tempo, il poeta disidratato perdeva la parola e l’uso delle membra, e nulla mai avrebbe potuto renderglieli, neppure l’olio proveniente dalla tomba di San Martino, spalmato sul fallo rponunciando un sermone che renda vana l’insidia di quell’atto depravato.
 
L’aspetto umano della Marabecca
●La Marrabecca, quando appare con un corpo femminile, assume più o meno questo aspetto, con l’evidente segno fisiognomico della “marra” e del “becco”.




Gnarrapau fa l'indiano
Qui  all’abbeveratoio , che è il punto IGM 33SXE296134, un po’ più a ovest del punto della cibbia di Mia Nonna dello Zen, era possibile l’apparizione o il fantasma dello Gnarrapau, un misto di umano e di selvatico, un po’ caprone e con il fallo equino (che allude all’Heimlich dello Gnàvolo, che è il sederein piemontese, come se fosse l’oggetto aappetito dallo Gnarrapau) , che si fa imprevedibile perversione quando viene fantasmizzato nei suoi passaggi al meridiano del proprio oggetto a. A volte lo Gnarrapau, per essere selvatico e più umano, non è che un “indiano”, una sorta di “marziano”, come lo intende la psicologia transazionale di Eric Berne, del proprio Habitat.Chi si disseta di solito non lo vede ma ne avverte la consistente  e inquietante presenza, specie se l’analemma esponenziale corrisponde al giorno critico del proprio ciclo fisico, emotivo o di risonanza.
Nella pagina doppia della Marrabecca, nel libro di Grasso,
c'è anche lo Sgnarrapaue u Vecchiu cc'u saccu
 
Leggi anche:

 

 

 

V.S.Gaudio ● La struttura mistico-eroica e la retorica dei Cantos

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La struttura mistico-eroica nei Cantos
Il giallo splendore del lamento  ha affinità con lo schema verbale delle Strutture Mistiche di Gilbert Durand non tanto per l’esagramma di Li quanto per quello intrinseco di ChungFu: il penetrare del vento possiede la veracità che concatena, tanto che pare che ci si debba convincere che la rappresentazione nei Cantos sia invasa dagli archetipi del Profondo e del Nascosto, tanto che a un certo punto e in più punti non si può non meravigliarsi perché rispunta anche il Confondere come schema verbale delle Strutture Mistiche, che è virtù di questa poesia sospesa tra la 1a struttura del Raddoppiamento e la 3a del Realismo sensorio.
La scrittura di Ezra Pound esprime in superficie il segno Ilrisaltante, ma ha, in profondità, la Veracitàintrinseca di ChungFu, l’esagramma n. 61 dell’I Ching:
il segno Li, l’occhio, che guarda dentro il corpo, e vede il vento sul Lago. è l’immagine della veracità intrinseca: al di sopra del lago soffia il vento e muove la superficie dell’acqua.
“Il segno Fu è veramente l’immagine di una zampa d’uccello al di sopra d’un suo piccino. Contiene l’idea della covata”[i].
Il Confondere e il Penetrare[ii]necessariamente si convertono sintagmaticamente con lo schema verbale Distinguere delle strutture Eroiche, in cui il fuoco, il fulmine, come sintemi o archetipi sostantivi, non fanno che vivificare, con la forza del luminoso che è nelle procedure sintagmatiche di Pound, i simboli della struttura Mistica, tanto che il lamento del giallo splendore, quando non si fa “canto di gallo che squilla al cielo”, è il Gemere, come schema verbale sintetico del Sei al quinto posto in Li, il segno doppio del fuoco che divampa dalla terra verso l’alto.
Tavola A
Gli esagrammi e le polarità delle immagini

Regime o
Polarità
Chung Fu
La veracità intrinseca
Li
Il risaltante
Struttura
 
MISTICA
SCHIZOMORFA
Schema
Verbale
PENETRARE
CONFONDERE
DISTINGUERE
SEPARARE
Archetipi
Epiteti
PROFONDO
NASCOSTO
CHIARO/SCURO
Archetipo
Sostantivo
 
LA LUCE
Riflesso
Dominante
DIGERENTE
DOMNANTE DI POSIZIONE
(vista)
Principio di
Giustificazione
Metafora vs Sineddoche
Illustrazione vs Metafora
Simboli
L’Uovo
L’Isola
Il Recipiente
La Gabbia
Il Sole
L’Occhio
(del padre)




Le figure retoriche dell’impeto poundiano
La finzione, come figura d’espressione relativa alla coppia espediente / realtà, ha un’espansione retorica che investe quelle che Genette chiama “figure d’elocuzione”, quindi la misura stilistica riguarda la scelta e l’assortimento delle parole alla base dell’espressione dell’idea: epiteti, sinonimie, ripetizioni, allitterazioni, legami.
La finzione esce dal tempo sociale per potenziarne alcune parti: ad esempio la formasoggettiva dell’identità che scrive e, quindi, l’interazione con l’altrocome oggetto che rifletta l’essenza della totalità storica, messa apparentemente da parte nell’atto della scrittura.
La morfologia del testo si struttura grazie agli assi sintattici principali che correlano la struttura, formale, dell’ordine e quella della dinamica. Il testo, cioè, risponde dal suo tempo “biologico” al tempo “fisico” che ordina gli avvenimenti e, quindi, al tempo “sociale”.
Il tempo “biologico” di un testo, deputato alla finzione, ha innanzitutto una privazione storica in merito al tempo “sociale” che attornia l’identità che scrive, ma la privazione storica non interessa la competenza della grammatica; la variante tocca, in verità, i valori semio-culturali di un altro contesto storico; una volta definito l’universo di discorso, che in alcuni casi come in Pound può essere multiplo o pluritematico, c’è da investire il tempo “fisico” degli avvenimenti: e qui l’istanza dell’identità di percezione dispone l’atteggiamento del locutore, la prospettiva e la messa in rilievo.
Ciò può essere rappresentato schematicamente, mostrando anche la mutazione di matrice dei Cantosrispetto ai parametri della finzione in poesia:
Tavola B

Decontestualizzazione
Figure di pensiero
Immaginazione
(Prosopopea)
Svolgimento
tempo biologico
(contrazione rispetto
al tempo sociale, privazionesincronica)
TESTO CON FIGURA
D’ESPRESSIONE
 
Figured’elocuzione
FINZIONE
 
 
 
Estensione (epiteto)
Deduzione (sinonimia,
ripetizione)
Legame
Consonanza
tempo fisico
(fusione dell’atteggiamento
narrativo e descrittivo; prospettiva con indizi di passione: cfr. l’uso del tempo in esse, in Pound uso dei modi infiniti e al passato)
Temporalitàeconomica soggetta al
 
 
 
 
 
Figuredistile
Principiodiesuberanza
(= figure di costruzione; in Pound: paratassi; illustrazioneambigua, da cui indici di passione)
 
Enfasi (enumerazione)
Accostamento (comparazione /
antitesi)

 
“Il fatto che la poesia di Pound rifiuti di correlare i suoi enunciati secondo i mezzi tradizionali della metonimia e della metafora, testimonia che qui la realtà della significazione ha preso il posto del meccanismo retorico-grammaticale”[iii].
Come Osip Mandel’štam per la metafora dantesca, così anch’io posso scrivere che se mi domandate che cos’è la metafora poundiana risponderei che non lo so, “perché è scientificamente provato che si può definire una metafora soltanto metaforicamente. Ma mi sembra che la metafora di Pound [la metafora di Dante, se risponde Mandel’štam] simboleggi l’immobilità del tempo, che la sua radice non sia il ‘come’, ma il ‘quando’. Quando Pound dice come, sembra di sentire quando. Immaginate dunque un organo che canti e urli [o per l’esagramma dell’I Ching, per Pound deve essere un tamburo?], e nel quale, come attraverso un uscio socchiuso, siano entrati  e si sono nascosti Abdel-Melik, Emir-el Moumeni, Licurgo, John Pern, Socrate, Maometto, Edoardo I, Giustiniano, Augusto, Tiberio, una copia della Divina Commedia e le Poesie di Heine, Pietro Leopoldo, Liu Pi, Gengis, Hug Wen, Francesco Sforza, Horatio Gianfigliazzi, Il Monte Paschale, Eriugena, Sir Basil Zaharoff, che è stato eletto presidente della Geth Semane Trebizond Petrol, Kung, Zezena, Venice, Roberto Malatesta, Lady of Ventadour e immaginate ancora che vi fossero già entrati in precedenza Proserpina, Plutone, Giove, Zoe, Marozia, Madame Curie, Anchise, Van Buren, Confucio, Vittorio Emanuele, John Adams, che scoprì l’inganno bancario, Ebridge Gerry, Mr. Hancock, il Fujiama a Gardone e il Monte Taishan a Pisa, Milton, Mr. Graham in persona, Zohanne da Rimini, che ha vinto il palio at Milan cum el nostro cavallo e ne scrive che l’è suso l’albergo et domandane denari, Ulisse, Petracho da Sant Arcangelo, Mozarello, che parte in Calabria e finisce sotto il suo mulo, in fondo a un pozzo,Tiresia di Tebe, Gautier, l’occhio di Gautier sulla massa tellurica di Miss Lowell. Dopo di che, l’organo [o il tamburo] acquista la capacità di muoversi: tutte le sue canne, e i mantici entrano in una straordinaria agitazione, e l’organo comincia a indietreggiare, frenetico e furioso. Se le sale dell’Ermitage fossero colte da un’improvvisa follia e i quadri di tutte le scuole e di tutti i maestri si staccassero dai ganci, penetrassero l’uno nell’altro, fondendosi e riempiendo l’aria chiusa delle sale di urla futuristiche e di forsennata agitazione pittorica, l’effetto sarebbe paragonabile all’insieme dei Cantos[iv].
L’impeto poundiano è come l’impeto dantesco “inteso – sempre secondo Osip Mandel’štam – contemporaneamente come slancio e come una cosa compiuta in sé […]: una composizione calligrafica realizzata con i mezzi dell’improvvisazione. Le similitudini sono slanci articolati. Le parti strutturali più complesse sono eseguite su uno zufolo adescatore”[v].



[i] Cfr. il commento all’esagramma n. 61. Chung Fu in: I Ching, ed. it. Roma Astrolabio 1950.: p. 251.
[ii] Tra Confondere e Penetrare spunta sempre, tra le strutture Mistiche, il Discendereche recupera dall’abisso, dall’isola dell’umiliazione, la coppa, l’uovo, la barca dell’umiltà. Cfr. quanto scrive Sergio Perosa: «Se dunque […], nel processo di un’immersione dantesca ed omerica nell’inferno della storia e della situazione contemporanea Pound è passato per un’esperienza purgatoriale di sofferenza e di dolore, ne esce avendo riacquistato, al di là di maschere, ideogrammi, geroglifici, teorie, trabocchetti, […] una voce in prima persona, diretta, individuale e persino melodica – la voce della poesia che parla dall’abisso della sofferenza personale con accenti inconfondibili di comprensione e sincerità umana. Il periplo è divenuto esperienza emotiva del dolore, dall’umiliazione è nata l’umiltà (per raggiungere la purificazione, secondo Pound, occorre aver ‘capito la natura dell’errore’)»: Sergio Perosa, Ezra Pound: per una visione d’assieme (Maschere, epica della storia e dell’io), in: Ezra Pound a Venezia , a cura di Rosella Mamoli Zorzi, L. Olschki, Firenze 1985: pp. 25-26.
[iii]Giuliano Gramigna, “Questi volti fra la folla” , in : Ezra Pound a Venezia, cit.: p. 61.
[iv] Cfr. Osip Mandel’štam, Discorso su Dante, in: Id., Sulla poesia, trad. it. Bompiani, Milano 2003: pp. 156-157.
[v]Ivi: p. 157.
 

[da: V.S.Gaudio, Ezra Pound. La Materia Poetica, © 2005]

 


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V.S.Gaudio ● Diamond-Demon

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Sto dentro il nulla del mondo e il Berg alberga ancora in me
A KleliaKostas
che fu pittrice e ciò che le entrava dall’orecchio era Shine On You Crazy Diamond:
“Tra voce e orecchio l’afflato dell’Angelo[Stuart]è dall’anale all’ideale che, nell’ombra così calda e densa dell’andatura (-φ), traccia tra angoscia e potenza dell’Altro i cattivi pensieri del remedium, e la libido dove va a finire se è nell’eterotopia dell’esclusione dell’Altro che sta vagando?”
[v.s.gaudio, l’eterotopia dislocata.La libido ubiquista delle mule irlandesi e la finestra di Morselli,
in “Morselliana”, a cura di Alessandro Gaudio, Rivista di Studi Italiani n.2, 2009]

Mentre uno sta vivendo la propria giornata mortale, è di estrema importanza conservare il capitale, anziché trovarsi in mezzo a un  boschetto con un sorriso cretino a raccogliere fiori in un cestino.Questa storia del diamante e della giovinezza è un po’ come la Maite di Vázquez Montalbán che va per funghi e ha l’arco ogivale delle ginocchia che diviene la delizia del nostro oggetto aquando passa al meridiano come analemma esponenziale e può essere anche piegata a raccogliere funghi come la giumenta di compare Pietro, ma è più di un po’ come la Margaret Fuller Flack di Edgar Lee Masters
che se lo suonava il song
e intanto che il tempo passa e tu saresti stata grande quanto George Eliot,
noi stavamo a guardare prima la fotografia che ti ha fatto quel tuo amico che non so che cazzo facesse alla Olivetti
con i tuoi occhi un po’ verdi, per via delle lenti a contatto,
e un po’ grigi anche perché ti avrei voluto vedere con la gonna grigia come la porta Kylie Minogue con il tacco di 2 pollici e ½
allora sì che ci sarebbe stato da guardare lontano
ma c’è pure il vecchio, eterno, problema:
meglio essere separati, divorziati, sposati, o il libertinaggio?
Meglio farsi prendere inginocchiata sul letto come se stessi raccogliendo funghi, alla pecorina allora, e non hai niente di Maite, anche se, a guardar bene, il diamante è bello grosso ed è per questo che Bataille, anziché saltellar nel bosco, teneva duro tra Jésuve, il suo, e l’ano solare,
intanto che non ci sono filosofi, né ricchi farmacisti a corteggiarti, qualche stupido tuttofare in case editrici della editoria grafica della fanciullezza, né qualcuno che sia stato adescato con la promessa del tuo diamante per fargli scrivere un romanzo o magari una sceneggiatura televisiva,
salvo aver sposato un navigatore della burocrazia di stato per finire a ordinare suppellettili a Bagdad,
che non te ne fregava più di tanto, tu volevi solo scopare alla catalana, anche se adesso, nonostante il diamante, pure a metà del ciclo di Urano, fosse nel suo pieno splendore, vai dicendo:
datemi  retta, poeti e anime infelici del mondo, che avete ambizioni e il custode dell’antologia della Mondadori che, prima, faceva il comunista e, poi, finì a fare recensioni per l’Avvenire, che ve le lima, le vostre ambizioni, lui una volta per sempre, il sesso, altro che Kundalini e compagnia indiana, è la maledizione della vita, un po’ come il diamante, l’ano solare e i funghi che fanno dello splendore dell’arco ogivale di Maite l’attimo che dura un’eternità per il dolore di averla perduta quando ancora il nostro Jésuve non era a regime frugale come il nostro metabolismo basale.

Adesso ricco, onorato dai miei cari concittadini,
padre di molti figli, nati da una nobil madre
altro che diamante e ano solare
tutti cresciuti lì nella grande villa, ai bordi del paese.
Osservate il mandarino nell’aranceto di Mia Nonna dello Zen!
Ho mandato i ragazzi a studiare a Bologna, le ragazze all’Università della Calabria,
mentre la mia vita andava avanti, e accumulavo ricchezze e onori
la sera riposavo sotto il mandarino.
Passarono gli anni.
Mandai le ragazze a Parigi:
Parigi, tolti i surrealisti e Marguerite Duras e gli altri che vi hanno fatto la fame
per l’arte del proprio ingegno, non serve a niente, ma va bene per trombare
e così ho dato loro una dote quando sono state impregnate e sposate.
Ho dato ai ragazzi i soldi per avviarsi in questo mondo senz’anima
che se avesse un asse non sarebbe certo né il Jésuve né il mio Enzuvë,
figli forti promessi come calciatori
prima di essere sgambettati.

Io sedevo sotto il mio mandarino, che era di Mia Nonna.

Quella ha divorziato, l’altra s’è messa a fottere a destra e a manca.
Io sedevo sotto il mio mandarino
finché son giunti i novant’anni.
Consideriamo allora: è veramente così terribile la vecchiaia,
se ci siamo lavati i denti regolarmente?
E perché se non c’è un rimedio contro l’assalto degli anni
il diamante progressivamente perde il suo splendore?
Oppure perché andare a studiare a Bologna,
che cosa c’è a Bologna che non c’è, mettiamo, a Catanzaro?
Ricordatevi, tutto è relativo, o dovrebbe esserlo.
Io penso che anziché il mandarino
se l’albero fosse stato un pioppo, o una sequoia gigante,
il demone del diamante – come disse il poeta- solo Dio
può averlo creato.
Tempo fa un boscaiolo mentre stava a farsi una sega
per l’arco ogivale di Maite che era stata lì per funghi
finì con l’usare l’ascia.
Mi sfugge la morale di questa storia
ma sei mesi più tardi il boscaiolo fu multato
perché a braghe calate faceva zampillare il suo sperma
verso l’anello più stretto di un giovane albero a struttura secondaria.
Eppure io so che il mio spirito è stato soggiogato
e che tu sei veramente l’irriducibile potere che sovrasta
la mia vita, un dannato e beffardo Berg, quello di Gombrowicz,
che deruba il mio esserci di un completo trionfo
anche perché non sono niente a New York
né ho un nome nelle rubriche mondane
sto dentro il nulla del mondo
tra un albero e l’erba, i papaveri
di una ferrovia abbandonata
quand’ero ragazzo senza regole e
senza capricci vagabondavo con un fucile in mano
nella foresta vicino alla mia dimora
e ho sparato a un pettirosso portandogli
via la testa di netto,
perché avrei dovuto offrirgli l’amicizia di un uomo
che la vita ha ferito e l’ha ingabbiato?
In gioventù le mie ali erano forti e instancabili,
e non conoscevo le montagne,
però già abitava in me il Berg senza sapere
che fosse il turgore e la sapienza della gioventù
adesso che guardo queste montagne e le mie ali
sono stanche come potrò seguire il mio oggetto a
se esse non possono seguire i miei occhi?

( da: Se fosse l’Antologia di Diamond Demon?  )


Klelia Kostas
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Hit delle Poetiche Equinoziali 5 ● Manicu, culu e strimit'i Giuda

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Hit della Murphologia siciliana di Mario Grasso

Hit
Poetic-performer
titolo
Morfologia siciliana
significante
Alessia Marcuzzi
 
“Doppu anni l’amuri pigghia ruggia
E u manicu d’a scupa si smarruggia”[i]
Manicu
Rachida Dati
 
“Spenni ‘n angiova e pisca ‘n tunnu”[ii]
Tunnu
Il giornalista professionista in Italia

Venditore di pesce all’estero
 
“Strimit’i Giuda”[iii]
Torture
Nicole Minetti
 
“A furtuna si fa cc’u culu”[iv]
Furtuna
Ornella Muti
 
“Senza dinari non si canta missa”[v]
Missa
Ibrahimovic
 
 
“All’anima d’a palla!”[vi]
Pallone
Il Vescovo Bergallo di Merlo
 
“Tumma unni l’acqua è funna”[vii]
Acqua funna
Il Venditore di pesce all’estero
 
“Ti vulissi parrari ma tu non mi senti”[viii]
Sordità
Walter Veltroni e Massimo D’Alema
 
“Spirlinga è fora di stu jocu”[ix]
Vespro




[i]“L’amore col tempo prende ad arrugginirsi
È come il manico della scopa che si stacca”:Mario Grasso, Cu t’alliscia vol’u pilu?, Casa editrice Prova d’Autore, Catania 2012: pag.136.
[ii]“Spendi una alice e pesca un tonno”: Mario Grasso, op.cit.:pag.59.
[iii]“Supplizi di Giuda”: Mario Grasso, op.cit.:pag.106.
[iv]“La fortuna si fa col sedere”: Mario Grasso, op.cit.:pag.11-12:”Certo è quel “sedere2, tra sostantivo e infinito del verbo, a far sorgere il dubbio. Si vuole che la fortuna della volgarizzazione del detto sia iniziata dal principio dell’appostamento, che i cacciatori praticano per la selvaggina: stare seduti ed aspettare che essa passi a tiro.”’A caccia si fa cc’u culu”.(…)”Sono stato seduto per ore, avevo il culo indolenzito, ma alla fine ho fatto il colpo”, dice trionfante il devoto di sant’Ubaldo.”:ibidem:pag.12.
[v]“Senza denaro non si canta messa”:Mario Grasso, op.cit::pag.105.
[vi]“All’anima della palla””: Mario Grasso, op.cit.:pag.71.
[vii]“Tuffati dove l’acqua è profonda”:Mario Grasso, op.cit.:pag.59.
[viii]“Ti vorrei parlare ma tu non mi ascolti”: Mario Grasso, op.cit.:pag.109.
[ix]“Sperlinga si tira fuori da questo gioco”: Mario Grasso, op.cit.:pag.105-106: “Capita nel bel mezzo di un confronto di pareri sulla opportunità di programmare una certa operazione, che comporta qualche rischio, sia pure solamente economico, qualcuno che protesta la propria dissidenza con un “No, non mi piaci, Spirlinga è fora di stu jocu!”(…)Non sempre tutti sanno che in quel “chiamarsi fuori” evocando il nome del grazioso paesino noto per l’uso dell’idioma gallo-italico, altro non è che la ripetizione dello storico “Sperlinga negavit” del Vespro siciliano.”:ibidem, pag.105-106.
La quarta di copertina del libro di murphologia siciliana
del poeta inarrivabile MarioGrasso

Blue Amorosi ● Il cielo è sempre più blu e la Mulacchiona d'Utranto

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Il cielo è sempre più blu
La Stimmung con Plousia Mekuón
la Mulacchiona d'Utranto

Di tutte le meraviglie della natura, tolto l’albero d’estate
che è la più notevole non solo per Woody Allen, vuoi mettere il cielo
sempre più blu di Rino Gaetano, anche d’autunno?
Il cielo che può essere sereno, chiaro, terso, limpido, trasparente,
azzurro e financo blu ancorché non sia coperto, grigio, buio, nebbioso
e nuvoloso, non è come il cinema
anche se è al cinema che si son visti i cieli sempre più blu
e non è come la città che ha sì la zona blu e la zona verde
ma avete mai visto un cielo sempre più blu commerciale,
o residenziale, o industriale?
Il cielo non è nemmeno come il mare che può essere
chiuso, interno, libero, territoriale, e può chiamarsi oceano
o pélago e ha dentro, su di sé, lo stretto, il canale, il braccio di mare
né il cielo può essere mosso o agitato, o caldo e freddo,
oppure potrebbe il cielo avere i movimenti del mare,
l’onda, l’ondata, il maroso, il cavallone, il frangente,
la risacca, la schiuma?
La schiuma e il cielo sempre più blu
la maretta e il cielo sempre più blu
il gorgo e il cielo sempre più blu
ma quello che mi toglie la parola è la stazione balneare,
Milano Marittima ad esempio con quel suo cielo fatto di pini
e di ombrelloni, non c’è un albero di limone, né una scorza,
o marmellate di diospiro, solo costumi olimpionici e pedalò,
sdraio e olio solare, e non siamo nemmeno al Poetto, né
ci viene qui a tuffarsi dal cielo Plousia Mekuόn,
che nel cielo sempre più blu è Faccia di Pernacocca,
l’Utrantìna ca’ natruzza, Idrusa de canduscio carosella,
Mulacchiona Adùnia, financo Betissa o Patissa cretina
la Formosetta credula pone ponge il suo arco
rosso tra le nubi sborrata bota
vola vola pietra specchio grido rappreso
e culmine che non rincula e ringhia
alla torre che geme,
e non ha Milano Marittima nemmeno il lungomare
come il cielo, né vi ho visto mai onde di oscillazione,
il cielo non ha stabilimenti balneari, non ha cabine,
né capanni o docce, non reca secchielli, palette e
formine, e neanche castelli di sabbia, non ho mai preso
il sole sul materassino steso nel cielo sempre più blu,
che per quanto non abbia fognatura sarà per questo
che non reca di tanto in tanto foss’anche a novembre
piogge di merda, né ha un buon albergo dopo la rotonda
in cui vestirsi da sposa e qui dar ricevimento, somministrare
un pranzo, un rinfresco, una torta e poi farsi una bella
zenzerata di nozze almeno fino al mattino di dopodomani
questa senza paggi, damigelle e testimoni e nemmeno il
parroco, o il sindaco, e altri pubblici partecipanti, in cielo
non v’è corredo né dote e nemmeno liste di nozze e bomboniere
né alimenti e spese di mantenimento e abiti bianchi
da sollevare con cura cominciando a scoprire
i corpi di Plousia Mekuón
che nel cielo sempre più blu
una volta è Saracina, un’altra è Plousia Mulacchiona,
Musulmana Mekuόn, Idrùsa, Zacchinetta utrantina
fin tanto che egli dichiarando “Tengo tutto”
e non si gioca in cielo e allora la carta che scopre
Plousia che è sempre la 23, il re di bastoni, e lei
vestita di corsaletto e di morione o solo col costume olimpionico
rosso si dispone al tuffo nel cielo sempre più blu
a gambe unite si solleva sulla punta dei piedi
dispone a 90° il tronco del corpo e fa volteggiare
le braccia aperte e distese tra la pecorina e l’anatra
che vola capovolta fa la Zacchinetta e vola nel cielo
sempre più blu a cavalcioni del poeta
ma con la testa rivolta verso i suoi piedi
nell’infinito preceduto da “cu”:
“Ojju cu mar”, “Voglio che mare”, o mar
Idrusa mulacchiona, ‘mpalata sull’arco do’ u culu,
cull’occhiu sale e scenne s’ennamora
o mar s’è riturnata a zacchinetta sfrega la conàcchia de Plueusia
s’è ripescato occuore, s’è tenuto nascosto tant’ammore
‘na pietra, ma no eras tù amor
la luz a cielo abierto non eras tù
el cielo más y más azul


Plousia nel cielo sempre più blu
 
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Leggi :

Plousia Mekuón di V.S.Gaudio
nel pdf di "Incroci" n.20, II semestre 2009:
 
 
 


V.S.Gaudio ● La Stimmung con W.G.Sebald sull'anello di Saturno di Thomas Browne

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Nell’anniversario digaudia 2.0ripubblichiamo il primo post del 22 novembre 2011:
Sandra Alexis Baldanders nella Stimmung di V.S.Gaudio con W.G.Sebald

 

V.S.Gaudio
Il passo a quinconce di Sandra Alexis Baldanders
e la falciatura della liquirizia
La Stimmung con W.G. Sebald
sull’anello di Saturno di Thomas Browne


u1.
Forse è la linea isomorfa dello schema a quinconce
che c’è nell’andatura di Sandra Alexis[1]
che non è certo una formazione cristallina, forse una stella
l’ammasso stellare delle Iadi, che c’è nel suo passo
quando viene costruito utilizzando i vertici di un quadrilatero
regolare e il punto in cui si intersecano le sue diagonali
come la spina dorsale degli uccelli e dei pesci
o che è nelle tracce dei quadrupedi che si muovono incrociando i passi
nella configurazione assunta dai corpi delle farfalle, dei bachi da seta
e delle falene, nella radice della felce acquatica
nel disco del girasole
nella pigna dei pini a ombrello
il passo a quinconce di Sandra Alexis è nelle piramidi egizie
o nella spaziatura degli alberi di melograno e dei gigli
nel giardino di Re Salomone
quando ho letto tutto questo di Thomas Browne[2]
e ho visto l’invisibilità e l’inafferrabilità di ciò che ci fa muovere,
ed è rimasto lo stesso un enigma
allora Sandra Alexis da dove è venuta in mongolfiera
fluttuante senza gravità in mezzo alle montagne di nuvole
o i teli ondeggianti che si aprivano e io guardavo fuori
oltre piazza Castello incontro alle remote lontananze color indaco
e verso il basso dove, lungo via Roma, o dall’altro lato
da piazza Solferino, verso Sud, inestricabile e nera,
intuivo la presenza della Terra
e in alto incollato sulla volta celeste quel quinconce
cosa c’è nel passo delle Iadi di Sandra Alexis
minuscoli punti d’oro, stelle in via Micca
erano disseminate in un deserto di solitudine
e io che poeta ero se nel mio studio non ho mai
tenuto un tarabuso per scoprire com’è che nasce
il richiamo, unico in tutta la natura e simile ai toni
più bassi del fagotto, che deve essere questo che c’era
nel passo di Sandra Alexis, il richiamo del tarabuso
unico in tutta la natura e simile ai toni più bassi del fagotto,
che ho udito in quel mezzogiorno di fine novembre
in via Micca dentro il quinconce che si costruisce
nella Cittadella di Torino, dove nulla è destinato a durare
la storia di quella traiettoria della contorsionista che
dopo aver toccato lo zenit volse alle tenebre come disse
Thomas Browne nella sua scienza che prevede la scomparsa
nell’oscurità e che non è un arco la storia di un individuo o di
una collettività o del mondo intero
e disse che Baldanders si presenta come una statua di pietra
distesa in mezzo al bosco o che cammina in via Micca a Torino
dinanzi al poeta e non ha l’aspetto di un antico eroe
teutonico e non indossa un’uniforme da soldato romano
Baldanders che era una grande quercia, una scrofa, un mucchio
di letame in un prato di trifoglio, in via Micca e giù lungo piazza
Solferino, un fiore bianco o un albero di gelso,
un tappeto di seta tanto che accadde quello che disse Thomas Browne
nulla è destinato a durare e Sandra Alexis Baldanders
sparì nell’oppio del tempo dentro un sole
autunnale che annunciava già come la luce sarebbe svanita
nella cenere, che presto quell’immagine di ora in ora
per come il tempo invecchia, ci fosse stato almeno un obelisco
o un arco trionfale, una piramide lungo i vertici
di quel quadrilatero o nel punto in cui si intersecano
le sue diagonali, lei si è persa nell’ammasso stellare delle Iadi
che era nel suo cosmogramma il punto in cui Mercurio
le garantiva il diritto alla memoria del poeta e forse a sparire
senza lasciare traccia come il seme del papavero che germoglia
ovunque ed è come quell’arco temporale di maggio in cui
la distesa dei papaveri sul dorso del ballast ferroviario
scende inaspettatamente su di noi come se fosse il passo
di Sandra Alexis, e allora non desideriamo altro ormai
che essere dimenticati tanto che quell’assolutezza anonima
della sua andatura a bolina stretta così ripida[3] non è più
come il bicchiere integro e dal vetro così limpido, come
appena soffiato, del cardinale Farnese,
che sta nel “Musaeum Clausum” di Thomas Browne,
diagonalità del passo dentro la pietra di Saturno
pesante quadratura quant’altra mai
e perciò indistruttibile fantasma
segreto e dubbio che risparmiati dallo scorrere del tempo
saranno sempre la pietra levigata della melanconia
lungo il passo a quinconce in via Micca
fino a che trasmigri nell’albero di gelso
che ho smesso di potare e attorno al quale
nella luna calante di agosto ho evitato accuratamente
di falciare la liquirizia[4]

u2.
Sandra Alexis , come la falena del baco da seta,
è come una farfalla notturna, la falena dell’ermellino, Harpya vinula
la farfalla cobra, o Bombyxatlas, la monaca, Liparismonacha,
la farfalla di Elvas , SaturniaElvas o SaturniadoFortedeSantaLuzia,
che vive sugli alberi di gelso bianco
e attorno c’è liquirizia che, quando venne in tournée in Italia
Joan as Police Woman, decantò una nota marca di caramelle
tanto che il poeta le additò quella pastigliata da Amarelli[5]
in Calabria e lei quando cantò Forever and a year mi fece pensare
che nel corso della sua breve vita che dura dalle sei
alle sette settimane va quattro volte in letargo
e a ogni fase, lasciato il vecchio involucro,
si risveglia in uno nuovo e diventa il baco da seta
sempre più bianco, più liscio, più grande e dunque più bello,
così disse W.G. Sebald[6] e raggiunge quindi la trasparenza
del fantasma, e allora smette di mangiare,
gira attorno senza posa come l’oggetto a al meridiano del poeta
cerca di arrampicarsi in alto e punta al cielo
finché non ha trovato il posto giusto per poter filare il bozzolo
dell’analemma esponenziale che ricava dai succhi resinosi
secreti al suo interno, immagine speculare al girare senza posa
dell’oggetto a del poeta attorno al meridiano di Sandra Alexis
che tra i vertici della losanga di Lacan[7]
e le sue diagonali passa dall’albero di melograno
all’albero di gelso, dall’albero di fico all’albero
di pruno abbattuto lungo uno schema a quinconce
come se da lì nascesse il richiamo del tarabuso
unico in tutta la natura e simile ai toni più bassi
del fagotto e non da via Micca a Torino a fine
novembre dell’80 che è il tarabuso Baldanders,
la grande quercia che c’è qui nel bosco racchiuso
in un reticolato a quinconce in cui tengono la scrofa
di Sibari allevata a salsiccia arrostita e non ha
l’aspetto di un antico eroe teutonico,
Baldanders è Sandra Alexis ectomorfa longilinea[8]
che non è passata sotto gli archi trionfali, le piramidi
e gli obelischi ma come un baco da seta è riuscita
a farsi seta, oggetto a del poeta fino a che il seme
del papavero che germoglia ovunque nella terza
decade di maggio scendesse così rosso su di noi
a porre il desiderio ulteriore di essere finalmente
dimenticati

u3.
ed è sorprendente che si sia conservata così a lungo
senza subire alcun danno al meridiano del poeta
a 106° dal punto che ascende ad est
dove sono passati gli aratri e le guerre,
mentre crollavano e si sbriciolavano dimore,
storie e palazzi imponenti, e torri che un tempo
avevano lambito le nuvole,
dentro il “Musaeum Clausum” del poeta i jeans di Sandra Alexis;
gli stivali scalcagnati di Baldanders; “Astra” n.12 del 1980;
il reperto calligrafico di Baldanders sulla quarta di copertina
della rivista del “Corriere della Sera” che contiene
l’indicazione del luogo di nascita a Elvas in Portogallo;
il biglietto del tram da piazza Solferino al Parco in cui sostava
in quel novembre 1980 il Circo Orfei a Torino;
uno stolone di liquirizia ; la lettera del Conservador
do Registo Civil de Elvas in cui è dichiarato
che Baldanders non è nata né nell’anno indicato né prima e
né dopo in quella città di frontiera (di origine romana e che fu fortezza araba)
del distretto di Portalegre nella provincia del Norte Alentejano;
un disegno a matita del percorso fatto da Sandra Alexis
da via Micca a piazza Solferino in cui va
col passo a quinconce di bolina stretta a 30°
tanto che per i 180° dell’angolo piatto dell’orizzonte
c’è la differenza dei 150° dell’aspetto del quinconce;
una foto-dipinto di Jan Saudek che raffigura il podice nudo,
che va dinanzi al poeta, di una modella che ha la morfologia
specchio dell’immagine ferma dell’allure di Sandra Alexis
fattasi oggetto a ; gli appunti sulla correlazione tra i tipi
morfologici, le leggi di Delsarte e la teoria dello spazio di Laban;
i Regolatori di intensità e le Forme di Feuillet connessi
con i tipi psicologici composti secondo la caratterologia francese;
un grafico con l’isotopia dell’ andatura tra vela, equitazione
e morfologia di Sheldon; il cosmogramma di Sandra Alexis;
la losanga di Lacan proiettata sulla foto di Saudek
e disposta sul reticolato Aquino, consigliato per la navigazione astronomica
anche dal “Manuale dell’Ufficiale di rotta” dell’Istituto Idrografico,
che ha nei punti base del quinconce i connettori sintematici del suo passo;
un “roteiro” del centro histórico a quinconce di Elvas;
una guida in tre percorsi attorno ad Elvas, dalle imponenti
fortezze di Santa Luzia e della Graça, lungo il rio Guadiana,
che gli arabi chiamavano “Uádia Ana”, e di villaggio in villaggio
dal Barragem do Caia all’Aqueduto da Amoreira;
una piantina del Museo Militare al Forte di Santa Luzia
che ricorda la losanga di Lacan con lati di 150 metri,
tanti quanti sono i gradi dell’aspetto di quinconce;
una foto di Deborah Kara Unger, l’attrice di “The Hurricane” e “Crash”,
nata lo stesso giorno della contorsionista;
una foto di Natasha Richardson, l’attrice di “Nell” e “Asylum”
figlia di Vanessa Redgrave, nata un giorno prima
Natasha Richardson:
 l'anello o la pietra di Saturno
sulla cuspide della casa V
e colpita dalla pietra di Saturno il 18 marzo 2009:
tutti oggetti contenuti, ogni qual volta quell’”Astra” salta fuori,
nel quinconce della sua maneiradeandar che, adesso lo sappiamo,
è la vera pietra di Saturno, la paura che il nostro essere
vada incontro a una fine senza speranza alcuna
e che con Browne abbiamo conservato le tracce
di quella misteriosa attitudine alla trasmigrazione
che ha un oggetto qualsiasi quando passa con l’oggetto a
del poeta al suo meridiano, e fugge all’annichilimento
facendosi analemma esponenziale di quel passaggio
fino a che all’improvviso diventa cenere
senza che si abbia il tempo di capire
se la pira funebre fosse davvero
composta di alberi sempreverdi
e quel pezzo di tacco degli stivali di Baldanders
cosa starà dunque a significare?


[1] Cfr. V.S.Gaudio, La Maneira de Andar di Sandra Alexis. Estetica e teoria dell’andatura, “Lunarionuovo”, nuova serie n.15, aprile 2006.
[2] Cfr. W.G. Sebald, Gli anelli di Saturno[© 1995], trad. it. Adelphi, Milano 2010: ci si riferisce alla Parte Prima, dalle peripezie del teschio di Thomas Browne al Quinconce agli Esseri leggendari.
[3]“Sandra Alexis ha dunque la Leggerezza Laterale e la Lentezza dell’Avanti dell’Andatura Allascata ma sta andando di bolina stretta, che, invece, si ha quando la poppa riceve il vento con un angolo di circa 30°: stringe al massimo il vento, navigando e va al trotto, cavalcando(…).Basta per farne la figura che interpreti i jeans come pura percezione sensitiva alla Hume?”: V.S.Gaudio, loc.cit., pag.10:4.L’aura di Sandra Alexis nell’andatura leggera-laterale che sta andando di bolina stretta.
[4] Come a preservarne l’uso per i catarri di petto e le infiammazioni della mucosa faringea, cosicché il richiamo di Tarabuso-Baldanders non abbia incrinature nei toni più bassi e più maceranti.
6 Cfr. W.G. Sebald, op. cit.: Parte Decima.
7 Tra l’immagine, il desiderio, la traccia e l’Altro con il punto dell’intreccio delle diagonali che è l’angoscia(-φ).
8 L’orientamento Diagonale e l’estensione del movimento Altissima e Verticale sono alla base del potenziale grado di attrazione dell’andatura del tipo longilineo ectomorfo[cfr. 3.L’accento spaziale della maneira de andar di Sandra Alexis e i Regolatori di Intensità dell’andatura, in: V.S.Gaudio, loc.cit.:pag. 9]; fosse stata Sandra Alexis una normolinea mesomorfa, l’estensione del movimento avrebbe dovuto essere Bilaterale, ma per avere, la stessa, una direzione Diagonale , dei 4 Regolatori di Intensità, sarebbero quelli della Forza(debole/forte) e dello Spazio(Largo/Stretto) a
dover essere regolati verso il + per poter dare un punctum attrattivo a questo soggetto morfologico. Nel testo pubblicato in “Lunarionuovo”,non abbiamo considerato i 4 tipi di Forma dell’andatura: Sandra Alexis con il passo a quinconce ne attuava due. Quello a forma “aperta”, il 4, e quello a forma “diritta”, l’1. Le altre due Forme di Feuillet sono: 3, “rotonda”(o “circolare”), e 2, “ondulata”(o “serpentina”).


uLa foto di Deborah Kara Unger nel Musaeum Clausum del poeta:
nata lo stesso giorno della contorsionista del “Circo Orfei”,
è in lei che è trasmigrato il Baldanders e ha dunque anche lei
il passo a quinconce, adagio non-emotivo, non-attivo, primario
con la diagonalità e l’inclinazione ripida che le darebbe un’
estensionealta del movimento?u
un'altra foto di Deborah Kara Unger, l’attrice di “The Hurricane” e “Crash”,
nata lo stesso giorno della contorsionista(da una bozza
di cover per Aurélia Steiner 2 di V.S.Gaudio

"Baldandersè Sandra Alexis ectomorfa longilinea[8]
che non è passata sotto gli archi trionfali, le piramidi
e gli obelischi ma come un baco da seta è riuscita
a farsi seta, oggetto a del poeta fino a che il seme
del papavero che germoglia ovunque nella terza
decade di maggio scendesse così rosso su di noi
a porre il desiderio ulteriore di essere finalmente
dimenticati"

® La Stimmung con W.G.Sebaldè anche in “Il limite di Schönberg”, la rubrica di Alessandro & V.S.Gaudio, in “Lunarionuovo” n.45, novembre 2011: →http://www.lunarionuovo.it/?p=302 .

Il cosmogramma del Dies Natalis di gaudia 2.0
nel passaggio del Sole al meridiano nella notte tra
il 21 e il 22 novembre 2011
 

Unheimlich-Buch ● Case di poeti

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Anna De Simone, Case di poeti,
Mautro Pagliai editore, Edizioni Polistamoa, Firenze 2012 

Che dire? L’evoluzione della poesia e dell’Arcadia?

Avevamo la Famiglia Raboni, cfr. Sebastiano Vassalli, Arkadia(El Bagatt, Bergamo 1983), e adesso avremo Casa Raboni? Con, è naturale, altri accasati e non, l’importante è che, fatta salva l’Ici o l’Imu di adesso, o, il che è essenziale, il valore catastale, ancorché il catasto non essendo probatorio non serva a nulla, non abbiano( o non abbiano avuto) a temere per la stabilità e la continuità del loro scrivere(mica si chiamano Anna Maria Ortese che, guarda un po’ il caso, o la casa, venne sfrattata dal marito, proprietario o presidente della Banca che teneva l’alloggio, di una qui accasata “poetessa”) da pubblicare per conto, o a proprie spese o a proprie spese a loro insaputa, della famosa casata.

Sintomatica la presenza di molti poeti dialettali che, per questo, dovrebbero essere più interessati alla arbitrarietà localistica dell’Ici che alla imposizione più larga e meno campanilistica e parentale che è l’Imu.



Se non fosse stato per l’Ici, d’altronde, e ancor prima per l’irredimibile catasto elettrico dell’Enel(tralasciando, poi, l’indecenza- se fosse vera- diffusa da “Il Giornale” negli anni Novanta del catasto italiano affidato alla cura degli albanesi in Albania!), non avremmo avuto lo Zoning stilistico della poesia-faubourg. Lo Zoning è funzionale alla struttura urbana e al mito geometrico e ortogonale, che contrae l’affettività e gli attanti dei poeti dell’epica ipotattica, insomma i poeti dell’Ici sono generati da questa deprivazione emotiva e dalla generalizzazione dell’attante, dallo Zoning stilistico e dall’Ici delle case dei poeti è venuto fuori il localismo della poesia dialettale, senza pentacoli, che non va alla deriva, omogenea, condominiale, quartieristica, cantonale, così ricca di promiscuità familiare tanto che la poesia-faubourg, almeno in Italia, vada denominata come poesia dell’Ici?[cfr. V.S.Gaudio, L’epica urbana e la poeticaipotattica, “Capoverso” n.7, I semestre 2004]. Questi poeti hanno particolarità testuali come enunciazioni performative e assenza di determinazioni qualificative con un contenuto modale fatto di affettività stretta e il testo a deissi indefinita: insomma i poeti dell'Ici, tra denotatum e ambivalenza della Sicht e dell'aspetto, hanno la coscienza infelice di una biografia sentimentale meccanizzata.

Comunque, il libro ha una certa utilità per il Lafcadio Incaricato, ammesso che riesca a scoprire dove sta di casa l’erede principale e universale di Casa Raboni che si fa fotografare da un’agenzia fotografica seduto impavido  in mezzo alla strada, seppur del tutto deprivata del traffico automobilistico.

Meraviglia che un libro di Case di poeti non sia pubblicato dall’editore massone e mattonaro assoluto che aveva come suo ministro quello della casa “acquistata” a sua insaputa, che pubblica viepiù fior di poeti e lo abbia pubblicato invece un piccolo editore che appare in più di una lista dei cosiddetti editori a pagamento[guarda qui alla lettera “P”:$liste-editori-a-pagamento-e-doppio-binario ]. Ma a pagamento da parte di chi? I poeti non erano una volta gente che non poteva comprarsi nemmeno la carta per scriverci la poesia? E allora, stando così le cose e le case, chi son ‘sti poeti a casa? Sono parenti di Anna Maria Ortese o di Lalla Romano, quella che ebbe il marito che aveva quella casa a Rapallo da cui sfrattò le sorelle Ortese?

Manuel Vázquez Montalbán ● Pane, pomodoro e...Sweet Nothing

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E’indispensabile che tutti gli esseri e tutti i popoli saggi della terra capiscano che pane e pomodoro è un paesaggio fondamentale dell’alimentazione umana. Piatto peccaminoso per eccellenza perché comprende e semplifica il peccato rendendolo accessibile a chiunque. Piatto peccaminoso in quanto può significare un’alternativa a tutto ciò che è trascendente, a tutto ciò che è pericolosamente trascendente, se diventa cultura della negazione. Non fate la guerra ma pane e pomodoro. Non votate per la destra ma mangiate pane e pomodoro. No alla NATO e sì al pane e pomodoro. Ovunque e sempre. Pane. Pomodoro. Olio. Sale. E dopo l’amore, pane e pomodoro e un po’ di salame.
Manuel Vázquez Montalbán, Pane e pomodoro, in: Idem, Recetas Inmorales, © 1988, trad.it. Feltrinelli, Milano 1992
 
Pane, pomodoro e…
Calvin Harris Sweet Nothing ft. Florence Welch

• Aurélia Steiner d'Ajacciu

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v.s. gaudio

Aurélia  Barthélemye Steiner Corsicano
Aurélia Steiner d’Ajacciu




 Aurélia Steiner, quella che abita ad Ajaccio, non girovaga spesso nella sua città,
della quale altro non sa se non che aveva dato i natali all’imperatore Napoleone.


Non è nella camera oscura, Aurélia Steiner non mi ha parlato di quegli amanti
del rettangolo bianco che si ritrovano nell’atrio del Musée Fesch con in mano una moleskine, la matita e il biglietto d’ingresso.


Lì dove ho incontrato Aurélia Steiner, elle m’a raconté l’histoire.
Elle m’a parlé , et j’entendais l’histoire
Elle la sentait sous soi, minérale, de la force irréfragable de Dieu, l’histoire


In quel museo, tutto quel tempo restammo a guardare la Madonnadi Cosmè Tura e quella della Ghirlandadi Botticelli e altri dipinti tra cui quello di Pietro Paolini che tanto affascinò W.G. Sebald, e, così ricordo, non guardammo per niente La Pentecôte de Mariotto di Nardo, une tempera sur bois du XIVe siècle, la Vierge à l'enfant de Giovanni Bellini (XVe siècle),  la Vierge à l'enfant dans une gloire de séraphins, une huile sur bois du XVIe siècle réalisée par un anonyme ombrien et Midas à la source du fleuve Pactole, huile sur toile de Nicolas Poussin, datant du XVIIe siècle : étaient posées sans la moindre surveillance e difatti les quatre tableaux  furent dérobés au musée Fesch le 19 février 2011.
Aurélia écrit tout le temps, toujours ça, rien d’autre que ça.


L’avrei voluta vedere in spiaggia, col suo bikini Calzedonia e il cappello,
cette femme qui se fait mousser le créateur, quand se colle une douce et vient d’avoir le sixième bonheur consécutif.
Aurélia à genoux, en soutenant soi sur une main libre entre les jambes ell’a à peine fini de se pénétrer l’histoire par derrière ; maintenant, mise à genoux, avec les fesses sur les talons, elle se lance contre un dildo anamorphique, désormais complètement enfoncé, en mouvant les hanches, avec la précision et la force d’une danseuse.



C’est que je désire.
Que cela vous soit destiné.

Où êtes-vous ?
Comment vous atteindre ?
Comment nous faire nous rapprocher ensemble de cet amour, annuler cette apparente fragmentation des temps qui nous séparent l’un de l’autre ?

Non è una bella giornata, piena di luce, i rami delle palme sulla Place  Maréchal Foch si muovono appena nella brezza che arriva dal mare, al porto non vi è attraccata una nave da crociera e io che passeggio per i vicoli, mi infilo ora nell’uno ora nell’altro di quegli androni bui e simili a gallerie, leggo con una sorta di raccoglimento i nomi sconosciuti sulle cassette delle lettere in lamiera sperando di trovare quello di Aurélia Steiner, che, prima, mi aveva lasciato al museo, con la sua gonna grigia e il top viola, camminando sui sandali blu col tacco di due pollici, dopo avermi detto:
« Aujourd’hui vous étiez un marin à cheveux noirs. Avant que vous rejoindriez votre hôtel, vous me venez après, vous m’avez emboîté le pas, mais je vous ai donné l’endroit du monde ; moi, je vous tienne entre mon cadran solaire, je vous montre l’heure du bonheur, le méridien du désir, entre mes fesses, nues dessous la jupe grise, je sente votre braquemart, ou bien votre bizouart !»  

Ma prima di seguire Aurélia mi ero fermato a lungo davanti a quel duplice ritratto che tanto incantò Sebald[i]e prima di lasciare il museo, sono sceso ancora nei sotterranei, dove è esposta una collezione di ricordi e cimeli napoleonici.

Je sentais que vous me reveniez de l’envers du monde dessous la jupe grise avec votre méridien,  le voyez-vous encore mon méridien d’Ajaccio sous la jupe grise?
C’est gros, votre méridien napoléonique, la création unique, le petit caporal, che potevamo  anche chiamare « L’autre » o « L’ancien » :
« Ah ! Si l’ autre était encore là ! »
C’est grand votre petit caporal, je vous disais Aurélia Steiner, e poi quando sentivamo il deflagrare di una bomba dopo un silenzio assoluto ci mettevamo a ridere e all’unisono esclamavamo: “C’est Barthélemy!” Ou bien: “C’est Joubert[ii](le canonnière qui fait tousser le brutal, il tire le canon!”

E allora la canonnière d’Aurélia Steiner non la chiamavo più “Petit Caporal” ma “Joubertière,le Barthélemy ou la Machine-à-moulure ou la Giberne de Joubert, la Joubertière : «Ah ! Si le Joubert était encore là ! »
 
Ils disent que tout avait été construit sur la terre.

Que tout avait été habité, occupé, par des peuples, des gouvernements.

Qu’il avait des palais sur les rives des fleuves et, entre les palais, des fourrés d’orties, de ronces et de nuées d’enfants courants. Des femmes, maigres.

Tu es une femme maigre, une ectomorphe, mais tu es un peu mesomorphe,  une normomesomorphe avec un index du pondus moyen, tu a l’allure de travers, de femme sentimental-amorphe,  in cui c’è l’ombra del paradigma nervoso, qui donne à ta allure un touche de tendre eclatance, de claireté tendue,  come se il vento sferzasse il tuo podice con un angolo di 90°.


Ecoutez, l’entendez-vous ?          

Non ?

Vous n’entendez plus rien peut-être ?

Non ?

Ecoutez encore. Essayez. Essayez encore.

Comment venir à bout de notre amour ?

Avec le bout, je viens à bout de notre amour. Avec la punaise que j’entends.

Ecoutez encore.

L’étendue de mon cadran lunaire, l’étendue de votre méridien, l’heure du bonheur : l’inquiète étendue introvertie de mon allure, l’étendue joubertienne, le degré haut de votre cas, le Barthélemy.

Je marche et je suis dans ma chambre avec le dildo, le godemiché, nous devrions nous rapprocher ensemble de la fin.

De celle de notre amour.

N’ayez plus peur.
J’ai la peur bleue, la peur friponne du désir, je veux votre Barthélemy quand je chante, je chante pour vous, je ne réussis pas à chasser votre Bizouart.
Ēcoutez...

Mais quiêtes-vous?

Qui?

Comment cela se ferait-il?

Comment cela se serait-il fait?

Comment à votre nom?

Dans cette île, ici ?
Ici, à Ajaccio, vous croyez ?
Non ?

Moi, je ne sais plus.

Io non ho conoscenza di quest’amore che ho per voi. Intero. Terribile. Bitchen. Je désire votre bizouart, è questo l’amore intero, terribile, terrible, che ho per voi.


E voi non siete qua per liberarmene.
Mai. Mai, Non mi separo mai dal nostro amore.


Avec le Barthélemy, à genoux, mon cul sur les talons, jamais, je ne vous sépare de notr’amour. De votr’histoire. De votre ça.


Très, très longtemps, rien.


Et puis, une fois, vos yeux. Vos mains. Vos yeux et vos mains sur moi, sur mon cul.


D’abord le bleu liquide de votre ça.
Et puis, vous m’avez vue.

Vous avez regardé l’immensité des choses dans le fracas des vagues, l’immensité de la force

et puis vous avez crié

Vous vous teniez au centre de la pierre
des couloirs
des voies de pierre
de toutes parts

Vous qui êtes nommé vous qui êtes doué d’identité je vous aime d’un amour indéfini

Il fallait descendre la falaise
vaincre la peur
la peur bleue du méridien
le vent souffle sur Ajaccio
les vagues luttent contre le vent
elles avancent
ralenties par sa force
et patiemment parviennent
à la paroi

Je vous aime plus loin que vous
J’aimerai quiconque entendra que je crie que je vous aime

J’appelle celui qui me répondra

Je veux vous aimer je vous aime

Depuis trente mille ans je crie devant la mer le spectre blanc

Dicevate: delle storie si trascinano al Museo Fesch, questa lunghezza del tempo così dolce che lei vorrebbe coricarcisi contro e partire con lei nell’aria e nella storia, così calma e diurna, fresca,  del mare, il mare tenuto stretto nella Baia di Ajaccio, questa  inversione del mondo, questa potenza tenera e sfacciata, della mia allure, dicevate, da “polisseuse”, aggiungevate, da connasse , la Giberne Joubertienne,  è così che avete detto e io avrei voluto farvi il servizio, la Manon d’Aiaccio, qui fait le truc, elle fait ça, anche un blow job rapido e calmo, sulla spiaggia col mio bikini Calzedonia e il cappello in testa e gli occhiali da sole o tirarvi le canon et faire une volée de coups nell’aria così fresca di Ajaccio sul mare, c’è del sentimento in questa aria di Ajaccio, avevate detto: “L’aria del mare mi carica il Barthélemy!”

Oui. Vous avez tout oublié.

Je ne vous sépare de votre corps.

Je ne vous sépare pas de moi.

Je ne vous sépare de notr’amour.


Comment faire pour que nous ayons vécu cet amour?
Comment?

Comment faire pour que cet amour ait été vécu?


Dovrò ridiscendere per Rue Cacalovo sino alla Playe Trottel, e basterà a farvelo fare duro con un copricostume Zara sul bikini Calzedonia e quel cappello scuro che tanto vi piace ?
Avec mon allure, mon allure à la Joubert, dicevate, du sentiment-Barthélemy, mon allure-Ajaccio della prossemica dell’Ane, la proxémique de l’ânesse blonde ?

Avez-vous oublié ?

Le mie passeggiate per Rue Cacalovo o in Place Foch
per scendere alla Cittadella con i jeans,
je suis le jeans d’Ajaccio, che nell’ aria
si sposta di traverso con una frescura calma
che accarezza l’inquietudine,
cette joie de mon allure en jeans,
la joie, le bonheur,  d’Ajaccio aussi blanche et bleue, e di là le forze
e i monti selvaggi dell’interno, e che cosa ne sappiamo noi del corso della storia
che procede – così scrive Sebald- secondo una legge la cui logica rimane indecifrabile
e viene messo in moto da eventi minuti e imponderabili, tali da cambiarne spesso
la direzione al momento decisivo, come la morte improvvisa[iii]di Joubert in Italia
e l’ascesa infinita e successiva di Napoleon:
una corrente d’aria appena percepibile, una foglia che cade a terra, uno sguardo
che corre da un occhio all’altro in mezzo a un gruppo di persone,
et vous êtes le poète, et je suis, moi, Aurélia Steiner,
e tu ami questo mio  pondus d’Ajaccio così poco napoleonico,
voi amate la letizia e il movimento joubertienne de mon allure,
questo deflagrare improvviso
che di notte sveglia il mondo, oggetto aal meridiano d’Ajaccio,
et je suis là-haut in Rue Cacalovo ou sur la plage Trottel
ad allietarvi l’anima di Barthélemy che scoppia in Corsica
all’improvviso dopo un silenzio assoluto
che forse non è durato che qualche secondo appena.

Vous m’aviez dit dans la chambre obscure
ou quand je vous croisé ce matin en Rue Cacalovo
 avec ma jupe grise sous laquelle mon con suintait:
cette ville engloutie, c’est notre terre obscure.

Il n’en reste rien, numerosissimi erano qui un tempo
gli stambecchi, sopra i crepacci volavano in cerchio
aquile e avvoltoi; fringuelli e lucherini saltellavano
a centinaia in mezzo alle fronde, quaglie e pernici
facevano il nido sotto i cespugli più bassi, e ovunque
le farfalle ti svolazzavano attorno, così scrive W.G.Sebald
e aggiunge: “Pare inoltre che gli animali in Corsica fossero di
taglia alquanto piccola, come spesso accade sulle isole”[iv].

Avez-vous oublié?
Vous avez tout oublié?

Si fraîche, Ajaccio, cette deuxième ville, vous disiez.
Dicevate : delle storie arrivano fin qui dalla Bavella
dalle colline sopra Sartène dove l’aria è così fresca,
così calma e dinamica come il mare che attornia l’isola,
e la Corsica è tenuta dentro questo rombo, questa losanga
in cui sopra Sartène non è raro incontrare un entomologo
di Dresda, come avvenne a Gregorovius che fece un viaggio
in Corsica nel 1852, in questa inversione del mondo, questa
potenza tenera e sfacciata, come la mia allure, dicevate, da Joubert,
la Barthélemy, aggiungevate, è così che avete detto, che l’isola
nei boschi di Bavella avevate visto di frequente il Cervus elaphus
Corsicanus, e io ero la stambecca corsicana, ovvero la Stambecca
Rossa del Tirreno tanto che avrei voluto farvi una branlette, rapida
e calma, una battaglia corsicana nell’aria così fresca,
intanto che il cervo rosso si era ormai estinto, un animale
dall’eleganza per così dire orientale, con una grossa testa
rispetto al resto del corpo e ci veniva di pensare
alla custode del Museo Fesch quando,lei sotto il bancone
e giù e io di qua vi dicevo che ero la stambecca corsicana,
e sopra i crepacci nella Bavella volavano in cerchio
aquile e avvoltoi; fringuelli e lucherini saltellavano
a centinaia in mezzo alle fronde, e come spesso accade
sulle isole, tenendomi bassa vi feci un blow job rapido e calmo
mentre voi dall’alto del bancone guardavate esterrefatto
la custode del Museo così napoleonica che come aveva
osservato l’entemologo di Dresda era di piccola taglia
come accade nelle isole.
Ajaccio, avevate detto uscendo dal Musée Fesch:
L’aria del mare mi tira su, vedo sopra i crepacci alla Bavella
in cerchio aquile e avvoltoi, fringuelli e lucherini saltellano
a centinaia in mezzo alle fronde, quaglie e pernici fanno i nidi
sotto i cespugli più bassi, e ovunque le farfalle mi svolazzano
attorno.

Oui. Vous avez tout oublié.
Je ne vous sépare de votre corps.

Je ne vous sépare pas de moi.

Je ne vous sépare de notr’amour.


Comment faire pour que nous ayons vécu cet amour?
Comment?

Comment faire pour que cet amour ait été vécu?

Dovremo ritornare al Museo e mentre voi guardate giù
dal bancone verso lei, la cassiera di Casa Bonaparte,
che forse si sta solo riposando dopo essere  rimasta a lungo
in piedi e anche così non è possibile accorgersi della sua presenza
se non parla, e di qua dal bancone, accovacciata
faccio la stambecca corsicana, la Stambecca Rossa del Tirreno
anche se qui non fanno la Bataille de Saint-Joseph come a Péronne
en Picardie[v], né li vedi saltellare in piazza Foch o, meglio, Letizia
a inneggiare alla branlette tipica d’Ajaccio, la branlette corsée
che per farla devi avere attorno la foresta della Bavella e
quest’aria del mare che passa nel suo stretto canale, e sono
al contempo seno di mare e culo di mare, e voi il navigatore,
il marinaio dai lunghi capelli neri, il poeta saraceno
che in questa losanga del desiderio
viene a bagnare il suo oggetto a
la capra ibex corsicana, Aurélia Steiner d’Ajacciu,
il promontorio sacro, il capo corso, il culo.

Il fallait descendre la falaise
vaincre la peur
la peur bleue du méridien
le vent souffle sur Ajaccio
les vagues luttent contre le vent
elles avancent
ralenties par sa force
et patiemment parviennent
à la paroi


Je vous aime plus loin que vous
J’aimerai quiconque entendra que je crie que je vous aime

J’appelle celui qui me répondra

Je veux vous aimer je vous aime

Io mi chiamo Aurélia, Barthélemye, Steiner Corsicano.

Io vivo ad Ajaccio[vi].

Non ho più diciotto anni.


Mi ha scritto:

Qui, ad Ajaccio si trova Aurélia Steiner Stambecco[vii]. Aurélia Barthélemye.Si trova qui Aurélia Capra Ibex Corsicana e da nessuna parte nelle terre protette dal mare puoi trovarla.
Ciò che pulsa qui si spande sul mondo.
Da qui, dal Capo Corso, il Sacro Promontorio,
l’acqua pulsante tiene il mondo
deliziosamente sulla soglia dell’orgasmo.
Spalanchi le finestre e guardi fuori,
oltre i tetti della città.
Si sente ancora il rumore del traffico per le strade,
ma poi all’improvviso c’è un silenzio assoluto,
per qualche secondo appena,
finché, evidentemente solo a poche strade di distanza,
una di quelle bombe che non di rado scoppiano in Corsica
deflagra con un colpo breve e secco.
Mi corico e sto allerta col mio Barthélemy,
nell’orecchio il suono delle sirene
e lo zufolo del poeta che sta facendo
deflagrare il mio Joubert.
Quando l’oggetto a sarà al Sacro Promontorio[viii]
della Capra Ibex Corsicana
di sicuro mi addormenterò.



[i] Cfr. W.G. Sebald, Breve escursione ad Ajaccio, in: Idem, Le Alpi nel mare, trad.it, Adelphi Milano 2011.
[ii] Barthélémy Catherine Joubert est né à Pont de Vaux(Ain) le 14 avril 1769, la même année que Bonaparte. Joubert a vingt ans lorsqu’éclate la révolution. S’enthousiasmant pour les idées nouvelles, il s’enrôle avec ardeur dans la garde nationale à Dijon, puis à Pont de Vaux. Sa carrière militaire connaît une ascension rapide et brillante. Elle dure de 1791 à 1799 et se déroule presque entièrement en Italie. Général de brigade à 26 ans, à 27 ans il devient le plus jeune général de division en activité dans l’armée. Joubert joue un rôle primordial dans la célèbre victoire de Rivoli  au côté de Bonaparte et se distingue dans le passage du Tyrol à la tête d’un corps d’armée de trois divisions. Il est l’un des généraux les plus marquants du Directoire ; sa mort prématurée à la bataille de Novi, à 30 ans le 15 août 1799, l’empêche de participer au coup d’état préparé par Siéyès et oblige ce dernier à lui chercher un successeur : c’est finalement Bonaparte qui accomplit le coup d’état du 18 brumaire à sa place.
[iii] Frappé d’une balle en plein cœur, le jour de l’anniversaire de Bonaparte.
[iv] Ibidem, Le Alpi nel mare, trad.cit.:pag.59.
[v] Vedi V.S.Gaudio, La Bataille de Saint-Joseph, in “piṅgapā”:Fla-bataille-de-saint-joseph.
[vi]Aghju vistu tante loche 
Belli, ùn si ne po discrede 
Ma cumè a mo Cursichella 
Nisun’parte ùn si ne vede. Scritto in dialetto in calce al foglio.
[vii]Guarda à mè, cume sò grande,
È po cume sò prufondu,
Aghju acqua ancu à rivende,
È copru u mezu mondu,
Quandu in un scornu hè notte,
In l'altru u sole sorte.
Aggiunse in calce al foglio Aurélia Stambecco: “ Guarda me, come sono grande,/E poi come sono profonda,/Ho acqua anche da rivendere,/E copro mezzo mondo,/Quando in un angolo è notte,/ 
In un altro il sole sorge”: un po’ ricorda una poesia dialettale di G.P. Ristori. Tanto che il poeta saraceno avrebbe potuto risponderle:
Ti portu disse fiume
U cantu di u russignolu,
Poi dinò u prufume
Di u fiore campagnolu,
Lampu ind'a to sciuma bianca,
A dulcezza chì ti manca(
F“Ti porto disse fiume/Il canto del Rosignolo,/Poi anche il profumo/Del fiore campagnolo,/lancio nella tua schiuma bianca,/la dolcezza che ti manca”).
[viii]Sempre in calce al foglio, Aurélia ha appuntato in dialetto:
Da nantu à la mio tirazza 
Quandu l’alba s’avvicina
Vecu risplende Ii monti 
E richjarà la cullina.
Quando l’oggetto a del poeta sarà al Sacro Promontorio  d’Ajacciu non potrà non pensare alla Corsicana sussurrandole:
Si un ghjuvellu nantu à l'onda
Una perla à mezu mare 
U to splendore o Cursichella 
Ad'alcunu ùn si cumpare. Cosicché Aurélia possa farsi mousser le créateur senza immobilizzare il fotogramma della sua allure joubertienne…









V.S.Gaudio ● Diamond-Demon 2

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Rihanna, il diamante che taglia il vetro lungo il meridiano del mio oggetto a

 

C’è qualcosa in Rihanna che è come l’amore
e c’è qualcosa che è come quando le ragazze
e i ragazzi vanno a bere la spuma da Sciankèt
dopo la scuola, alla fine di ottobre
o nel boschetto a raccogliere nocciole
più che funghi quante volte ho giocato
per strada e nei sentieri tra gli aranceti
con le ragazze e i ragazzi che ridevano
quando il sole era basso e l’aria frizzante,
e mi fermavo a mangiar diospiri
dentro l’odore dell’autunno
e l’ardore dell’amor giovane
e l’eco nella valle che si libra sopra di me
niente comincia a gelare anche se mi chiedono:
dove sono i compagni che ridevano?
Quanti sono qui con me, e quanti
negli antichi frutteti lungo il sentiero che porta a Marzùca
e nel boschetto che sovrasta la ferrovia?
Quando canta Rihanna e c’è la luna
e la terra scintilla per la brina appena caduta
ed è mezzanotte e non c’è un’anima in giro
è come se balzasse un levriero di fumo
che prende a rincorrere il vento di sud-ovest
che scivola veloce lungo la statale
e agita l’erba e il mio aquilone il mattino dopo
è sopravento benché a tratti sussulti
e la coda ondeggia per un attimo
poi sprofonda nella quiete
e le cornacchie ruotano e ruotano
e sfiorano le colline lontane che dormono
c’è il bosco oltre la ferrovia che è immobile
nell’immobilità dell’autunno di mezzo
non c’è che la polvere del tempo sollevata
dalle auto e dal vento e la ferrovia che lentamente
va scomparendo una volta che sono entrato
nella bottega del mio falegname e ho tremato
quando ho visto il diamante con cui tagliava
il vetro e mia zia che aveva messo una calamita
sotto il barile del vino nella cantina di Sciankèt
eppure ognuno di noi, di noi ragazzi bianchi
che aveva fatto lo scemo con il pesce e anche
con l’uccello e la tigre, pure noi non sappiamo
niente di più di quello che sapeva il diamante
che tagliava il vetro lungo il meridiano
del  mio oggetto a Rihanna è così che è come il treno
di mezzanotte che entra in stazione e adesso è solo
un bicchiere su un tavolo o un campo di grano,
una città, una giovane donna con angeli che si chinano su di lei
ditemi che è come un orologio che ho sentito
andare più adagio ditemi che c’è intorno a lei
un’aria di eternità come la fredda, chiara luce
che all’alba c’era nel solleone della mia nascita
ditemi che quel sole e le silenziose stelle sono gli stessi
che nulla è dimenticato, eccetto che il mio tempo
e la memoria del mio esserci, che tutto è cambiato
e tu cammini pensierosa lungo la riva
in mezzo allo sciabordio del vento  tra gli alberi
d’arancio finché ti sei fermata sotto il cielo blu
ed è allora che eri dentro l’autunno
che fa di qualsiasi cosa sotto di sé
il nostro luogo d’incontri nel bosco
dove non c’è nessun ruscello che curvi da se stesso
[da: Se fosse l’Antologia di Diamond Demon? ]
 
© v.s.gaudio
 

Miele è il post più visto dell'anno, Isabelle Huppert è sedicesima...

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 è al sedicesimo posto nella Hit
dei post di gaudia 2.0 più visionati


Il post più visionato in modo diretto, durante il primo anno di gaudia 2.0, è stato quello relativo a Miele, con quasi il 3.5% del totale visionatori.
Al secondo posto, con una percentuale  di 1.5, c’è IlMarcuzzi.
Al terzo posto , e questa è una sorpresa, il testo inedito di Nadia Campana;
al quarto “L’aoristo dello Shummulo di Cat Power”, sempre con una percentuale attorno all’1.4;
e poi “Deux tragedies, pipes, pop, inflation etfellation”.



Al sesto, “La scala del diavolo” e  l’intersvista a Cybersix, con l’1.2 %;
all’ottavo c’è Mara Cini;
al nono posto, “Anna Maria Ortese e l’eufemismo dell’Iguanadi Alessandro Gaudio.


Al decimo, con una differenza di pochi  visionatori, “IlBuon Natale di Druuna”,
Le Vent-Hardy”,
Modesty Blaise”,
La divagazioneziffiana sulla poesia di Tonino Guerra”.





Seguono, poi, con percentuali di visioni dirette nell'ordine dello 0.8% Ettore Bonessio di Terzet con "Il mistero del freddo e la ballerina di Genova", "Il punctum doppio di Sandrine Gluck" e, appunto, Isabelle Huppert.

• LA SOLDADERA

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di v.s.gaudio


La Soldadera
Martina Velazquez
La Soldadera que no solda
hace esperar el poeta al portál de tránsito

Più di 5’6” non è alta, è una normolinea paralongilinea, con l’indice costituzionale(IC) più da 53(normolinea mesomorfa) che da 50(longilinea mesomorfa), Martina Velazquez, figlia dell’uomo più potente e ricco del Messico, che inseguì Manuel Montillo, l’uomo che l’ha abbandonata sull’altare e che, quando lo raggiunse, invece di punirlo,finì per amarlo. In mezzo alla rivoluzione visse nella miseria e nel pericolo, causando, perciò, la scomparsa totale del potere e della ricchezza del padre Robustiano, ritenuto, erroneamente, dal governo, complice dei rivoluzionari di Pancho Villa.
Conosce finalmente  Villa, ma, mentre il generale l’abbraccia estasiato dicendole: “Finalmente ti conosco, Martina…”, lei lo mette in stand by rispondendogli: “Ci tenevo anch’io generale Villa…Ma, se mi scusa, devo vedere mio padre, che…”Palomo sta sopprimendo a coltellate per lei.
Altro non si sa dell’importante rivoluzionaria, nemmeno una foto di Slinger, solo disegni di Enrique Breccia.
Slavich, interpellato, non dice più di quanto ha scritto sulla Soldadera.
V.S.Gaudio l’ha testata con due test de “La Stampa”, uno sulla castità e l’altro su che tipo di figlio sei. Le ha dedicato un paio di poesie.
In più sente che, per qualche verso, assomiglia alla torera Aurélia Piedronte, messicana anche lei. Ma, nell’intervistarla, ha evitato qualsiasi accenno anche perché sembra che questa fosse imparentata con El Curro, il torero che tagliò l’orecchio al proprio genitore governatore e si unì, così, alla banda di Montillo e di Martina Velazquez.







VS Martina, ah, ti sei fatto lo shampoo?
MV [Mi guarda così, con le labbra serrate, senza dir niente]
VS Che shampoo usi?
MV …[Mi guarda ancora così, con le labbra serrate, senza dir nulla]
VS Gli stivali…hai quelli da “Soldadera”?...Belli…
MV … [Mi guarda così, con le labbra serrate, e non dice un cazzo]
VS Ascolta, Martina. Poi, com’è finita? A Pancho Villa gliel’hai dato un assaggino?
MV Lo vorresti pure tu un assaggino?
VS Mi fai impazzire col cappello…e gli stivali
MV Tu es un puerco.
VS Insomma, Martina, la rivoluzione…è finita da un pezzo. Qui, poi, sai…non c’è mai stata una rivoluzione come si deve. Allora, adesso che fai? Cinema, ti metti a cantare, scrivi un libro per Mondadori, ti fai un giro col Circo Orfei?
MV [Mi guarda così e tace]
VS Quando giravi per il Mexico, con il fotografo Slinger, che voleva diventare famoso ritraendo Pancho Villa; Goldman, il bandito ricercato dai Rangers del Texas; Enrique Veles, quel disertore e, poi, con quello che ti doveva sposare, quel Manuel Montillo[ che, proprio per lui stavi a fare la musardine, t’aveva lasciata sull’altare e gli volevi lisciare il pelo], insomma la davi un po’ a questo e a quello, oppure eri per la castità assoluta, sostieni pure tu come Gabriella Brown, l’autrice di The new celibacy, che l’essere umano dopo i 25 anni non ha più alcuna necessità di avere rapporti sessuali?
MV Non la davo a questo e a quello, nemmeno a quell’altro. Sparavo a questo uccello e a quell’altro lo infilzavo col coltello. Poi me li pappavo con uova e peperoni, e guindilla, chile.
VS Ci sono alcuni che scrivono di fumetti che dicono che Enrique Breccia porta evidentemente un cognome impegnativo. E tu che ti chiami Velazquez?
MV Ma vaffanculo, poeta! Ma l’hai letta la storia della Soldadera, quale cognome impegnativo, in culo a te e al nome, va a finire che se fossi stata qua in Italia, nonostante la Costituzione, chissà che titolo mi davate!
VS Beh, serve a fare il vino e ad avere castelli, almeno sulla carta, e l’Imu chi s’è visto s’è visto, col catasto che non è probatorio, regola scolastica in topografia sia al geometra che in ingegneria!
MV ¿Qué es el Imu?
VS El Imu es un impuesto que está sobre la casa urbana.
MV ¿Y quien está, quien vive en el campo ?
VS Se paga el Imu hasta, incluso, en el campo.
MV E allora perché se è urbano si paga anche in campagna?
VS El Imu en ésta nación se paga por la casa urbana y por la casa extraurbana.
MV Yo soy soldadera. Y no comprendo éstas cosas de los impuestos.
VS  También yo soy un poeta. Y no comprendo éstas y otras cosas de la materia bruta de ésta nación.
MV No decir tonterías, poeta, dime una poesía.
VS La Soldadera.










La Soldadera ha i capelli neri e non si fa lo shampoo
e ha gli stivali impolverati e scalcagnati come quelli
che aveva Sandra Alexis del Circo Orfei che stava
a Torino nel secolo scorso.
La Soldadera pure sta nel secolo scorso
però non ha l’andatura che aveva Sandra Alexis
in via Pietro Micca a Torino nel secolo scorso
la Soldadera è fallica, e spara e ammazza
però quando mi guarda ha la hechura de la torera Aurélia Piedronte
se mi guarda la soldadera e lecca il gelato al cioccolato e poi
la marmellata di Diospiro la soldadera è meno cruda
e dico com’è che è uscita da Enrique Breccia questa pupa
con questi jeans Guess aquí mi sembra una Druuna più secca
e più vogliosa la soldadera beve Barbera col “Baccalà alla Sibarita”
la chiamerò Martina, la Puta Frita o la Caña Bonita.
MV Solo “Bonita”?
VS C’è il doppio senso tra la canna della pistola e il bere a canna, el beber a gollete.
MV Yo pensaba a la manga de riego…
VS ¿Que es la manga de riego?
MV La manga de riego es…la canna per innaffiare ! ¿Y la mermelada de Diospiro que es?
VS La mermelada de caqui.
MV ¿Por qué no fai una poesia en español?...Hazme una poesia en español, poetiño…

 L'attrice mexicana Maria Felix(1914-2002)
che fu la Soldadera







































VS La Soldadera hizo una tarta
No hizo la revolución
La Soldadera hizo gimnasia
No hizo la revolución
La Soldadera hizo el camino de carrera
No hizo la revolución
La Soldadera hizo los sapatos
No hizo la revolución
La Soldadera no hizo el mundo
Dios hizo el mundo
La Soldadera no hizo muuu
La vaca hizo muuu
La Soldadera hizo a todo
La Soldadera no hizo la revolución
La Soldarera se hizo muy guapa
La Soldadera hizo el cuerpo a la fatiga
La Soldadera no hizo al cuerpo al amor
La Soldadera se hizo hombre
y hizo muy calor en ésta nación
Dios hizo el mundo
La Soldadera hizo el calor
La vaca hizo muuu
La Soldadera hizo la saldadura
MV Bonita.
VS Solo bonita…La soldadera no hizo el esfuerzo, no se dignó…la tiradera
E per il test, di quale parliamo? Quello della castità o quello per capire che tipo di figlio sei?
MV Yo era hijo único, hija única e ho saldato il conto con la legittima del hijo de puta que es mio padre.
VS …De tal palo tal astilla…
MV Padrenuestro.
Il test è stato pubblicato da "La Stampa", Torino 18 giugno 1991: puoi consultarlo on line, 
e ricavarne una copia in formato pdf, effettuando la ricerca nell'archivio storico del quotidiano[Ühttp://www3.lastampa.it/archivio-storico/], specificando il titolo 
o parte del titolo, l'autore, la data di pubblicazione

VS [Nel test de « La Stampa » c’erano personaggi tutti italiani. Nel farlo fare a Martinane  ho commutato alcuni in personaggi mondiali o storici che potevano essere più consoni o addentro la mappa cognitiva ella testata] Insomma, hai fatto 12 punti e sei un figlio di tipo A:
“Solenne, un po’ represso ma non insensibile. E’ che da piccolo sei sempre stato un “bambino adulto”, triste e pensieroso. E nulla o poco è stato fatto dai tuoi genitori per far luce sul pessimismo del tuo carattere. Lento nelle risposte, ma diligente e perseverante, uno che ha avuto successo a scuola(dove, si sa, anche i più brillanti non sempre riescono). Sei cresciuto cullato dalla tua grande ambizione. Oggi, anche se sei un trentenne o un quarantenne “emergente” o “affluente”, vengono fuori le tue tendenze all’inganno, al rancore e agli imbrogli. Con i genitori tendevi a giocare a “Sto solo cercando di aiutarvi”. La tesi era “Nessuno fa quello che dico” e i vantaggi erano riassunti da “Sono tutti(=i genitori) degli ingrati”(col tuo linguaggio: dei figli di puta!).

MV E tu che tipo di figlio sei uscito dal test?
VS Lo stesso come te.
MV Sei un Soldador?
VS Non ho saldato ancora un cazzo.
MV Anche tuo padre era padrone come il mio di mezzo Mexico?
VS Non proprio.Ma la mandiera è la stessa.
MV Eppure pensavo che il tuo gioco preferito fosse “Sarete contenti di avermi come figlio”. Oppure:”Il poeta, il genio, di casa”.

Ancora Maria Felix , che sarebbe stata una iconica
e pregnante Martina Velazquez
VS Nel test sulla castità (vedi qui in  Modesty Blaise ) hai fatto meno di 19 punti [ “A un certo punto venne un allarme dalla California: “il sesso senza sesso”, uno slogan della sessuologa Stella Resnik che conquistò una vastissima popolarità. Praticamente(come direbbe Pozzetto), la “nuova sessualità” recuperava una vecchia consuetudine, il petting, frettolosamente messo da parte dalla velocità dovuta alla rivoluzione sessuale degli anni Sessanta”]: sei una che fa petting? Una nubile ascetica, una nubile sensuale, un’astensionista del dopo?
MV Il petting, Ve Ese, è stato frettolosamente messo da parte dalla “velocità” dovuta alla rivoluzione sessuale. Quando facevo la Revolución, la soluzione doveva essere immediata, se vuoi saperlo ho fatto molto hand-job.
VS La mano de la justicia…
Silvia Pinal(12 septiembre 1931) 
che fu La Soldadera nel 1966
(nella immagine sotto)


MV Si trattava di fare la soldadera.
VS Tu éras a la pata llana…
MV No a manos vacías.
VS ¿A mano alzada o a mano armada?
MV Yo teneba a la mano.
VS Davi l’ultima mano. O facevi man bassa?
MV Yo soy una soldadera.Yo no me quedo mano sobre mano.
VS Sei una astensionista del dopo. Tocchi con mano e poi …vieni alle mani. Ti ha mai fatto qualcuno un’avance del tipo: “¡Choca la mano!”
MV ¡Qué bobo, bato las palmas!
VS Non ti chiamavano a un certo punto “Martinas”
MV ¿Qué significa?
VS “Martinas” allude a “Manitas”, “mani di fata”, sarebbe “Mani di Martina”…
MV A due mani? ¡Ya ya!El hecho es que yo he hecho siempre con una sola mano: como los Jesuitas cinco contra uno, la Batalla de los Jesuitas era acaso la batalla de Martina…
VS ¿Cinco hombres de un tirón ?
¿O en su momento ?
MV ¡Muy bien hombre ! Vete a tomar por el culo !
VS Che tipo di pistola preferisci o preferivi?
MV Light submachine gun, la mitraglietta che fa fuoco a colpo singolo o a raffica. Ma mi piace perché è per la difesa individuale ravvicinata.
VS Beh, avrei pensato il big gandgun.
MV Cos’è?
VS Il pistolone.
MV Come te, no?
VS E tra i fucili?
MV A caricamento multiplo.
Maria Felix alias Martina Velazquez:
ecco il dagherrotipo che passa
al meridiano del mio oggetto a?
VS Ci avrei scommesso. Esiste un dagherrotipo fattoti da Slinger?
MV No.
VS E come si fa a guardarti ogni tanto per allietare il nostro…oggetto ache passa al meridiano?
MV [Mi guarda esterrefatta, ma è una soldadera; e poi risponde così] Mi guardi nei disegni di Breccia.
VS Non è che ci sia, senza che se ne sappia niente, puro Heimlich, un dagherrotipo di Manuel Alvarez Bravo?
MV Di Tina Modotti anche.
VS E’ per l’attrattore strano di Jean Baudrillard…
MV Che eri strano, poeta, s’era capito.
VS Ma a te piace che uno quando gli passi al meridiano del suo oggetto a ti zufoli nell’orecchio?
MV A te invece se ti penso quando mi passi al meridiano del mio oggetto a sai dove ti zufola?

VS Per ovviare alla mancanza del dagherrotipo, c’è il cinema, dove sei stata interpretata sia da Maria Felix che da Silvia Pinal. Con chi ti riconosci di più?
MV Con la Felix, anche fisicamente. Hai notato, poeta, che tutte e due hanno la luna nella stessa “forchetta”, nello stesso spazio, del segno della Vergine, quello stesso spazio che tu consideri che sia il punctum della posizione della mula…
VS In questo senso, Maria Felix pare che fosse più predisposta naturalmente, come te d’altronde, non so forse per Marte che tiene…carica la posizione della mula con il sestile con la Luna e il trigono con Mercurio che, perciò, è tenuto in opposizione dalla Luna.
MV Yo no tengo la luna in quella forchetta dello spazio celeste e il mio cuadrante lunar è diverso…no?
VS Pensi che il tuo quadrante lunare sia diverso da quello della Felix e da quello della Pinal? Rinunci al patagonismo messicano del cuadrante lunar?
MV …[Mi guarda- tiene los ojos fuera de las órbitas – e sorride beffarda]
VS C’era un’altra attrice messicana col tuo cognome, Velazquez, Lorena, faceva film di fantascienza. In un fotogramma immobilizzato, mi è parso di intravvedere l’orbita del suo cuadrante lunar, ti sarebbe piaciuto farti interpretare da lei?
MV Quadrante per quadrante, le lune passano, la luna menguante, la luna creciente, la luna nueva, tú me haces estar de mala luna, Ve Ese. Ma la Ese da te sta per “Sibarita”?
VS Es posible.
MV Stai sempre a guardare i quadranti lunari, solari e las maestras, esferas, a cola…
VS A cola maschile o a cola femminile?
MV ¡Da lo mismo, Voyeur Sibarita(Ve Ese) o Vulgar Sibarita, se non Vicioso Sibarita!
VS Velazquez, con queste “z” cruciali e soldadera che sei, non ti sei mai sentita un po’ “Zorro” al femminile, una zorra?
MV Tu, invece, a “pillar una zorra”(ubriacarsi, prendersi una sbornia) fai presto, zorro(“volpone”) o zote(“zuccone”)!
VS Ma, Martina, non intendevo la zorra in quanto “zoccola”, ma mi riferivo a Zorro, il personaggio: Zorra, se Zorro è volpone, tu al massimo saresti una volpona…
MV ¡No hable más del asunto!
VS Sai che un linguista italiano, già negli anni Venti del secolo scorso, in un suo libro titolato Dal nome proprio al nome comune faceva partire l’etimologia, per Martino, da “caprone”, “montone” e andava su per il samartìn veneziano, che era il “panforte che si fa per San Martino e rappresenta un uomo a cavallo”. Insomma, fatto sta che “Martino” da nome proprio si fa nome comune per indicare il posteriore, da un lato, e il pene, dall’altro.
Martina, invece, la considera nei divertimenti e nelle canzoni popolari, come la Chanson de la Péronelle in Francia, che è “dire des sottises” e “cantare per letizia”, la “canzone di Martina” era connessa alla frase piemontese “fe’ cantà Martina”: far aspettare alla porta.
MV [Mi guarda sbigottita e sgomenta. Poi…sbotta] Che vuol dire, che Martina ama i preliminari o è una nubile sensuale?
VS Però…Martina, da nome proprio a nome comune per il “sesso senza sesso” della sessuologa Stella Resnik, insomma si fa nome comune, per evocazione, della finta nubile! Certo, Manuel ti ha piantato sull’altare…ma, poi, tu che sei la maestra del “far aspettare alla porta”…Vai a vedere…che Martina, per questo, è …la porta sbagliata!?
MV Sueco…¿Tu es sueco?...Ve Ese, allora, è il nome comune del falso bobo, quello che la porta non la becca nemmeno se è un portone di trapasso!
VS Martina, intanto che mi fai aspettare alla porta, la facciamo un po’ di “gimnasia sueca”?
MV ¿Qué es?
VS Modalidad de gimnasia que se practica sin aparatos y de ejercicios relativamente suaves, dirigidos a mantener un buen estado físico general.
MV ¡Qué gil!
VS Martina ha in sé un po’ di “Marte” e Velazquez“la luz velazqueña”, ma anche l’”asquar”, sentir asco de algo, provar schifo di qualcosa, che è il “vello", il pelo, insomma c’è una contrapposizione tra nome e cognome, per la casata non ti piace il pelo, per nome sei un po’ come Marte, tutta  fallo…ecco che sei la “finta nubile” e fai “aspettare alla porta”…C’è poi velar, che è tra “vegliare” e “occultare”: insomma, ci dài dentro con l’analemma esponenziale del tuo oggetto a, prende luce al meridiano, nascosto e gli fai la veglia, ma la “zufolata” la sente Manuel Montillo(la zufolata di Montillo è la “Montillada”?) o chi e quanti altri?
MV Ma vai a farti…una flautillada! Ve Ese, el veedor flojo, que mira con curiosidad lo que hacen otras personas. ¡Ve ese: vedi questo!
[E si alza, si tira su la veste e mostra al poeta la puerta posterior, el portál de cesión, el portál de tránsito]
VS[=Ve Ese] ¡Gaudio! Esperando a la puerta de tránsito, al portál,  de Martina Velazquez…
  

Unheimlich-Buch ● David Lynch naufraga nelle immagini e J.Martinez galleggia in alto mare

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E’ questo oceano lo stesso in cui Lynch ama perdersi, nonostante la sua paura di sorprendersi. O forse è la sua paura di sorprendersi che lo induce a perdersi, film dopo film. D’altra parte, perdersi è la condizione necessaria per ritrovarsi.
Roberto Escobar, Naufrago tra le immagini, Domenica del Sole 24 Ore, 25 novembre 2012, ultimo capoverso per: David Lynch, Perdersi è meraviglioso. Interviste sul sinema, a cura di Richard A.Barney, minimum fax, Roma 2012

(…)
I sogni premonitori sono troppo frequenti per essere sottovalutati come pure coicindenze. Un uomo ha sognato la morte di un parente e quello muore. Non tutti sono così fortunati. J.Martinez, di Kennebunkport, Maine, sognò di vincere la lotteria nazionale. Quando si svegliò, il suo letto galleggiava in alto mare.

Woody Allen, Precognizione, da: Idem, Citarsi addosso, trad.it. Bompiani 1976
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