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Silvia Comoglio ― Le terre d'eufonia

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da IL VOGATORE 
*
La terra, sognava, tutta sotto bacio, come
fosse questo affetto di limpida follia, luce,
a contrappunto, di strano nuovo incanto,
a ordine cresciuto dentro questo ramo : bacche
d’improvviso dette in terre stranissime di guglia
da dove, ecco, qui si approda, da dentro
tutta un’ombra mirabile a nitore appiccato nudo
*
*
E fu alta terra immaginaria il bosco,
dall’occhio, appena tracimato, giunco,
di scoscese, terre a ballerina piegate
a primo passo, a bocca a stento decifrata
dove è ebbrezza a fibula scavata il flusso
che già passa, puro, in termini di appoggio,
dentro all’orizzonte dell’anima rimasta
seconda all’incontro con la montagna
*
*
Bella terra, specchiata esatta!, il perno,
stillato di bisogno, in puro atto di coscienza
stranissima di guglia : getto a spinta di perfetto
sogno senza incontro che in ombra del tuo corpo
è questo solo incanto di boccio vuoto a mondo,
il soffio, scoperto a solco, dove, è di ronda,
l’istante straniato muto, il raro solo corso
a silloge di ascolto, a tre-mito che muore,
in estremo, calco, di stupore, come se Tempo
solo scisso a peso di strabismo
*
*
Piantate sono le terre d’eufonia,
a precisa febbre di sembianza, dove,
crebbe, stranissima di guglia, l’isola scavata
oltre il vogatore, rompendo, di contrario,
cosa è dato del tempo a differenza,
l’ebbra estrema forma, fissata a luce chiusa,
nel raro solo corso a silloge di ascolto
*
Silvia Comoglio
Il vogatore
Anterem Edizioni, 2015
– Premio Lorenzo Montano – XXIX Edizione - Sezione raccolta inedita


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